Non me ne importa niente

3.3K 92 15
                                    

Era passata una settimana da quando Ben era venuto a casa mia, a scuola non era più venuto e il giorno dopo mi ero svegliata sola nel mio letto.
Non capivo il perché non venisse a scuola ma non rispondeva a nessuno e nemmeno Jack da quello che avevo capito sapesse dove fosse.
Mi dava fastidio.
Ci ero caduta e non dovevo starci così male, non dovevo soffrire così tanto ma oramai era capitato, ci stavo male ma non stavo piangendo, non meritava le mie lacrime ma volevo mettere il punto dove andava messo, io non ero un gioco che poteva calpestare e poi prendere quando voleva lui.
Era domenica e il mio pensiero andò subito alla domenica passata con lui, era stata così perfetta e mi aveva fatta stare bene, ero felice di non averlo baciato.
Mi sarebbe piaciuto da impazzire, non lo stavo negando ma infondo avevo fatto benissimo a non cadere subito tra le sue braccia.
La porta della mia camera si aprì e Mark mi guardò, i capelli neri ricci erano pettinati, indossava una camicia bianca e dei pantaloni neri, si mise sdraiato accanto a me, rimanemmo zitti.
Non avevamo mai più parlato da quel giorno a scuola, ci guardammo negli occhi e mi attirò a se abbracciandomi forte.
Rimasi sorpresa da quel suo gesto e così mi strinsi a lui chiudendo gli occhi.
"Mi dispiace per ciò che ti dissi quel giorno, ero solo nervoso e volevo smettere di pensare che non sono perfetto" gli accarezzai una guancia scuotendo la testa, era un ragazzo intelligente ed ero onorata di averlo come fratello.
"Mark, tu sei un ragazzino intelligente"
Lui mi sorrise scuotendo la testa.
"Non lo sono ma ti ringrazio per questo"
"Io sono qui per ogni cosa, fratellino" lui annuì e poi mi guardò con gli occhioni.
"Posso aiutarti io oggi?" Ridacchiai annuendo con le lacrime agli occhi e così lui mi sorrise e si alzò dal letto, mi fece mettere seduta.
"Allora! Cosa ti vuoi mettere?"
"Hm! Fai tu!" Esclamai ridendo e andò verso il mio armadio, lo aprì e guardò.
Ero veramente contenta in quel momento.
"Ecco qui!" Mise sul mio letto un pantalone nero e una camicia bianca e poi un cardigan nero con i bottoni argento.
"La mamma sarà felice del tuo outfit" ammisi ridendo, lui mi aiutò a vestirmi facendo delle battute così stupide che facevano ridere lo stesso.
La porta si aprì e Jeremy ci guardò, avevo proprio due fratelli fighissimi.
Jeremy aveva i capelli tirati all'indietro.
Una camicia nera.
Dei pantaloni bianchi.
E delle scarpe nere.
"HO DUE FRATELLI STUPENDI!" Loro risero e mi abbracciarono forte.

In macchina di Jeremy salì pure Mark mettendosi dietro e si lamentò ridendo.
"Spero che tu non ci faccia porcate qui dietro" Jeremy scoppiò a ridere allacciandomi la cintura di sicurezza e poi fece l'occhiolino a mio fratello.
"Eh si! E devi sentire come urlano!"
"JEREMY!" Gli tirai un pugno sul petto.
Scoppiammo a ridere e mettemmo della musica, cantammo a squarciagola.

Appena arrivammo, Mark scese dalla macchina e mi aiutò a scendere.
Mi aggrappai a lui, lui mi strinse a se.
"Tranquilla Stella, non ti lascio cadere"
Sorrisi e poi guardò Jeremy che annuì, prima che potessi chiedere Mark mi prese in braccio e così ridacchiai.
I nostri genitori vennero verso di noi.
"Ragazzi, oggi in chiesa c'è un funerale"
Ci avvisò mia mamma, la guardammo confusi e il mio cervello pensò subito a Ben e così rabbrividii.
"Una ragazzina di 13 anni" disse mio padre "Andavo a scuola con suo padre"
Rabbrividii di più, non potevo credere alle mie orecchie, guardai la chiesa e vidi Ben.
Stava fumando una sigaretta.
Indossava una camicia bianca.
Dei pantaloni neri, e per la prima volta la camicia era dentro.
Indossava una cravatta nera e degli occhiali da sole come se non volesse che nessuno gli rompesse.
I capelli erano messi indietro con il gel.
"Papà, come si chiama questo tuo amico?" Chiesi guardando Ben.
"Mackfly" il cognome mi fece sobbalzare tra le braccia di mio fratello, era il cognome di Ben.
Mark capendo salì subito le scale della chiesa, lo guardai negli occhi.
"Mettimi seduta"
Annuì e mi mise seduta sulla sedia a rotelle, posai le mani sulle ruote e andai verso Ben.
Nessuno si avvicinava a lui, appena sentii qualcuno si girò e mi fece un cenno con il capo, gli accarezzai una mano ma lui si scostò ma non mi importava niente.
Era normale che fosse triste, lui mi guardò e strinse i denti dicendomi:
"Vattene senza gambe" cercai di non offendermi ma fu difficile e così strinsi forte i pugni e risi infastidita.
"Se fai così, nessuno vorrà mai starti accanto" lui buttò la sigaretta a terra e la schiacciò con il piede, incrociò le braccia al petto e mi sorrise strafottente.
"Ma che vuoi? Perché non te ne vai? Non sei niente per me. Quindi gira questa cazzo di sedia a rotelle e buttati dalle scale che mi fai un favore" dato che era seduto sul muretto della chiesa, lo presi dal colletto della camicia e lo avvicinai velocemente a me ringhiando.
"Ma chi cazzo ti credi di essere? Sei solo un drogato di merda e sei così fatto che forse vedi i dinosauri al posto delle persone. Fatti un esame di coscienza e addio, sfigato" detto questo lo lasciai e me ne andai dalla mia famiglia.

Estoy perdido sin tiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora