Guerriero

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-Cri... Cos'è successo? – chiede avvicinandomi a sé e stringendomi in un abbraccio: non riesco più a trattenere le lacrime e scuoto la testa come per scacciare la conversazione telefonica appena avuta.
-M-mi ha telefonato Riccardo, il mio e-ex... - dico singhiozzando, lui mi stringe ancora più forte e appoggia il mento sulla mia testa mentre affondo la mia faccia nel suo petto.
-Adesso vieni dentro, ti tranquillizzi e, se ti va, mi racconti, mh? – propone dolcemente, -N-non ti preoccupare, grazie... - rispondo io forzando un sorriso ma con scarsi risultati, -Non ci provare... Non ti lascio da sola... Gaia è partita? – chiede guardandomi negli occhi, io annuisco e lui mi accompagna in casa sua.

–Siediti, ti va un bicchiere d'acqua? – domanda indicandomi il divano e avviandosi in cucina, -Grazie Marco... - dico sedendomi e chiudendo gli occhi. Presto, torna con un bicchiere d'acqua e dei fazzoletti e si siede accanto a me.
-M-mi dispiace... Stavi uscendo...- riesco a dire dopo aver preso un sorso d'acqua, -Non dovevo fare niente, tranquilla... - mi rassicura, -Scusa un attimo... - aggiunge, alzandosi ed uscendo dalla stanza per rispondere al telefono.

Chiudo gli occhi di nuovo, non so per quanto, ad un certo punto sento le mie mani gelide tremare e subito un paio di mani calde stringere le mie con affetto e dolcezza.
Riapro gli occhi e sorrido leggermente, -Ti va di raccontare? – mi chiede sedendosi accanto a me, io annuisco e prendo un altro sorso d'acqua prima di cominciare: -Io e Riccardo ci siamo conosciuti ad una festa. All'inizio rimasi colpita da lui non perché mi piacesse, ma per com'era fisicamente: era alto e molto muscoloso; e sapevo che non era il mio tipo. Durante la serata, però, ci presentarono l'uno all'altra e da quella festa lui cominciò a scrivermi.
Dopo sei mesi, ci mettemmo insieme, perché io sentivo di amarlo e mi fidavo di quello che mi diceva. Siamo stati insieme due anni, fino all'estate scorsa, quando con Gaia e altre amiche (quelle con cui ero al Laser Game l'altra sera) decidemmo di andare a Rimini. Una volta tornata, lui era cambiato: all'inizio pensavo che fosse solo un po' di gelosia e di dispiacere perché non eravamo andati insieme, ma un giorno venne a casa mia e, privo di emozioni, mi disse che mi lasciava, che era finita e dovevo farmene una ragione: non mi amava più. - racconto, scuotendo la testa di tanto in tanto, -Non hai idea di quanto soffrii... smisi di mangiare, mi chiusi in camera e persi i contatti con il mondo, l'unica persona che vedevo era Gaia, che veniva a casa mia ogni pomeriggio per stare con me. Stavamo in silenzio, sedute vicine, ma in silenzio, eppure lei non si è mai stancata. – continuo, con lo sguardo perso nel vuoto.
-E... Perché ti ha chiamato adesso? – chiede Marco sempre più coinvolto, -Perché dice che si è pentito di avermi lasciato senza spiegazioni. Ha avuto la brillante idea di dirmi tutto ora per telefono: quel bastardo, mentre io ero a Rimini, si vedeva con una ragazza, e dalla loro unione è nato un bambino. – spiego con la voce priva di emozioni.
Marco mi stringe una mano proprio nel momento in cui una lacrima solca il mio viso, -H-ha detto che vuole tornare con me, e fare una famiglia insieme: lui, io e il bambino... Ti rendi conto? Con un bambino che non è mio, è così egoista che non capisce cosa dice... - aggiungo cercando di non piangere di nuovo, -Cosa gli hai detto? – chiede sperando di non infastidirmi con queste domande, -Che è finita, e che non torneremo insieme... Che sono contenta che sia diventato padre... - dico stringendo gli occhi.
–Ma io non piango perché lo amo, no. Io ho smesso di amarlo alla fine dell'estate scorsa, quando Gaia mi ha aiutato a tornare alla vita... Sto così perché non accetto di essere stata così stupida da mettermi con uno del genere... Non sai quanto sono contenta che sia finita e che non lo amo più! – aggiungo.
Marco mi abbraccia ancora una volta: -Vai in bagno, rinfrescati un po', poi usciamo... Andiamo a correre se ancora ti va...- dice sorridendo, sorrido a mia volta: - Sei troppo buono, grazie mille! Non ti merito! – esclamo abbracciandolo.

-Ti va una pausa? – chiede dopo un'oretta di corsa, mi volto verso di lui: è fermo per riprendere fiato con le mani sulle ginocchia.
Torno indietro sorridendo e, camminando, raggiungiamo una panchina sulla quale ci mettiamo a sedere.
-Sei allenata, eh! – esclama con il fiatone, bevendo dalla sua borraccia, io scoppio a ridere: -Mi piace fare sport... - spiego, -Scusa, ti ho fatto penare... - aggiungo, appoggiandogli una mano sul ginocchio, lui sorride scuotendo la testa: -Non dirlo nemmeno, non preoccuparti! Fa bene fare sport! – esclama allegro.

–Grazie Marco, ti sei preoccupato per me e ti sei dedicato ai miei problemi mettendo da parte la tua giornata... - dico grata, guardando le persone passeggiare per il grande parco dove ci troviamo, -Cri, chiedimi scusa un'altra volta, ringraziami ancora e ti lascio da sola! – mi minaccia scherzando per tutta risposta.
-Parliamo di cose serie invece, da quanto fai parte dell'Esercito? – chiede interessato, -Dal 2009... - esclamo orgogliosa, volgendo lo sguardo su di lui, -Ah! Quindi per te sono come un libro aperto...! – esclama ridendo, -Sì, possiamo dire così! Io preferisco dire, però. che sei la colonna sonora della mia vita e che mi aiuti nei momenti difficili sin da allora... - replico sorridendo, poi scoppio a ridere. -Che c'è? – domanda curioso non capendo, io scuoto la testa: -Pensavo all'ultimo firmacopie... Quando è arrivato il mio turno, mi hai autografato il cd e abbiamo scattato la foto insieme, solo che mentre andavo via, mi è cascato tutto quello che avevo in mano da quanto ero contenta, e tu mentre firmavi il cd alla ragazza dopo di me hai esclamato: "E che sei, Manidericotta? " – spiego ridendo al ricordo, Marco scoppia a ridere a sua volta: -Beh, sì... dalle mie parti "manidericotta" lo usiamo molto... - replica annuendo, -Mi piace, adesso ti chiamerò così! – esclama, poi, soddisfatto prendendomi in giro.

–Ma... sta iniziando a piovere! – esclamo alzando lo sguardo verso il cielo, dopo aver sentito delle gocce su una mano, - È meglio correre verso casa allora! – esclama Marco alzandosi.
Così cominciamo a correre verso casa, senza smettere di ridere, mentre la pioggia diventa sempre più forte.

Continuiamo a ridere fino a quando non torniamo a casa; -Mh, siamo asciutti dai! – esclamo guardandoci, una volta entrati nel palazzo, mentre lui si stringe un lembo della maglia creando una pozza d'acqua sul pavimento.

-Tieni! – dice, quando ci fermiamo davanti alla porta di casa sua, passandomi un fogliettino di carta che aveva appena scarabocchiato, -È il mio numero di telefono, così se ti senti sola, e hai bisogno di compagnia, mi chiami... - spiega sorridendo, io lo abbraccio fortissimo: -Posso ringraziarti? – chiedo ridendo pensando alla minaccia di poco prima, -A Manidericò, ancora? Eddajee! – esclama stringendomi affettuosamente, -Troverò il modo di ricambiare la tua gentilezza... soprattutto vista la fiducia che hai riposto in me dandomi il tuo numero! – dico cominciando a salire le scale verso casa mia, l'unica risposta che ricevo è una sua risata fragorosa, prima di chiudere la porta.

La sera, prima di addormentarmi, decido di mandargli un messaggio: "Grazie mille, non mi uccidere... Dovevo ringraziarti, hai fatto tanto per me oggi...!"; poco dopo, arriva la sua risposta: "Ci rinuncio, credo sia più forte di te... L'ho fatto con piacere! Buonanotte, Manidericotta! "

Il confine della mia pelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora