Capitolo 32

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-Esattamente dove mi stai portando? Perché forse non te ne sei accorta ma la civiltà è finita chilometri fa. Ci sono solo erba e piante qua intorno!

- Ti ho detto che abito in campagna e comunque rilassati, manca ancora un pochino.

- Uffa ma veramente c'è il nulla qua intorno! Come si può pensare di abitare in un posto del genere? L'ultima casa che abbiamo visto era una vita fa, non ci sono i supermercati e niente e la vita. Dillo che stai cercando di farmi sparire

- Mochela!! ( è un modo molto scherzoso per dire di smetterla). Ah che te copo par vera e te fo sparir ne l'Adese se te seiti! (guarda che ti uccido davvero e faccio sparire il corpo nell'Adige se continui)

Risero entrambi, Asia si era espressa in perfetto dialetto ed Ermal era riuscito più o meno a cogliere il senso generale di quello che aveva detto, con i suoi tempi si stava abituando a quel lato di Asia.
In ogni caso nonostante continuasse a lamentarsi il posto era molto bello. La strada era semi sterrata, con campi coltivati parte per parte, alcuni frutteti e vigneti. C'erano anche delle stalle ma non si vedevano gli animali al pascolo.
Sembrava quasi di essere finiti in un paesino proveniente da un'altra epoca, raramente si vedevano della case, ma non erano esattamente case, erano delle corti, con l'ingresso fatto con archi di pietra e la targa fuori ad indicare quale corte fosse.

Asia era finalmente a casa, conosceva a memoria ogni corte, ogni persona che ci abitava, anziano o bambino che fosse. Con il finestrino abbassato nonostante fosse fine luglio riempiva i polmoni d'aria pura, il profumo dei frutti maturi nell'aria era inebriante.
La strada era piuttosto stretta ed Ermal si chiese come avrebbero fatto se avessero incontrato un'auto provenire dal senso opposto visto che si, quella era una strada a doppio senso.
Risolse ogni dubbio quando un'auto la incontrarono realmente. Asia accostò, lasciando che parte della sua auto uscisse di strada e l'altro fece la stessa cosa ma quando stava per passarli via si fermò per abbassare il finestrino.
-Bionda! Te torni ogni tanto al nido anca ti!!!
- ciao vecio! Si qualche volta si!
-Viento ała sagra de ste sere? Che te sałudo ben? (vieni alla sagra una sera di queste così ti saluto con calma)
- sicuro!! Se vedemo li va!
- va ben!!!

Riprese la sua marcia e mentre stava alla guida lanciava occhiate furtive ad Ermal che si guardava intorno, anche lui, cercava di leggere i nomi delle corti ma con poco successo, prese così ad indicarle.

- Quella è corte Toniolo , loro avevano iniziato come falegnami, vendevano anche della legna per l'inverno oggi invece producono biliardi. Poi laggiù c'è corte Molinari

-Quelli della sambuca?

- No! Loro hanno le api, producono il miele e si occupano di portare le arnie in tutti i frutteti, loro ci guadagnano spazio per le arnie e gli altri si risparmiano il problema dell'impollinazione. E laggiù c'è la mia corte.

- Corte Belloni

Ermal lesse la targa e sorrise per il cognome buffo, il cancello si aprì ed entrarono in una corte ampissima, dal vialetto d'ingresso si vedeva sulla sinistra un'aia molto grande su cui era già depositata dell'erba a seccare e sulla destra un giardino enorme, con una piscina interrata di medie dimensioni, v'erano delle sdraio, tre di quelle erano occupate da una ragazza più o meno loro coetanea e due donne sui cinquanta.

Non molto distante un gazebo con sotto un tavolo già apparecchiato e delle sedie. Di fronte a loro una casa su due piani, da fuori sembrava essere enorme, non aveva uno stile particolare, era semplice e tinta di un giallo tenue.
Da un lato della casa si notava una stradina che proseguiva, Asia esultò silenziosamente quando al lato vide il barbecue fumante e tre uomini in costume li attorno.

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