Capitolo 1

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1 dicembre 2018

È il primo sabato di dicembre, l'inverno è arrivato da pochissimo ed il vento gelido imperversa tra le vie di Milano. Il cielo in quel pomeriggio è coperto da nubi che minacciano acqua, ma non interessa a nessuno, tutti si affollano in centro per iniziare con i loro acquisti in vista del Natale, le luci già brillano sulle vetrine dei negozi, i primi alberi decorati fanno capolino ed il vento porta con se il profumo delle frittelle e dello zucchero.

Le vie sono piene di voci, di canzoni natalizie, risate di studenti con la cartella in spalla felici del weekend appena iniziato. Vecchie signore con la pelliccia che spettegolano su ogni cosa.
Sembra quasi uno di quei film che trasmettono alla televisione la notte di Natale fino a che urla e confusione squarciarono la serenità.
Poco distante dal Duomo un'auto si allontanava sfrecciando verso una via parallela, una donna urlava disperata ed un uomo era riverso a terra, viso sull'asfalto umido e vestiti strappati, il braccio piegato in una posa innaturale. Una piccola folla iniziò a radunarsi li attorno e nessuno prende iniziativa ne si avvicina a quell'uomo. Nessuno chiama i soccorsi.

Una ragazza ad un certo punto si avvicina, tiene il telefono incastrato tra spalla ed orecchio e parla con il 118. Con delicatezza gira l'uomo sulla schiena e sussulta nel vederlo, il viso graffiato e sporco di sangue fresco.

- Uomo, penso abbia 30 o 40 anni, non c'è battito. Fate in fretta!

La sua voce trema al telefono con l'operatore che cerca di calmarla e le da istruzioni su come agire, lei indica un ragazzo ed ordina di correre alla farmacia che si vede poco distante a prendere il dispositivo di rianimazione. Nel frattempo con dita insicure apre la giacca ed ogni bottone della camicia senza curarsi di farlo per bene, quando il petto nudo del ragazzo è bene in vista inizia a praticare il massaggio cardiaco come le ha spiegato il signore al telefono, cerca di seguire il ritmo che le viene dettato.
Dopo nemmeno un minuto ha al suo fianco un defibrillatore, non lo ha mai utilizzato ma ricorda di un corso frequentato anni prima in cui le avevano detto qualcosa. Appoggia le due piastrine appiccicose sul petto dell'uomo nel miglior modo possibile e finalmente quell'attrezzo inizia a parlare <Attività cardiaca non rilevata. Scossa consigliata> l'indice della ragazza si avvicina al tasto verde che viene premuto con forza. <Attività cardiaca non rilevata. Riprendere massaggio cardiaco> esegue gli ordini di quel macchinario con le lacrime agli occhi, tutti osservano in silenzio e filmano dai loro smartphone, nessuno che la aiuta.
Quando le sirene dell'ambulanza iniziano a riempire l'aria viene consigliata una seconda scossa, quando preme quel tasto verde al suo fianco ci sono i soccorsi, pronti ad intervenire ma la voce metallica rallegra tutta la piazza <Attività cardiaca ristabilita> tutti applaudono di fronte al coraggio di questa ragazza che ora piange disperata seduta sulle sue ginocchia.

La tensione inizia a calare e la porta a perdere i sensi. Nessuno si stupisce, i soccorritori erano pronti a soccorrere anche lei perché è sempre così. Chi soccorre per caso viene poi sopraffatto dal suo stesso gesto.

La ragazza riprende i sensi solo dopo essere giunta in ospedale, si trova sdraiata su un lettino del pronto soccorso in una piccola stanza, nel braccio un ago.
I suoi occhi vagano e osservano quell'ambiente asettico, impiega alcuni secondi per mettere a fuoco e realizzare dove si trova e perché.
Al suo fianco c'è una ragazza dai capelli scuri e grandi occhi verdi, è l'amica che era con lei, le sorride radiosa e le chiede come sta per poi uscire a chiamare un'infermiera.

Le viene misurata la pressione, visitata per bene fino a che il medico stabilisce che può essere dimessa, firma tutte le carte che le vengono date tranne una. La osserva sospettosa e chiede spiegazioni.

«Mi scusi e questa?»
«Serve per rilasciare il suo nome, l'uomo che ha soccorso è un cantante famoso e se firma quella carta poi verrà contattata da giornalisti e tutti gli interessati a questa faccenda...»

Lei scosse la testa, aveva riconosciuto il cantante, era uno dei suoi preferiti, aveva pianto e sorriso con le sue canzoni ma non voleva essere riconosciuta.
Voleva la sua privacy e non essere data in pasto ai media, in fondo al suo cuore voleva che quel gesto restasse solo un grande momento d'umanità da ricordare, senza un volto, così avrebbe potuto essere stato chiunque ed in futuro chiunque avrebbe potuto essere quel volto per qualcun altro. Con decisione strappò quel foglio e si allontanò con l'amica al suo fianco. Percorse un lungo corridoio bianco, incontrò sguardi e lacrime e nella sala d'aspetto riconobbe il volto della donna che urlava in piazza.
Aveva gli occhi gonfi di chi aveva pianto troppo, nel vedere la ragazza si alzò di scatto, voleva stringerle la mano. Provò a chiamarla senza conoscere il suo nome ma lei proseguì per la sua strada, sguardo basso e passo deciso.

Su Milano era ormai calata la sera, le luci dei lampioni si erano accese ed una pioggerella fina aveva iniziato a bagnare le strade. L'amica provò a capire il perché di quel suo gesto ma lei non sapeva spiegare esattamente ciò che provava, aveva paura.
Paura che la sua vita potesse cambiare, non voleva essere un'eroina, le bastava la vita che aveva. Dopotutto il bene non si urla ai quattro venti, si fa in silenzio nell'intimità della propria umanità.

Non si fa del bene per avere un ritorno, lo si fa e basta. Non vuole che passi il messaggio che lo ha fatto solo perché si trattava di un cantante famoso.

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