XXXIII

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"Milo, io non voglio più stare con lui"

Mi sentii una pessima persona a godere di quell'informazione, ma i motivi che la spinsero a dire ciò mi fecero accapponare la pelle.

Malika iniziò a vomitare fuori il suo racconto come un fiume in piena.

"Mi vieta di frequentare chiunque! Mi vieta di stare con Clare, mi vieta di stare con Cam... mi vieta di stare con te! Mi ha obbligato persino a bloccarti perché pensava che in gita fosse successo qualcosa tra di noi"

"Ecco perché non ti arrivavano i messaggi... quel fottuto paranoico di m-"

"Ho capito che era sbagliato quando mi aveva urlato contro che ero sua e che per questo dovevo ascoltarlo. Se mi vesto in un certo modo sono una puttana, se parlo con dei ragazzi sono una puttana, se esco di casa con le mie amiche sono una puttana"

"Malika tutto questo è... è malato"

Pensavo che fosse uno scimmione, ma mai avrei immaginato che arrivasse a tanto, anche se me lo sarei potuto aspettare a giudicare dai suoi discorsi al club.

"È ossessivo Milo, mi manca il respiro, quando non è con me mi riempie di telefonate e se non rispondo diventa aggressivo... mi fa paura" mi confessò.

Era una frase che difficilmente sarebbe potuta uscire dalla bocca di Malika Shanti, ma quel mostro la portò all'isteria.

"Stavamo litigando perché stamattina ti sei avvicinato a me ed è andato avanti con le sue fantasie... ha pensato che le sue teorie fossero vere e che io gli stessi mentendo"

"Io non immaginavo una reazione del genere, non avrei mai-" mi interruppe. Probabilmente non mi stava neanche ascoltando, era troppo presa dallo sfogo.

"Ha iniziato ad alzare la voce, poi a sovrastarmi, a chiamarmi nei modi peggiori, a farmi piangere, a spintonarmi... ho dovuto implorare di perdonarmi per qualcosa che neanche ho mai fatto..."

Provai ad immaginare l'inferno che aveva potuto vivere in quelle settimane, poi mi dissi che no, non avrei potuto immaginare un bel niente.

"Ora gli ho detto che dovevo comprare degli assorbenti. Lui non mi accompagna per queste cose, trova che siano disgustose. Ma mi rimane poco tempo prima che-"

Le squilló il telefono.

Guardò il display, poi mi sussurrò spaventata: "È Brent"

Non sapevo cosa fare. Se avessi risposto io sarebbe stato peggio, l'avrei messa in pericolo, eppure lei non sembrava in condizione di rispondere.

"Mal, non farti sentire così da lui. Digli che c'è fila in farmacia" fu la prima cosa che mi venne in mente di dire.

Lei provò a placare i singhiozzi e ad asciugarsi le lacrime, ma con scarsi risultati.

Il telefono smise di suonare e lei sembrò ad andare in panico.

"No no no no no" disse impaurita.

L'abbracciai di scatto. La tirai a me e la strinsi tra le mie braccia per darle tutto il sostegno che potevo offrirle.

Quando sembrò essersi calmata almeno un po', si staccò e si sedette di nuovo.

"Volevo venire da te molto prima, ma non ne avevo il coraggio..." mi rivelò.

"Anzi, forse non ce l'ho neanche adesso. Quella che mi ha spinto da te è stata la paura che le cose potessero peggiorare..." continuó.

Io le accarezzai la guancia. "Ci vuole comunque coraggio" le dissi.

"Sai, leggendo tutte le storie di abusi pensavo che non mi sarebbe mai successa una cosa del genere, o che al primo segnale mi sarei subito allontanata... ma le cose sembrano sempre facili quando non capitano a te"

"Io vorrei aiutarti, ma onestamente non saprei cosa fare" le dissi.

Avrei voluto salvarla da quel porco, ma l'unica persona che poteva salvarla da quella situazione era lei stessa.

"Devi lasciarlo, se vuoi qualcuno che ti dia forza vengo con te"

"Tu sei pazzo" mi disse. "Ti ammazzerà di botte. Poi sa dove abito. Ho paura che possa diventare... ossessivo. Dio, mi sento come se fossi in un tunnel buio e non vedessi mai la fine" disse portandosi le mani sulla testa.

Il telefono squilló di nuovo, poi di nuovo ancora.

Stavolta non rispose di proposito.

A che pro? Soltanto per sentire le sue urla?

"Malika ascolta, devi fare un tentativo, devi dirgli basta. Poi vedremo come reagirà"

Lei scosse forte il capo. "Tu non stai bene con la testa"

"Gliela spacco io la testa se prova a fare qualcosa"

"Smettila"

"Secondo me un tipo del genere è una pecora se vede che dall'altro lato c'è qualcuno pronto a picchiarlo"

"La violenza non è mai una soluzione, è tu lo sai"

"Lo farei solo per difesa"

Lei sembrò riluttante.

"Dobbiamo dirlo a qualcun'altro, qualcuno che sappia come difendersi"

"Dovrei raccontare la tua storia, ti sta bene?"

"Sì, ma fa' in fretta perfavore"

Non ebbi bisogno neanche un attimo di pensare a chi chiedere. Conoscevo già la persona adatta.

Feci il numero di Cole e aspettai che rispondesse.

La prima volta suonò la segreteria, e Malika mi guardò triste.

La seconda volta rispose.

"Cole, puoi parlare?"

"Ehm... sì, sì, posso parlare" sentivo una voce in sottofondo, evidentemente non era solo.

"Avremmo bisogno di te, ed urgentemente anche" dissi guardando Malika.

Gli spiegammo la situazione e lui accettò subito.

Dopotutto era in debito di un paio di favori con me.

Cole si presentò davanti al negozio con una macchina nera che non conoscevo.

Come pensai, non era solo: dal sedile del conducente sbucó fuori anche Vincent.

I due ci guardarono. "Niente domande" dissero.

Ci preparammo un piano.

Io avrei accompagnato Malika da Brent e le sarei stato vicino tutto il tempo, mentre Cole e Vincent avrebbero osservato la scena da lontano e sarebbero intervenuti in caso di necessità.

Se avessimo potuto evitare di usare la violenza, l'avremmo fatto.

Io e Malika arrivammo fuori casa sua, dove il farabutto era rimasto.

Lei aprì la porta d'ingresso e lo richiamò fuori. Lì sarebbe avvenuta la discussione.

Il piano aveva inizio.

Broken Hearts ClubDove le storie prendono vita. Scoprilo ora