Capitolo 7

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Malfoy si era alzato di buon ora, aveva messo sul fuoco il bollitore del tè e attendeva con calma.
La sua cucina era terribilmente silenziosa, tranne per il rumore insistente del frigorifero, che però Draco trovava piacevole. Erano passati quindici anni della sua deposizione al Wizengamot, undici dalla morte di suo padre ad Azkaban, otto da quella di sua madre a villa Malfoy e sei dalla vendita di sudetta abitazione e dal suo ritiro dal mondo magico.
Aveva trovato un piccolo appartamento nella Londra babbana, e un modesto lavoro in una libreria dove aveva conosciuto Paolo e Helen due simpatici ragazzi babbani con i quali aveva fatto amicizia o ogni tanto qualche bevuta. Helen era una ragazza sui venticinque, alta, bruna con gli occhi castani e caldi e una risata che ti scioglieva, era bella e divertente ed era evidente che si fosse presa una bella cotta per lui, d' altro canto Malfoy si era preso una sbandata per Paolo, un ragazzo italiano, particolarmente intelligente e colto e che, a modesta opinione di Malfoy, era sprecato per un lavoro del genere. Paolo era più basso di Draco almeno di una spanna, e aveva capelli scuri come il carbone e occhi di un bel marrone carico anche se, a seconda del tempo, diventavano verdognoli. A lui piaceva questa cosa.
Erano usciti senza Helen una volta e Draco aveva bevuto decisamente troppo, tanto che Paolo se lo era caricato in spalla e lo aveva portato fino a casa, era riuscito e scaricarlo sul divano e l' altro se lo era trascinato dietro baciandolo, il resto era un ricordo confuso. La mattina, Paolo non c'era e lui aveva solo un forte mal di testa; con due aspirine e tanta necessità di pagarsi l' affitto si era trascinato fino a lavoro dove Paolo era tranquillo ed Helen sorridente. Benchè la voglia di sapere cosa era accaduto la sera prima si faceva insistente, Draco non aveva proferito parola a riguardo, comunque sia, non dovette aspettare molto, alla pausa pranzo Paolo lo aveva trascinato in magazzino e lo aveva messo con le spalle al muro baciandolo con foga, Helen era scesa e li aveva beccati. Cosi una relazione era nata ed un cuore era stato spezzato.
Il bollitore del tè aveva iniziato a fischiare e Draco si era messo a scegliere la miscela del giorno, prese una tazza ci buttò il filtro dentro e verso l'acqua bollente. Sorseggiando il suo tè, torno con la mente a giocherellare con i suoi ricordi.
Paolo, che aveva lasciato il lavoro e si era trasferito a Briton, era in gamba. Troppo per lui. Si erano lasciati da circa un anno, anche se lui ogni tanto gli faceva una telefonata e chiacchieravano come se fossero vecchi amici e come se niente era cambiato, poi tre mesi prima Malfoy lo aveva chiamato, ma a rispondere era stato un uomo. Un' altro uomo. Non lo aveva più chiamato. Ne Paolo aveva chiamato lui. Un' altro cuore era stato spezzato.
Trasalì, sentendo un rumore provenire dal soggiorno. Si alzò e un po' guardingo, un gufo era poggiato sul suo davanzale, picchiettava con il becco sulla finestra, Draco l' apri e lasciò che il gufo facesse cadere la lettera e riprendesse il via verso chissà dove.
Malfoy raccolse la lettera, diceva: "Aprì il camino, alle 14:30 sarò da te. Potter."
Pessima, pessima, giornata di merda. Non solo i "maghetti" gli avrebbero rotto le palle, ma mandavano il rompipalle per eccellenza. Aprì la comunicazione via camino, erano le due pomeridiane, trenta minuti appena e sarebbe arrivato. Andò alla scrivania e apri il diario.
"News importanti! San Potter ha deciso di scendere dal paradiso e venire da noi comuni mortali. Tra mezz'ora sarà qui, non ti nascondo che sono sorpreso." Lo richiuse, lo osservò per un momento, poi lo riaprì, prese la penna e scrisse in tono ovviamente ironico: " Non vedo l' ora."
14:22. Malfoy cominciò a essere nervoso. Che diavolo voleva? Era preoccupato. Sorpreso. Come doveva comportarsi? Girò il divano verso il camino e si sedette. Due minuti dopo stava girando di nuovo il divano verso il televisore. Perché doveva farlo? Non gli voleva dare l' impressione che lo stava aspettando come se non avesse niente da fare.
Rigirò il divano, infondo lo stava aspettando. Che male c'era a girarlo verso il camino? Molti babbani avevano il divano verso il camino. Si sedette di nuovo..si rialzò. No. Qui si parlava di Potter. Egocentrico com' era avrebbe pensato che stava li da un bel pezzo non aspettando altro che lui. No, non gli avrebbe dato questa soddisfazione. Prese il divano e iniziò a girarlo.
Il camino aveva iniziato a sfrigolare ed in un battito di ciglia Potter era li. Austero come una monaca, aggrottato come al solito e con la mascella serrata, che nessuno aveva avuto il coraggio di dirgli di non farlo, perché sembrava una befana. Lui d' altro canto stava a novanta, con un divano verde bottiglia in mano.
Harry Potter inarco un sopracciglio. -Che cosa stai facendo?- Malfoy si addrizzò come se avesse una molla incorporata, -Cambio disposizione al mobilio è quello che fanno delle menti sempre in movimento. Amiamo cambiare. Ovvio che tu non lo concepisca con la testa che ti ritrovi, non proprio atta al movimento...- Snocciolò sarcastico.
-Senti, non ho tempo da perdere e mi piacerebbe restare calmo.- iniziò Harry.
-Impossibile.- lo bloccò Draco.
Harry prese un grosso respiro. Provocazione. Se l'era aspettato, non avrebbe ceduto così facilmente. -Senti. Finiscila e stammi a sentire. Tu sei stato un mangiamorte, mediocre, ma un mangiamorte. Quanti ce ne sono in giro ancora?-
Malfoy era sorpreso. -Li avete presi tutti.. Non credo di averne ancora nell' armadio.- lo disse, ma se ne pentì un secondo dopo...era stata una pessima battuta.
Harry era sempre più torvo. - Da quanto non hai più contatti?- gli chiese.
-Vediamo. Da quanto non ho più contatti con il nostro mondo? Con i mangiamorte? Con i miei amici? O con i fenomeni da baraccone?
-Con tutti, idiota.-
-Da circa quindici anni, hai presente il '98? E' stata un' annata devastante per la mia vita privata. Comunque tranne una categoria.-
-I mangiamorte suppongo.- Ringhiò Harry. Malfoy sorrise, - No, in realtà mi riferivo ai fenomeni da baraccone, li ho visti recentemente sai, non immagini quanto.-

Malfoy non lo vide arrivare, Harry non lo vide partire, tuttavia una mano serrata del moro si abbatteva su una candida mandibola, mandato il suo proprietario a carambolare sul divano. Draco sentì il sangue in bocca e un dolore pulsante in faccia, sarebbe uscito un grazioso ematoma da li a poco.
-Senti stronzo! O ti interrogo con le buone o con le cattive, decidi tu. Se volevo passare un pomeriggio gradevole, non venivo certo da te!-
-Ok vostra delicatezza dopo la morte di mia madre, ho venduto la villa e mi sono ritirato. Vivo qui da svariati anni e non ho la più pallida idea di che succeda. Quindi, signor Potter, se vuoi una mano sarà meglio che me la dai prima tu, perché io non ho idea di cosa sia successo e che diavolo vuoi da me.-
Harry si passò una mano tra i capelli, arruffandoli ancora di più.
-Un gruppo di "mangiamorte", cosi si suppone, hanno attaccato un negozio in Diagon Alley, sono state rapite delle persone.- Harry aveva represso un singhiozzo, Malfoy se ne accorse, ma non disse nulla. Harry riprese. -Temo che Lui, sia tornato.- Aveva catturato l' attenzione del biondo. Malfoy si sbottonò il polsino della camicia e tirò su la manica sinistra. Sulla pelle candita svettò un cicatrice grigiastra.
-Non è lui. Non c'è niente qui. Qualcuno vuole fartelo credere.- Gli disse Malfoy tranquillo.
-D' accordo, ti porto al ministero, devo farti qualche domanda e vorrei che ci fosse anche Ron ed Hermione.-
Malfoy annuì "Che bellezza. Tutti i "compagnetti di scuola" pensò, ma si guardò bene dal dirlo. Insieme entrarono nel camino, - Comunque avevo ragione io.- disse però.
-Su cosa?- Chiese Harry. Malfoy sorrise, - Non sei rimasto calmo.-
Un attimo dopo non c' erano più.

Vorrei che piovesseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora