XXXIV

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"Piccola guerriera"

Brent uscì dalla porta d'ingresso.

Il suo sguardo già abbondantemente infastidito si fece ancora più incazzato quando mi vide.

"Che cazzo ci fa lui qui?" disse.

"Brent sono venuta per-" Malika venne interrotta.

"CHE. CAZZO. CI FA. LUI. QUI." scandí sovrastandola sia con la voce sia con il corpo.

Malika mi guardò con le lacrime agli occhi.

"Ecco, vedi come fa?" sembrava volermi dire.

Fece un gran respiro e prese coraggio per parlare.

"Brent io e te dobbiamo lasciarci"

"Non dire cazzate" minimizzó lui.

"Non sono cazzate, sono seria. Io e te non stiamo bene insieme, quindi perfavore, prendi le tue cose, esci da casa mia e non rivolgermi più la parola"

"C'entra quello, vero?" disse il cavernicolo facendo cenno verso di me.

"Milo non c'entra nulla, è una mia decisione" disse indicandosi il petto.

Brent si inumidí le labbra, annuì più volte tra sé e sé e fece dietrofront verso l'interno della casa di Malika.

Tutti pensavamo stesse andando davvero a racimolare i suoi effetti personali per andarsene, ma nel mezzo dell'azione si voltò, e investito da uno scatto d'ira mi prese per il bavero della giacca e mi ringhió contro.

"IO TI AMMAZZO DI BOTTE"

Prontamente, sia Vincent che Cole corsero verso di noi. Uno lo allontanó da me tirandolo dalla schiena, mentre l'altro gli tirò un pugno nello stomaco che lo fece piegare in due.

Non contento, Brent si rialzó e mi colpí in pieno volto, per venir a sua volta nuovamente colpito dalla coppia venuta in nostro soccorso.

"SEI SOLO UNA PUTTANA" inveí contro Malika.

Provò a tirarle un calcio, ma grazie al cielo la mancò.

Questo non doveva farlo.

Mi unii a Cole e Vincent e gli tirai un poderoso gancio destro.

Questo era per gli insulti a Malika.

Gliene diedi un altro.

Questo era per il calcio mancato.

Ne seguì un altro ancora.

Questo era per aver fatto passare un inferno alla ragazza di cui sono innamorato.

"BASTA MILO, BASTA" Malika mi tirava per la manica.

Mi accorsi di aver esagerato. Mi allontanai subito, e così fecero Cole e Vincent.

Lasciammo scappare quel verme che intanto corse a raccattare le sue cose, nella speranza che non osasse mai più avvicinarsi a Malika.

"E SE CI PROVI ANCORA GIURO CHE TI DO IL RESTO" gli urlai contro fuori di me.

Eravamo tutti con il fiato corto, tranne Malika, visibilmente scossa.

"Perdi sangue" disse toccandomi una ferita sulla faccia.

Reagii al bruciore, poi congedai Vincent e Cole.

"Non so come ringraziarvi" dissi loro grato.

"Chiamateci se avete qualche altro problema" ci dissero.

Li vedemmo raggiungere la loro macchina per poi battersi il cinque prima di entrare.

"Entriamo in casa Milo"

"Devo... devo lavorare"

"Stai perdendo sangue, lascia che ti medichi e poi vai"

"Io devo-"

"Ti prego, non lasciarmi sola"

Che stupido. Era ovvio che fosse inquieta al momento. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era la solitudine. E se Brent fosse tornato? Dovevo rimanerle accanto.

Entrai sperando vivamente che il mio capo non notasse la mia assenza e cercai di rassicurare il più possibile Mal.

Mi guidò verso il bagno e mi disinfettó la ferita, che scoprii fosse un taglio sul sopracciglio.

Dopo ci sedemmo entrambi sul divano.

Lei tirò un sospiro di sollievo.

"Finalmente mi sento serena" disse.

"Ne sono felice" le sorrisi.

"Grazie di tutto Milo"

Le misi una mano intorno al collo e avvicinai la sua testa alla mia in una stretta che cercò di essere più amichevole possibile.

"I due ultimi voti che ho avuto in francese sono state delle C-..." disse lei per cambiare argomento.

"Magari ricominciamo con le ripetizioni"

"Magari..." mi rispose.

"Comunque non sapevo che Cole fosse gay... e che stesse con Vincent" continuó.

"Beh, in teoria nessuno doveva saperlo"

"Starò zitta, hanno già fatto tanto per me"

Guardai nuovamente l'orologio. Da sempre avevo avuto un forte senso del dovere e avevo paura che da un momento all'altro mi arrivasse una partaccia dal capo, o peggio, che venissi licenziato, dunque proposi una cosa alla ragazza al mio fianco.

"Vuoi venire a lavoro con me? Stiamo insieme lì"

Lei inizialmente mi guardò in modo strano, poi accettò.

Ci avviammo quindi verso il grocery store e, fortunatamente, non era passato neanche un cliente.

Questo è il bello di vivere in un buco di città con 4 abitanti in croce.

Mi domandai come il proprietario trovasse i soldi per mantenere aperto questo negozio.

Io riuscivo solo a pensare a quanta roba avrei dovuto raccontare per aggiornare Tyler e Zoe, che in quest'ultimo periodo si era tanto interessata alla mia situazione al punto da dispendiare consigli per aiutarmi.

Quante cose potevano accadere in un solo pomeriggio?

Nonostante le avessi ripetuto di rimanere a riposarsi in un angolo vicino alla cassa, Malika si offrì per aiutarmi con le faccende in negozio.

Sapeva rendere tutto piacevole, persino delle ore apparentemente noiose passate a disfare pacchi e posizionare la merce sugli scaffali.

Ero incantato dalla sua magia.

La ammiravo per il coraggio che aveva dimostrato di avere quel giorno.

Era incredibile come riuscisse a regalarmi dei sorrisi dopo lo sconforto provato qualche ora prima.

Malika Shanti era una piccola guerriera.

Broken Hearts ClubDove le storie prendono vita. Scoprilo ora