Capitolo 3

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13 gennaio 2019

Una noiosa domenica di un piovoso gennaio, Milano in quei giorni somigliava a Londra, una pioggia fine e fitta scendeva dal cielo rendendo ogni cosa grigia e spenta.
La ragazza era nel suo piccolo appartamento, accoccolata sul divano ed avvolta in una coperta extralarge, tra le mani teneva una tazza fumante di un infuso alla frutta ed aveva gli occhi fissi su un libro posato in grembo. Impossibile decifrare la sua espressione impassibile ma totalmente rapita dalle parole scritte.

Amava i libri, la letteratura in ogni sua forma, l'amava al punto da voler trasmettere quell'amore a chiunque soprattutto ai giovani ed era ciò che l'aveva spinta a studiare lettere e diventare poi una docente alle superiori. Girava con delicatezza ogni pagina come se temesse di ferire quelle pagine, un timore reverenziale.

In quella stessa domenica il ragazzo chiuso nel suo appartamento litigava con il suo braccio, aveva tolto da pochi giorni il gesso e pretendeva di tornare a suonare immediatamente. Chiunque gli aveva detto che era impossibile ma lui testardo com'era continuava a provare ad imbracciare la chitarra e suonare qualcosa interrompendosi spesso per le fitte di dolore e per la difficoltà nel muovere un braccio che per quasi un mese era stato tenuto immobile.
Il suo caro amico Marco rideva per ogni smorfia e cercava di convincerlo a lasciar perdere.

Nulla lasciava presagire che qualcosa potesse cambiare quel giorno, che le speranze potessero riaccendersi senza preavviso dopo esser state messe a tacere per intere giornate. Il telefono di Marco vibrò sul tavolino in vetro facendo molto più rumore del dovuto così lo afferrò ed aprì il direct di Instagram che aveva ricevuto:

"Ciao, so che nelle ultime settimane le caselle di posta di Ermal Meta sono state invase da migliaia di messaggi di questo tipo. So che se scrivessi a lui probabilmente questo messaggio finirebbe nel cestino insieme ad altre centinaia. Scrivo a te perché spero tu possa far arrivare il messaggio al diretto interessato.
Il primo di dicembre ero in piazza del Duomo ed ho visto ogni cosa. La ragazza che ha soccorso Ermal é una mia carissima amica e quel giorno eravamo insieme.
È talmente testarda da non voler tornare sui suoi passi,  farsi conoscere. Ha paura per la sua privacy.

Lei mi odierà per questo messaggio, ma credo che sia giusto per Ermal trovare pace ad una domanda che chiunque si porrebbe.
Questo che segue è il link al suo profilo Instagram (è aperto, puoi controllare) e questo il suo numero di telefono. Spero di esserti stata d'aiuto.

Con affetto Sofia"

Il lungo silenzio fu interrotto dalla voce del cantante
«Oh che succede? Hai una faccia!»

Non rispose e passò direttamente il telefono al ragazzo di fronte a lui che silenziosamente lesse il messaggio, poi lo rilesse. Era incredulo. Non era certo di ciò che c'era scritto, se fosse il caso di donare fiducia a quelle parole. Bastò però uno sguardo al suo amico per capire che era il caso almeno di soddisfare la sua curiosità, con dita tremanti cliccò sul link.

Si aprì subito un profilo di una ragazza di nome Asia. Nella descrizione alcune parole di Italo Calvino:

"Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che deve dire"

Scese un po' più giù, alla ricerca di un volto, per ora solo foto di libri accompagnati da piccole recensioni, molti di quelli li aveva letti, altri erano nella sua lista acquisti ed altri ancora non li aveva mai sentiti nominare. Tra un libro e l'altro la foto di qualche paesaggio accompagnato da citazioni di grandi poeti e letterati. Sembrava una ragazza con un certo livello culturale, non una ragazzina ma una donna intelligente.

Scese di parecchio per trovare un viso, uno scatto in montagna, una cascata di capelli color miele e due occhi castani, un sorriso appena accennato. Sembrava un'adolescente d'aspetto ma non di certo per quello che era il suo profilo, trasmetteva l'intelligenza di un'adulta.

Né lui né Marco parlarono durante la sessione di stalking di quel profilo ma ora entrambi avevano cose da dire, dovevano decidere cosa fare. Entrambi nutrivano fiducia, sembra compatibile con la voglia di restare anonima. Ma Ermal ora aveva paura, non sapeva se fosse il caso di credere fino in fondo a quel messaggio. Per ogni buona cosa decise di salvare quel numero in rubrica, ci avrebbe dormito sopra, forse la notte davvero avrebbe portato consiglio.

***

15 gennaio 2019

Erano passati due giorni dal messaggio e lui aveva finalmente preso una decisione, avrebbe provato a telefonare, aveva bisogno di chiudere quel capitolo e solo così lo avrebbe fatto, avrebbe saputo la verità e forse dato un volto ad un angelo.
Era tarda mattinata ed il telefono squillò fino a far scattare la segreteria.

Asia era al lavoro, stava spiegando i promessi sposi alla sua quinta ginnasio e vide il suo telefono posato sulla cattedra illuminarsi, era una chiamata da un numero sconosciuto e lo lasciò suonare fino alla fine, nulla meritava la sua attenzione più dei suoi studenti e del caro Manzoni. Loro ascoltavano ed erano particolarmente attenti durante le lezioni di quella giovane professoressa.

Lei presa com'era da quel lavoro tanto amato dimenticò il suo cellulare e lo ignorò fino all'ora di pranzo quando si ricordò di averne uno e di dover fare una chiamata di piacere alla sua migliore amica.

Appena sbloccato lo schermo rivide la chiamata persa ed un messaggio dallo stesso numero, lo aprì e dopo averlo letto imprecò ad alta voce:

"Ciao, sono Ermal Meta, ho provato a chiamarti ma non ho ricevuto risposta. Una persona qualche giorno fa ha inviato il tuo numero di telefono ad un mio collaboratore, dice che sei tu la ragazza mi ha soccorso dopo l'incidente. Quello che ha scritto ha generato in me un moto di fiducia e la speranza di aver finalmente trovato chi stavo cercando. Quindi ti prego, se sei tu, per favore,rispondi a questo messaggio o chiamami. Dammi, per favore, la possibilità di dirti grazie di persona."

Chiuse immediatamente la chat e chiamò alla velocità della luce quell'unica persona che sapeva tutta la verità:

- Cosa cazzo ti è saltato in testa? Gli hai scritto cazzo! Hai scritto ogni cosa!

La chiamata durò abbastanza per far sfogare la ragazza e permettere a Sofia di giustificarsi al meglio ma senza riuscirci veramente. Ogni cosa non era abbastanza per l'amica arrabbiatissima e ferita per la fiducia tradita.
Lanciò il telefono sul divano con tutta la rabbia che aveva in corpo. Ora il messaggio lo aveva letto ed ora non sapeva cosa fare, ora sarebbe stata obbligata a contattarlo, non sarebbe stata in grado di ignorare ancora quell'evento, ora che era più grande di lei. Ora che lui sapeva chi era lei. Ora che due piccole spunte blu erano al fianco di quelle parole.

Si fece coraggio e chiamò quel numero, squillò per poche volte e finalmente una voce dall'altra parte, quella voce che tanto amava nella canzoni e che anche in quel momento era dolce.

- Pronto?
- Ehm salve, ho trovato la sua chiamata ed il messaggio.
- Salve! Sei realmente tu quella persona?
- Si ma a questo proposito, io non volevo essere contattata e vorrei che anche adesso le cose restassero così.
- Perché? Non ti chiedo di apparire o nulla, ma un aperitivo, un caffè. Una cosa semplice, privata. Il tempo di ringraziarti, solo questo ti chiedo. Per favore. Poi sparirò dalla tua vita e tornerà tutto alla normalità.
-Non tornerà alla normalità perché ogni incontro la vita la cambia. Nulla sarà uguale dopo.
-Per favore ...
-Un aperitivo, venerdì sera. Termino di lavorare per le 18. Ci troviamo in un bar e poi basta.

Il ragazzo sorrise, era rimasto colpito da quella voce così forte e determinata, sapeva esattamente quello che voleva ed era riuscita a colpirlo, ora era certo che fosse lei. Aveva trovato il suo angelo. In quel momento si sentì felice, la vita gli aveva regalato quell'occasione e non vedeva l'ora.

Lei invece si buttò sul divano liberando un lungo sospiro, non poteva credere di aver accettato, avrebbe incontrato uno dei suoi cantanti preferiti, si sarebbe seduta li con lui. Fu tentata di chiamare la sua migliore amica e avvisarla ma qualcosa la trattenne, non se la sentì di rendere partecipi altre persone di ciò che aveva fatto. Ora avrebbe dovuto fare solo una cosa, attendere quell'incontro.

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