XXII

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"Quello che fanno i veri amici"

"Che... che vuoi fare Milo? Dai... torna qua"

Neanche le parole del mio migliore amico riuscirono a fermarmi.

Intanto Malika notò la mia presenza, e quando mi avvicinai a lei, alzó lo sguardo nella mia direzione.

Ora che ero più vicino, potetti osservare meglio la faccia del tipo che si stava limonando poco prima.

Perché credevo di averlo già visto?

Tyler intanto non poté far altro che seguirmi, con lo sguardo di chi sa di star andando incontro al proprio destino.

Ero ormai arrivato a meno di un metro di distanza dalla ragazza indiana, che si alzó da terra, si spolveró il sedere e mi sorrise.

"Milo! Che sorpresa!"

"Non immagini quanto sia sorpreso io..."

"Sei guarito vedo" disse lei con tono civettuolo e con atteggiamento sciolto.

"Chi è lui?" chiesi.

Il ragazzo si alzó in piedi e mise un braccio intorno al collo di Malika, come a voler marcare il territorio.

"Il suo ragazzo"

Sbattei le palpebre ripetutamente, ingoiando saliva che sembrava catrame.

Non avevo dubbi, appena lo sentii parlare capii all'istante chi fosse.

"Io e te ci siamo già visti" dissi.

Ci guardammo negli occhi. Lui sembrava volesse trucidarmi, ma tentai di sostenere lo sguardo.

Ecco chi era, il ragazzo che giorni prima era stato cacciato dal club, il tipo maschilista.

"Non mi risulta" rispose lui. "Sono Brent" continuó porgendomi la mano.

"Milo" mi presentai.

"Chi è?" chiese alla sua ragazza.

Sai, solo uno dei suoi amici più stretti, quello che le dà ripetizioni di francese, che la fa ridere, che la fa sfogare, che condivide i suoi gusti... solo quello che qualche giorno prima stava per baciare.

"Solo un compagno di classe. Abbiamo lezione di francese in comune"

E questa, signore e signori, fu la risposta di Malika.

Solo compagni di classe...

Cercai di non farmi vedere visibilmente ferito, ma ammetto che fu un duro colpo nel mio orgoglio.

"Come...?" riuscii soltanto a dire, indicando prima l'uno e poi l'altra.

"Ci sentivamo da un po'. Ieri abbiamo deciso di metterci insieme"

"Mh..." annuii.

Ero senza parole, non sapevo assolutamente cosa dire o pensare.

"Perché non me lo avevi detto?" riuscii a chiederle.

Malika continuó a guardarmi, senza proferir parola.

"Ehi, amico, sei solo il suo compagno di classe, non deve mica dirti tutto" rispose lo scimmione accanto a lei, per poi abbandonarsi ad una risata sguaiata.

Non faceva ridere a nessuno, ma Malika decise di unirsi a lui, giusto per renderla meno imbarazzante.

La campanella suonó.

"Sono... sono felice per voi" dissi forzando un sorriso.

"Grazie!" rispose lei raggiante, per poi stringere la mano del suo lui.

"Ora andiamo, ho matematica alla prima ora!" annunció Malika salutandomi.

Poi entrò nell'istituto, mano nella mano con Brent.

Tyler mi risveglió dalla trance in cui ero caduto mettendomi una mano sulla spalla.

"Milo, dovremmo andare anche no-"

Gli scostai insofferente la mano e mi avviai dritto in classe, senza aggiungere altro.

Alla fine dell'ora fui uno degli ultimi ad uscire dall'aula, e mi diressi a passo lento verso il mio armadietto.

"Milo"

Mi voltai.

Tyler era dietro di me, con sguardo timoroso.

"Sei mica arrabbiato con me?"

Mi voltai di nuovo verso il mio armadietto. Inserii velocemente il codice e lo aprii con forza, facendolo sbattere.

"Ti prego, possiamo parlare?" disse lui a denti stretti per non attirare l'attenzione degli altri studenti.

"Dovevi dirmelo Tyler"

"Mi dispiace, davvero, ma credevo che ci saresti stato male"

"Perché avrei dovuto? Sono io che l'ho respinta, e poi lo sai che lei non mi piace" continuai senza voltarmi.

"E allora perché sei così giù da stamattina?"

"Non so di cosa tu stia parlando"

"Ci sei rimasto male, proprio come avevo previsto"

Mi voltai furiosamente.

"Beh, sì, mettiamo che ci sia rimasto male. E allora? Tu dovevi dirmelo, PERCHÉ È QUESTO CHE FANNO I VERI AMICI"

Tyler sobbalzó. Lo vidi notevolmente offeso. Il suo volto diventó paonazzo.

Tutti si voltarono a guardarci, attirati dal mio tono di voce alto. Poi la campanella suonò di nuovo.

Rimanemmo così, a fissarci, mentre la folla si disperdeva ed io riprendevo fiato.

"E quindi io non sarei un vero amico perché ho soltanto cercato di proteggerti, di non farti star male?" disse Tyler in un sussurro, con lo sguardo basso.

Non risposi.

"Bene allora. Se vuoi saperlo li ho visti ieri per la prima volta, e sono stato tutta la giornata a tormentarmi, indeciso se dirtelo o meno. Per tutta la giornata hanno dato spettacolo, a lui non fregava un cazzo di palparle il culo anche nel mezzo del cortile, davanti a tutti. E lei? Lei sembrava stare al gioco, non l'ho mai vista così..."

"Non è la Mal che conosco..." dissi portandomi una mano nei capelli, riflettendo tra me e me.

"Lui è uno stronzo, devono lasciarsi" decisi.

"No Milo, non funziona così. Non puoi comandare la vita delle persone, non sono affari tuoi. Malika è intelligente, lo capirà da sola"

"Che ne sai tu cos'è meglio per lei?"

"Hai ragione. Ma io so cos'è meglio per te!" riprese Ty. "So che saresti letteralmente impazzito se te l'avessi detto ieri e tu non avessi potuto vederla subito, anche se so che non vuoi ammetterlo. E mi dispiace, davvero, la prossima volta farò diversamente se è quello che vuoi, ma non ti permetto di fare lo stronzo con me, perché le mie intenzioni erano buone!" si sfogó il mio migliore amico.

Riflettei sulle parole uscite dalla mia bocca poco tempo prima.

Ero stato davvero uno stronzo, e ultimamente ero sempre con i nervi a fior di pelle.

"Mi dispiace amico..." dissi soltanto, poi mi avvicinai e ci abbracciammo, dandoci qualche pacca sulla schiena.

"Ne parlerai con il club?" mi chiese quando ci staccammo.

"Credi sia il caso di farlo?"

"Sì, credo di sì"

"RAGAZZI! CHE CI FATE QUI, DOVRESTE ESSERE A LEZIONE!"

La voce della nostra bidella ci fece saltare, colti alla sprovvista.

Io ed il mio amico ci guardammo negli occhi, poi scappammo il direzioni diverse, verso la nostra aula.

Broken Hearts ClubDove le storie prendono vita. Scoprilo ora