Capitolo 23

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Ginny aveva indossato il vestito rosso che le era stato regalato quella mattina. James, il quale aveva ricevuto un libro per bambini, aveva optato per un completo blu notte con rifiniture rosse. Somigliava ad Harry.
Ginny lo guardò e lo prese per le spalle. Era alto quasi come lei, l'altezza l'aveva presa da Ron.
-Ti voglio bene tesoro.-
-Anche io mamma.- rispose James distaccato.
Si abbracciarono. Poi uscirono dal salottino.
Scesero al piano inferiore passando per una scala larga con i corrimani cesellati nel marmo bianco come la neve.
I gradini verdi, con venature bronzee, erano coperti da uno spesso tappeto verde anch'esso, che attutiva qualsiasi passo. A Ginny non piaceva il verde, ma trovo il tutto molto elegante.
In silenzio arrivarono alla sala principale. Era immensa, a darle ancora più profondità, le grandi finestre a volta che affacciavano sul giardino, curato e celato dalla nebbia invernale. James si avvicinò ad una delle finestre e guardò fuori. Scrutava il giardino assente, come se fosse un pretesto per non parlare con la madre. Ginny lo lasciò stare, passeggiò per la sala, era una casa bellissima, ma mai come in quel momento voleva trovarsi a Grimmauld Place, con la sua famiglia, con i suoi bambini. Sentiva gli occhi riempirsi di lacrime e le ricacciò indietro con forza. Guardò il soffitto a volta, più per non pensare che per interesse; scendeva da quest' ultimo, il più grande e bello tra i lampadari. Cristallo puro, gocce di cristallo che riflettevano tutti i colori, tanto che il soffitto sembrava dipinto. Abbassò la testa, ed anche il pavimento era tela di quelle sfumature di colore. Ginny camminò fino all'altro capo della tavola accarezzando la tovaglia.
-Siete bellissimi!-
Ginny sussultò ed anche James, che rispose -Grazie, anche tu sei molto elegante.- come niente fosse. La signora Potter sorrise. Lui sorrise e si avvicinò a James, -Ti piace?- disse.
James si girò leggermente verso di lui, - E' veramente un giardino bellissimo. Quanto è grande?- chiese.
Lui allargò le braccia teatralmente, -Lo sai, che di preciso non lo so? Non ho mai avuto modo di esplorarlo fino in fondo.-
James decise di rischiare.- E' una giornata splendida, magari dopo pranzo potremmo fare una passeggiata.-
L'uomo sembrò riflettere un attimo, James trattenne il fiato. -Perché no, con una giornata così bella.- disse infine con un sorriso. Anche James sorrise e camminò verso il grande camino dalla parte opposta della sala, era stato acceso da poco, allegro e scoppiettante, diffondeva un piacevole calore nella sala. James distese il braccia verso il fuoco, scaldandosi le mani. L' uomo si era voltato verso sua madre e le aveva sussurrato un ''sei bellissima, come sempre'' e aveva preso a conversare amabilmente con la donna, decisamente meno amabile del suo interlocutore.
Si concentrò sul camino, per non cedere alla rabbia contro qui due. Gli alari erano di marmo, come tutto li dentro, sembrava solo una grossa e pomposa cripta.
Sull' architrave del camino era incisa una frase: "SANCTIMONIA VINCET SEMPER", sembrava un motto, come quelli usati dalle antiche famiglie purosangue. Lui che ancora discorreva amabilmente con sua madre, la quale era decisamente alterata, sembrò ricordarsi solo in quel momento che non erano soli e si voltò verso James,
- Hai freddo?- gli chiese, lasciando li sola Ginny ed andando verso il ragazzo. James si voltò, -Oh no, in realtà mi piace il fuoco, lo trovo ipnotico.-
L' uomo sorrise, - Si è così, anche io mi incantavo a guardare il fuoco, prima di conoscere tua madre, poi divenne lei il mio fuoco.- disse girandosi verso la rossa.
Ginny lo fulminò, James sorrise amabile, anche se avrebbe voluto spaccargli la faccia.

La tavola si riempì di cibo di ogni genere. Lui invitò ad entrambi ad accomodarsi. Ginevra alla sua destra e James alla sua sinistra. La tavola era troppo grande e loro troppo pochi. Il ragazzo sentiva un nodo allo stomaco e anche non volendo tornò con la mente al Natale precedente. La tavola decisamente piccola per tutti loro. I nonni, gli zii, i suoi cugini ed i suoi fratelli. James sentiva la loro mancanza, più di qualsiasi altra cosa.
-Sono, felice, sono così felice che potrei scoppiare!- esordi il lui, quasi con le lacrime agli occhi. ''Sarebbe un bel regalo di Natale vederti esplodere" pensò James.
-E' veramente una bella giornata-disse invece. Sua madre lo guardò con rimprovero, lui sostenne il suo sguardo senza batter ciglio.
''Cerca di fare finta stupida donna, questo sta fuori" pensò sperando che la madre potesse capire.
James si soprese di aver pensato a sua madre come ad una stupida, ma era a lei che attribuiva quella spinosa situazione e non a suo padre come aveva fatto in precedenza.
Inizialmente aveva pensato che il rapimento era stato eseguito a discapito del padre, dopo tutto quello che aveva fatto non era impossibile pensare che era una vendetta nei confronti di Harry Potter. Poi aveva capito. Era colpa di sua madre, di quello che aveva fatto e lui non poteva perdonarla. Aveva il sospetto che lei avesse avuto una relazione con quell' uomo anche dopo essersi sposata con il padre e questo non glielo avrebbe mai perdonato.
James era più in collera con la madre che con quell'uomo e il fatto che lei facesse l' ostile lo faceva arrabbiare ancora di più. Non si rendeva conto che lui ballava il bilico sulla fossa della follia? E che fare la stronza non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione? Ci doveva pensare lui, se c' era una minima possibilità di uscire da quella situazione, toccava a James Potter trovarla.

Vorrei che piovesseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora