Capitolo 2

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Scoppi, urla, risate crudeli ed ancora urla.
La scuola ora rispecchiava in pieno quello che avrebbero visto I babbani se fossero passati di li. Un cumulo di rovine.
Era uscito dallo studio di Dumbledore e ora sepeva. Sapeva di Snape e sapeva di se stesso. Era pronto a morire.
Era pronto a morire?
Scendeva le scale e pensava a Ron, avrebbe voluto fare un' ultima partita a quidditch, pensò ad Hermione, avrebbe voluto un ultimo consiglio, e pensò a Ginny. Avrebbe voluto un ultimo bacio.
Era arrivato all'inizio della scalinata,troppo breve, con un groppo in gola, poteva scappare e nascondersi, per un secondo balenò nella sua mente quella possibilità, ma sarebbe stato un vigliacco, vivere come un topo per tutta la vita, non voleva fare la fine di Pettigrew;
Gli tornò in mente Dumbledore, il suo viso sereno e guardingo, la sua voce sempre calma e penetrante "arriveranno giorni in cui dovremmo scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile".
Harry si bloccò per un secondo, doveva morire perchè era la cosa giusta da fare.
Si guardò intorno per un ultima volta, per lo meno questo gli era concesso, voleva imprimersi nella mente il posto dove era stato felice. Percorse con lo sguardo la scalinata spaccata, I colonnati semidistrutti, le statue scheggiate e rotte.
Hogwarts era viva, di questo Harry era convinto, e lo capiva. Guardandosi intorno, rivedeva se stesso, distrutto ma ancora in piedi.
Si voltò di nuovo per riprendere il suo definitvo cammino supero mezza colonna distrutta e poggiato ad una parete, sul pavimento, pieno di polvere e sangue c'era Malfoy che gli piantò gli occhi addosso.
Harry fece lo stesso, ma nessuno dei due osò dire una parola, Malfoy aveva un labbro spaccato, un taglio sulla fronte e sul naso ma quello che colpì Harry erano I suoi occhi arrossati e le lacrime che scendevano sulle guance, scavando solchi sul viso coperto di polvere. Entrambi avrebbero voluto dirsi qualcosa, magari un' ultima frecciata, un insulto, Harry confessò a se stesso che gli sarebbe piaciuto, ma nessuno dei due parlò e dopo essersi fissati per un' altra manciata di secondi, Harry prosegui dritto verso la foresta nera.

Era ancora buio, quando Harry Potter si alzò dal letto matido di sudore e con un terribile mal di testa, cercando di non svegliare la moglie andò in bagno e si lavò la faccia con l'acqua fredda,lo avrebbe svegliato un po'. In effetti si stentiva meglio, e si accinse a scendere in cucina dove si preparò un caffè veloce. Stava prendendo dalla credenza qualche biscotto al cacao di Lily, quando barcollando pieno di sonno arrivò in cucina James, il suo primogenito.
-Stai rubando?- chiese il ragazzo
Harry lo guardò un momento e poi confessò -Si, solo qualcuno però-
-Allora sei tu quello che ruba I biscotti a Lily, zio Ron è innocente.- Sentenziò James socchiudendo gli occhi.
Harry d' altro canto era stato colto sul fatto -Sono buoni.- si difese.
-Perchè non ne compri due scatole?- chiese logico suo figlio
-Tua madre non me lo permette.- disse maliconico Harry, guardando in direzione della sua pancia.
-Condividi la refurtiva.- James sorrise mentre infilava una mano ad afferrare una manciata di biscottini.
Harry gli portò una tazza di latte ed iniziarono a fare colazione.
Mangiarono in silenzio per un po', poi James iniziò a parlare: - Lily ha detto che ieri avete icontrato una persona e tu ti sei arrabbiato, chi era?-
Harry alzò lo sguardo verso suo figlio in attesa di una risposta. -Nessuno in particolare, una persona sgradevole.-
James guardo in basso la sua tazza di latte, inzuppando con cura il suo biscottino al cacao. -Capisco.-
-Cosa? Non ti ho detto nemmeno chi è, come puoi capire?- disse Harry
-Capisco che non ne vuoi parlare.- rispose James, senza alzare lo sguardo.
James era molto maturo per la sua età e non condivideva le idee di suo padre, lui era sempre incline ad un chiarimento, ad uno scontro verbale, anche acceso, ma non ad un muto risentimento, parlava in faccia e una volta chiarito il suo punto di vista, non portava rancore, così viveva in pace con se stesso e con gli altri e Harry era convinto che il modo di agire di suo figlio sarebbe stato il migliore, lasciarsi andare a uno sfogo, ad un chiarimento, togliersi il famoso sasso dalla scarpa. Di sicuro era un dono che aveva ereditato dalla madre e non da lui.
Quello che James non avrebbe mai potuto capire, colpa della sua giovane età, è che certi tipi di rancore te li porti dietro per sempre, fanno parte di te, anche se avesse preso Malfoy e avesse parlato, discusso, picchiato quest'ultimo, mai avrebbe potuto perdonarlo.
-Allora di chi si tratta?- chiese di nuovo James.
-Un ex compagno di scuola, non andavamo d' accordo, non ne ho un bel ricordo.- disse Harry.
-La mamma si.-
-Cosa intendi?-
-Lily ha detto che la mamma è stata gentile con lui.-
-Fammi capire, hai interrogato tua sorella?-
James si fermò un attimo, il padre aveva iniziato a cambiare tono, non gli andava di discutere di prima mattina -Ero solo curioso.-
Finirono in silenzio di fare colazione, e Harry vide dalla finestra che il giorno cominciava a spuntare lento e assonnato quanto lui, corrugò la fronte colpito da un pensiero.
-James, perché ti sei svegliato cosi presto?- domandò a suo figlio.
James alzò lo sguardo, -Oggi andiamo con la mamma a Diagon Alley, io e Albus dobbiamo prendere delle cose prima che riprenda la scuola.-
Harry si alzò e mise la sua tazza nel lavabo, -Mettila a lavare dopo - disse a suo figlio indicandogli la sua, - e rimetti apposto i biscotti, occhio alle briciole, se tua sorella se ne accorgono siamo fritti.- James annui sorridendo, Harry lo baciò sulla testa. -Vado a lavoro, ci vediamo stasera.- James annui di nuovo. Harry salì la scricchiolante scala e si infilò nel bagno, ne riuscì tre quarti d'ora dopo perfettamente vestito e sbarbato, con appena un accenno di colonia, che gli aveva regalato Hermione e che piaceva tanto a Ginny. Pensando a sua moglie si affacciò in camera da letto, ma quest'ultima era ancora profondamente addormentata, così decise di andarsene senza svegliarla, avevano discusso la sera prima e forse era meglio non parlarsi cosi a caldo, conosceva Ginny, avrebbero discusso di nuovo.
Quando sarebbe tornato, avrebbero fatto pace, ne era convinto.
Con questo pensiero se ne andò in salotto e facendo attenzione alla testa entrò nel camino, prese una manciata di polvere e sorrise al pensiero dalla prima volta che l'aveva utilizzata; gli torno in mente la signora Weasley e ricordandosi di scandire bene le parole disse -Ministero!-
Una fiammata verde illuminò per un momento la casa dei Potter, poi ricalò nella silenziosa penombra.
Era il 23 dicembre.

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