capitolo 15

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Mi copro istintivamente e lo guardo "Che cazzo..." mormora e i miei occhi si riempiono di lacrime... non ci credo... non voglio crederci, non doveva succedere, non così.

Mi alzo e mi vesto sotto il suo sguardo "Dimmi chi cazzo è stato" urla bloccandomi da un braccio e io scoppio in lacrime da vera stupida, ma mi sento così indifesa davanti i suoi occhi che mi guardano con incazzatura e... pietà... mi faccio schifo .

Mi stacco dalla sua presa e corro fuori da casa mia con le sue urla che mi inseguono e le lacrime che continuano a cadere in basso, corro non fermandomi finché non smetto di piangere e sento il respiro mancare...

Alzo lo sguardo e senza volerlo mi ritrovo davanti casa di mia nonna... la vecchia casa abbandonata di mia nonna... guardo il giardino e rivedo me e mia madre sdraiate sull'erba, aveva i capelli quasi biondi per il sole e disegnava mentre io leggevo o meglio, provavo a leggere qualcosa, poi mia nonna che apriva la porta e ci chiamava per assaggiare una delle sue magnifiche torte, salgo i due scalini e apro la porta lentamente visto che il legno è ormai marcio.

Passo un dito sulla cucina e guardo il tavolo rimasto al centro della stanza, rivedo mio padre urlare contro mia madre e tirargli un piatto addosso, io seduta sul tavolo scoppio a piangere e come me mia madre, i miei nonni che si avvicinano rientrando in quel momento dal fare la spesa, mi vengono le lacrime agli occhi, di nuovo.

Esco dalla cucina e vado nelle scale, passo due dita sul muro che si sgretola al mio tocco mentre le scale che sto salendo fanno un rumore pazzesco facendoti pensare che fra un momento o l'altro tutto sarebbe crollato, rivedo me correre su correndo con un disegno fra le mani. "Mama, mama. Ho discegnato anche io!".

Accenno un sorriso e scoppio a piangere, vado verso la cameretta di mia madre che, mentre prima era azzurra con mille mobili e decorazioni fatte da lei, ora tutto ciò che resta è una semplice rete del letto vecchia e piena di polvere come 'unico mobile nella stanza, una cassettiera mezza andata.

Rivedo me scappare da mio padre, dalle sue urla, quella sera pioveva e io volevo solo scappare, ce la vedete una bambina di 7 anni a voler scappare di casa solo per non sentire le urla dei suoi familiari? La me bambina salta e si siede sulla facciata della finestra che ha spalancato, si è messa sul tetto saltando da quella maledetta finestra e se non fosse stato per suo nonno, sarebbe morta in quel giorno.

Mi siedo sulla finestra e poggio i piedi sulle tegole, salgo in cima e mi siedo, rivedo il mio piede scivolare e in un istante, mi sono sentita volare, attaccata al nulla avevo solo una mano debole a tenermi. E poi il viso del mio angelo.

"Piccola, non farlo mai più. La vita è una cosa sacra e se tu muori provocherai solo altro dolore e sofferenza... più di quella che provi tu, ma tu non vuoi far star male le persone, non è così?"

Sento le guance bagnate dalle lacrime come quel giorno, "Si nonno, non voglio far del male a nessuno... ma devo continuare a soffrire?" guardo il cielo piangendo e poi il paese che da sotto gli alberi del boschetto si vede alla perfezione.

"Chi cazzo è stato?" sento la voce di Andrew rimbombarmi nelle orecchie e stringo le gambe al petto.

"mamma, quella ragazza è piena di lividi!" sento dire da una bambina che mi indica, la mamma viene verso di me e mi guarda sorridendomi "Ciao piccola, come ti chiami?"

"Jennifer, Jennifer Hale..." sussurro guardandola. Papà ha detto che non devo mai dire nulla su di me...

"Oh, conosco il tuo papà, sai quando posso parlargli?" mormora e faccio no con la testa per poi scappare a casa sotto la pioggia. Solo 10 anni...

"CHE GLI HAI RACCONTATO?! EH?! PICCOLA BUGIARDA!" altro colpo sul viso e cado per terra piangendo "Papà non gli ho detto nulla!".

Urla e mi alza per i capelli.

ᵀʰᵉ ᴮᵒʸ ᴴᵉˡᵐᵉᵗ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora