Capitolo 53

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Quella fuga romantica durò davvero troppo poco, appena un giorno ed erano già a Milano, nel piccolo appartamento di Asia a liberarsi di quella valigia e in attesa di rientrare nelle loro frenetiche vite ma con la voglia di restare appigliati per sempre alla dolcezza dei loro gesti, lontano dallo stress del lavoro e della vita in generale, volevano restare solo loro ancora a lungo.
Per sempre era un tempo piuttosto accettabile in effetti.

Ermal voleva averla tutta per sé ancora qualche ora, non era ancora pronto a lasciarla andare, erano state settimane di sofferenza, di lontananza fisica, erano troppo poche quelle ore per poter lenire i tanti, troppi problemi.
Ed erano troppo poche nella drammatica attesa di rivedersi, sarebbero passate almeno tre settimane, Ermal sperduto nel sud Italia tra interviste e firmacopie.
Lei al nord tra ore trascorse tra i banchi di scuola ed altrettante con otto ruote sotto ai piedi.
Il loro amore era difficile, problematico, complicato.
La distanza era difficile da gestire per due persone naturalmente legate al romanticismo di un gesto.
Sarebbero stati male, avrebbero sofferto in modo quasi inumano.

Lo sapevano entrambi.

Si abbandonarono sul letto di Asia, inermi, consapevoli di tutte quelle emozioni negative che stavano vivendo, consapevoli che qualcosa tra loro stava cambiando, perché l'amore ha bisogno di presenze e loro così si facevano del male.
Erano troppo consapevoli di quello che stava accadendo.
Non riuscivano ad esserci e non potevano fare a meno l'uno dell'altra. In quei giorni anche lui ragionando sulle parole e paure che la bionda aveva espresso in Puglia si era convinto di provare le stesse sensazioni, nel profondo anche lui aveva paura.
Non potevano sperare sempre in una qualche catastrofe climatica per vedersi, se non fosse stato per quella nevicata e per il colpo di genio di Ermal avrebbero trascorso divisi un intero mese.
Un altro.

Ermal se ne stava sdraiato a fissare il soffitto, sentiva la calda e rassicurante presenza di Asia al suo fianco avvolta nel plaid. Il dolce peso della testa sulla  spalla. Il respiro leggero che tentava in qualche modo di quietare la paura.

Il soffitto bianco non aveva nulla da mostrare, il silenzio assordante nulla da dire, eppure la perfezione di un momento stava prendendo vita.

Asia ascoltava con l'anima quella di Ermal, percepiva la paura in ogni respiro, il cuore batteva così forte che riusciva a sentire l'agitazione, quella sensazione di vuoto che ti prende quando qualcosa sta per finire, quando qualcosa si allontana da te.

- Amore, per favore, dimmi che hai una poesia per noi in questo momento. Dimmi che c'è ancora qualcosa per noi adesso. Dimmi che il peso che ho sul cuore è un errore. Per favore amore.

Asia rimase impietrita da quel tono di voce, il pianto faceva debolmente capolino tra una sillaba e l'altra, la delicata disperazione di un uomo che sa amare e che quando ama sa mettere tutto se stesso, sa donare ogni cosa. Aveva una poesia come sempre, come in ogni momento importante della vita, aveva una poesia che sapeva di speranza, ma che nel suo cuore aveva già acquisito la forma della rassegnazione.

-Non la so a memoria, ma ho qualcosa in testa. Aspetta un attimo.

Si alzò dal letto lasciando un posto caldo al fianco del cantante che fu pervaso da una sensazione di freddo persistente, la osservò allontanarsi ed ebbe paura di vederla andarsene per sempre. Il suo corpo si muoveva sinuoso seppur stretto in vestiti troppo larghi, i capelli ondeggiavano sulla schiena ed il suo passo era deciso, come sempre.

Impiegò pochi attimi per trovarsi di nuovo lì.
Seduta con eleganza all'angolo del letto, le gambe incrociate e la schiena ben dritta, un libro aperto sulle gambe di cui Ermal non vide la copertina, non ebbe nemmeno le forze di alzarsi per avvicinarsi, restò immobile, occhi fissi sul soffitto e anima all'ascolto in attesa dell'estasi poetica che lo intrappolava ogni volta che lei apriva bocca.

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