capitolo 35

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Apro gli occhi, cerco di muovere le mani ma a malapena riesco a fare un respiro profondo, mi guardo intorno e poi mi guardo, non vedo nulla, solo il buio più totale, sento i pedi immobili, attaccati a qualcosa sul quale sono seduta, una sedia credo perché le mie mani sono anch'esse bloccate, sulla bocca del nastro isolante mi impedisce di prendere fiato e una corda blocca la mia pancia facendomi respirare a metà.

Ad un tratto i miei occhi si abituano al buio, riconosco una finestra, piccolissime luci si intravedono ma sono confusi o forse è la mia immaginazione, un rumore odioso e orribile scatta di colpo e io sussulto dallo spavento, un motore elettrico... credo di aver capire dove sono...

Deglutisco, la gola secca e dolore ad ogni parte del corpo, si accende la luce e i miei occhi si chiudono di colpo, sento il legno scricchiolare sotto dei passi pesanti, socchiudo gli occhi e cerco di far abituare gli occhi alla luce arancione che funziona grazie al motore, alzo lo sguardo e vedo degli scarponi, dei jeans larghi neri abbastanza sporchi, una camicia bianca piena di macchie di lordume con le maniche alzate fino a sopra i gomiti, nelle mani grandi e troppo conosciute, un coltello a punta con una lama abbastanza affilata che mi sembra che brilli, il sorriso di mio padre si allarga guardandomi "Oh! Ma che tempismo!" si siede nel divano abbastanza rovinato e vecchio che al suo peso fa un rumore orribile, mi guarda dritto negli occhi. "Quanto tempo ci hai messo per mandarli via! Ho dovuto aspettare un bel po' prima di poter agire, quando hai mandato via il tuo ragazzo o sospirato di sollievo ma quando ti ho visto rincorrerlo ho detto di aver sprecato la mia unica opportunità di liberarmi di te il prima possibile, per fortuna lui abbastanza arrabbiato e deluso da te da non cercarti per un bel po', per non parlare dello sbirro... com'è che si chiama lui? Lucas?"

Stringo i pugni e lui sorride mentre sento la corda tagliarmi le mani, "lui ti cercherà presto... ma questo si può risolvere..." dice guardando il coltello, "è tutto talmente programmato Jennifer... oh, ma non lo faccio per te... devo pur vendicare tua madre, no?" sorride e indica a destra del mio viso, so cosa c'è a destra del mio viso, le scale dove mia madre è morta... "Morirete vicine... non sei felice? Sono stato buono" ride e scoppio a piangere, "oh nonono!" sussurra e mi guarda poggiando la punta del coltello sulla mia guancia, sento un pizzicotto doloroso e poi l'odore del sangue metallico mentre scola, finisce sul lastro isolante e scivola fino alle mie labbra... quasi vomito ma lui ride senza preoccuparsi di nulla, "Ti ricordi quella sera?" sussurra.

Oh.. no.

"Le stavo facendo quello che le piaceva, lei piangeva, urlava mentre io le stringevo i polsi e le tiravo pugni sul suo torace per toglierle il respiro...." Vedo mia madre senza respiro, smette di gemere o urlare mentre mio padre, fra le sue gambe, continua a picchiarla, mi si blocca il respiro e la vista si appanna per colpa delle lacrime, "Respira Jennifer" ripeto nella mia testa ciò che Andrew mi dice sempre e io torno a respirare ma non così bene infondo.

"poi di colpo, la porta che si apre e un altro singhiozzo nella stanza..." sorride e rivedo la scena, urlo cercando di faro smettere ma lui poggia il coltello sulla mia gola e ride "taci!" urla e sento del dolore sul collo, qualche goccia di sangue scivola sul mio collo provocando prurito e nervoso, smetto di urlare e chiudo gli occhi, "non è così che ti ho detto? Quando mi sono alzato ti ho urlato di andartene... ma tu non volevi, urlavi mamma!mamma! oh, che fastidio... quando ti ho sbattuta al muro tua madre ha ricominciato ad urlare... insieme eravate così fastidiose..." sospira e io singhiozzo rivedendo la scena che evito sempre negli incubi...

"E poi bom, tua madre che si alza e riesce a liberarsi mentre tentavo di farti stare zitta, ti ho spezzato il braccio Jennifer! Ma tu urlavi ancora chiamando tua madre, le chiedevi come stava e urlavi, lei urlava, urlavate entrambe, non ci ho visto più quando tua madre si è messa di fronte a te, lei amava di più te, com'è possibile?!" urla e mi tira un pugno, sento il labbro bruciare e gonfiare di colpo con un calore assurdo, "quando il coltello è entrato nel suo petto ha fatto un rumore così... pacifico... di colpo ha smesso di urlare, ma tu continuavi, dio che nervi." Urla e passa il coltello sul mio braccio, urlo da dolore sotto ciò che mi impedisce di farmi sentire... "Ti ho presa per la prima volta per i capelli" mi prende per i capelli e continuo a piangere, "ti ho portato proprio lì..." indica il punto sotto le scale "ma quando mi sono voltato tua madre era dietro di me, cercava di prenderti, era già senza forze ma per te è riuscita a restare in vita... voleva salvarti! L'ho pugnalata così tante volte che è rimasta seduta lì... sul primo scalino... mi guardava a bocca aperta mentre perdeva sangue e moriva, tu non parlavi più... bhe... non hai parlato più per un bel po'... poi ho scoperto di James ma quando si è presentato a me ho capito che lo amavi troppo per dirgli una cosa che lo avrebbe ucciso così..." non ho più forze, ogni volta che mi raccontava questa storia io perdevo la voglia di vivere, proprio come ora.

ᵀʰᵉ ᴮᵒʸ ᴴᵉˡᵐᵉᵗ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora