XXXVII

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"Uno stormo di gabbiani"

"Quanto tempo abbiamo?" mi informai.

Lei guardò l'ora sul cellulare.

"Mi sa che ci conviene tornare a casa" e girò il telefono in modo che potessi vedere anche io.

Convenendo con lei iniziai a guidare verso la mia umile dimora.

Ci facemmo aprire da mia madre e salimmo nuovamente in camera mia.

Malika si buttò a peso morto sul mio letto.

"Non ti va di provare quello che abbiamo comprato?"

Lei si tirò a sedere eccitata, poi rifletté.

"E il francese?"

"Mi sa che ormai è andata, ci vedremo un'altra volta per studiare"

E così mi ero preparato anche un'altra scusa per poterla vedere.

Lei si mise energica all'opera.

Vidi che intendeva fare sul serio quando si tiró indietro i capelli con una matita.

Matita che mezzo minuto dopo cadde rovinosamente per terra lasciando indomata la sua chioma.

Io risi.

"Argh, non capisco come facciano le altre ragazze"

Usò quindi il suo codino in velluto per legare quei boccoli che mi stavano facendo impazzire.

"Puoi darmi qualcosa dove posso disegnare?"

Mi guardai intorno.

"Sì, certo, ho..." mi allungai a prendere un foglio bianco da stampante, "...questo"

Non era affatto una tela, ma non avevo altro.

"Andrà bene" disse facendo spallucce.

"Che dipingo?" mi chiese poi.

"Mh... me"

"Te?" disse ridacchiando.

"Sì, me" risposi impertinente. "Dipingimi come una delle tue modelle francesi, Jack" dissi mettendomi in posa.

"Scemo" scoppió a ridere.

Iniziò a fare una bozza, ma vedendomi immobile parlò: "Guarda che puoi muoverti" prese in giro il mio atteggiamento impacciato.

"Non copio dalla realtà" mi spiegò, "è tutto qui" disse portandosi un dito alla tempia.

"Uhm okay" mi alzai e mi misi per terra accanto a lei.

"No!" urlò lei facendomi saltare, "non puoi guardare finché non ho finito!"

"E intanto io che faccio?" dissi incredulo aprendo le braccia.

"Non lo so, trovati qualcosa da fare!"

Alzai gli occhi al cielo.

Sembrava un supplizio.

Stare nella sua stessa stanza e non poterle neanche parlare.

"Un artista non dev'essere disturbato" mi ricordó lei.

Mi sedetti sulla poltrona dall'altro lato della camera ed iniziai a strimpellare un po' la chitarra.

Dopo averla accordata a dovere mi allungai a prendere un libro.

Ne lessi qualche capitolo, poi lo riposi.

Lei mi metteva in soggezione, non riuscivo a starmene per conto mio avendola accanto.

Broken Hearts ClubDove le storie prendono vita. Scoprilo ora