capitolo 17

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Mi sveglio e guardo il soffitto, mi copro meglio con il piumone e sospiro, il sole è sorto da tempo, ieri non sono riuscita a dormire, ho sistemato tutta la casa per l'arrivo di mio padre per domani e ho buttato lo specchio rotto... dopo che Andrew è andato via sbattendo la porta mi sono sentita vuota e avevo bisogno di non pensare, ma stavolta nulla mi ha aiutato, ogni canzone mi ricordava noi due, ogni film, ogni disegno, ogni cosa che guardo mi ricorda lui e il suo profumo sul mio cuscino non aiuta di sicuro, però mi ha aiutato a dormire nonostante l'incubo sia tornato, che cosa ridicola.

Mi sento morta senza di lui, un corpo che si muove, senza sentimenti, senza provare qualcosa, rabbia, nervi, delusioni, felicità, amore, amicizia... mi sento vuota.

È come se fosse entrato nella mia vita, si fosse preso tutto quello che avevo e se n'è tornato da dov'è venuto.... Come se con sé avesse portato la mia voglia di vivere, quella poca voglia di vivere, ma infondo è giusto così, me l'ha regalate lui, mi ha regalato lui tutte quelle stupide emozioni... quella voglia di tonare a vivere...

Richiudo gli occhi e proprio quando sto per addormentarmi suonano alla porta, almeno sono sicura che non è Andrew visto che lui usa la chiave di riserva...

Mi alzo e scendo giù, apro la porta e sorrido alla vista della mia vicina, spero che non si veda la falsità del sorriso. "Ma salve Signora Gefferson"

"Salve signorina! Come sta? Mi sembra sciupata... tenga, le ho fatto una torta alle mele, la tua preferita!" sorride porgendomi la torta calda.

"Oh, prego, si accomodi!" mi metto di lato e lei si fionda dentro, deve chiedermi qualcosa... la conosco bene ormai.

Chiudo la porta e la seguo in cucina, prendo un coltello e del succo con dei bicchieri, li poggio su tavolo mentre lei si siede e mette la torta sul tavolo.

"Mia figlia stava per prendersela, l'ho dovuta pregare di non toccarla perché era per una ragazza speciale" mi sorride e io sorrido dolcemente.

Di speciale non ho neanche l'unghia del piede mia signora.

"ma no, non ci credo" sorrido.

"Si certo! Tagliala gioia" sorride e faccio come mi dice.

"Allora, hai intenzione di dirmelo con le buone?" sospira e io la guardo, vi presento la mia migliore amica. "Lui è carino?"

Una signora di 82 anni che mi chiede se il mio ragazzo... se quel ragazzo era carino o no.

"si, era molto carino in realtà..." sospiro "Viene da New York, lei se lo immagina?" sorrido.

"Un newyorkese, non male... continua gioia" mormora e le passo un pezzo di torta su un piattino con le posate, sorride e ne faccio uno anche per me, "All'inizio era uno stronzo freddo, si mostrava per quello che voleva far mostrare fuori... ma con il viso coperto si è mostrato a me, diceva che voleva avere il mio stesso carattere, la mia forza, senza capire che la mia forza è solo protezione... ciò che con lui non ho usato, ho abbassato tutte le barriere e distrutto muri interi per lui, ora però mi tocca ricucirli..." mormoro e abbasso lo sguardo.

"Ieri vi ho sentito litigare pesantemente, ti ha fatto del male?" mi guarda e io accenno un sorriso. "Non ne sarebbe capace, ha distrutto il mio specchio ma non mi toccherebbe..." sospiro.

"Allora lo conosci bene eh" mormora e sorride "ah, davvero? Io credo di non conoscerlo" sussurro.

"Certo, non conosceremo mai davvero qualcuno, una vita non basterebbe, io non posso dire che conoscevo mio marito, dopo 65 anni di matrimonio lui mi sorprendeva ancora." Sorride e sospiro. "

"ma davvero?" sorrido e mangio con lei che annuisce.

"Meglio che vada ora..." si alza e sorride, "ci vediamo ragazza, mia figlia sta arrivando con mio nipote, se non arrivo in tempo mi distrugge casa..."

ᵀʰᵉ ᴮᵒʸ ᴴᵉˡᵐᵉᵗ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora