Capitolo 17

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Abbandonarono quel tavolo solo dopo un paio di birre, un sacco di parole ed un fiume di sguardi. Uscirono e furono investiti dal vento freddo che non era di certo tipico di quel periodo ma le temperature avevano difficoltà ad alzarsi quell'anno. Si strinsero entrambi nelle loro giacche troppo leggere, lui sentiva la necessità di stringerla a sé come aveva fatto l'altra volta, ma in quel momento, dopo tutto quello che avevano inconsapevolmente messo in gioco i loro occhi aveva paura.
Paura di fare la mossa sbagliata, di esagerare, di superare una linea sottile e quasi invisibile tra loro.

Fu Asia a stupirlo quella volta, prese la mano di Ermal tra le sue e chiese timidamente di scaldarla.

- Maddai! Non c'è proprio tutto questo freddo?

- Tu dici?

La ragazza si scostò da lui per infilare entrambe le mani ghiacciate intorno al collo del ragazzo che rabbrividì e prese a lamentarsi e minacciarla di vendetta per quel gesto inaspettato ma Asia era allenata e prese a correre sul marciapiede, correva veloce e lui per quanto si sforzasse aveva difficoltà a starle dietro, era davvero troppo veloce per lui.

- È ingiusto però eh! Tu ti alleni sempre! Mica ci riesco a prenderti!

Lei si voltò un attimo e fece una linguaccia in mezzo alle risate, iniziando però anche a rallentare, non aveva certo intenzione di correre fino a casa. Quando il cantante la raggiunse la prese alle spalle e la strinse tra le sue braccia

- Ti ho presa alla fine eh!
- Mi sono lasciata prendere!
- Come mai? Hai deciso che ti piace perdere?
- Mi sembravi in difficoltà e ti ho dato il contentino!
- Mi vendicherò prima o poi lo sai?
- Aspetto con ansia

Le ultime parole furono un po' soffocate perché appoggiò la testa sulla sua spalla lasciandosi cullare dal calore di quelle braccia e dal suono dei loro battiti che iniziavano a rallentare.
Ermal invece si preoccupò di sentire per bene il profumo dei suoi capelli, memorizzare il ritmo dei suoi respiri.

In quel preciso istante, in una strada di periferia, vicini al muro, stretti l'uno all'altro il tempo sembrò essersi fermato, il mondo era scomparso, le macchine non passavano più sulla strada con i loro rumori fastidiosi, le persone non vociavano intorno a loro.
La luce dei lampioni era sempre più luminosa e loro erano semplicemente loro. Un corpo unico, inconfondibili l'uno dall'altro, mancava solo un bacio per suggellare quell'amore che chiunque poteva notare, quell'amore nato per caso, semplicemente parlando. Mancava un bacio per unire quei due ragazzi, quelle due vite.

Ed è proprio in momenti così che ci si rende conto della potenza della paura, paura che blocca ed ostacola anche le emozioni quelle belle, paura che nega, ogni cosa.
Paura che nega l'amore e la gioia.

Entrambi sentivano la necessità di un bacio, conoscere il sapore dell'altro, lasciar vagare le mani sui loro corpi, scoprire e conoscere. Entrambi erano bloccati dalla paura di rovinare ogni cosa.

- Platone una volta ha detto una frase che non ho mai capito fino in fondo, ma forse adesso riesco a leggere il significato tra le righe
- Cosa?
-"Possiamo perdonare un bambino che ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce"

Ermal sciolse l'abbraccio si staccò da lei con molta più foga di quanto volesse. Erano l'uno di fronte all'altra, lei teneva gli occhi bassi ed anche lui, ma non per fuggire allo sgurado, lui voleva che lei avesse il coraggio di alzare i suoi occhi.
Voleva che per l'ennesima volta si incontrassero, voleva che lei potesse leggere la stessa paura nei suoi occhi, ma non ne aveva intenzione

- Una grande donna ha detto che per vivere bene la nostra vita dobbiamo fare ogni giorno qualcosa di cui abbiamo paura.
- Eleanor Roosevelt? E segui alla lettera questo consiglio?
- Esatto. Ci provo ogni giorno
- Cos'hai fatto oggi che ti faceva paura?
- Ho preso in mano il telefono e ti ho chiesto di uscire questa sera.

Arrossì leggermente il cantante nel rivelare quel piccolo segreto, aveva appena ammesso una piccola debolezza e non amava farlo, odiava proprio farsi vedere debole perché di solito era lui quello forte. Lei non rispose e lui ora voleva che anche lei si rendesse almeno un po' debole, non per sentirsi forte contro di lei, superiore o qualcosa di simile. Voleva che si rendesse debole per mettersi sullo stesso piano, deboli ed impauriti allo stesso modo. Perché l'amore rende deboli, è inevitabile.

- E tu? Hai fatto qualcosa di cui avevi paura oggi?

Scosse la testa e sussurrò un debolissimo "non ancora", alzò lo sguardo e trovò su di se gli occhi di Ermal, ora che erano così vicini, con gli sguardi incastrati, le loro labbra furono attratte come due calamite di poli opposti. Nello stesso istante in cui la ragazza si sollevò sulle punte dei piedi il ragazzo si chinò leggermente.

Una scossa attraversò i loro corpi nel momento in cui le labbra vennero in contatto, un bacio leggero, casto e puro. Nessun gioco di lingua, nulla di particolare. Un bacio a fior di labbra appena accennato ma più che sufficiente. Un bacio talmente breve da non riuscire nemmeno ad assaporare per bene l'altro, ma in quel momento, in quel preciso momento era tutto perfetto così. Un breve istante e poi tornarono a guardarsi negli occhi.

- Anche io per oggi ho fatto qualcosa di cui avevo paura Ermal

La voce di Asia suonò come un sussurro ma dipinse un sorriso sul viso di Ermal, sorrise e la strinse in un abbraccio nuovo, più intimo e sentito.

Insieme avevano valicato il muro della paura.

Ce l'hanno fatta!!! Finalmente sono riuscita a farli baciare anche se probabilmente non vi aspettavate un bacino da scuola materna ahahaha!

Kiss kiss

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