9 febbraio 2020
Le prime luci del mattino, con i loro timidi raggi che filtravano attraverso le nubi piovigginose, andarono ad illuminare il volto teso e dall'espressione tutt'altro che serena di Ermal.
Era corrucciato, come in preda ad un incubo, le braccia aperte ma con i pugni chiusi, come a volersi difendere da qualcosa ed una miriade di ricci sudati appiccicati alla fronte.
Non fu proprio quel che si definisce un bel risveglio.Sentiva la testa intontita, come se si fosse appena svegliato dopo una sbronza colossale, questa pulsava ad ogni respiro e l'orologio che aveva ancora al polso non segnava ancora le 7 del mattino.
Aveva passato l'intera nottata con i jeans addosso e buttato sopra le coperte, si era svegliato mille volte per gli incubi più disparati, per il freddo e si sentiva peggio di uno straccio.Il pensiero di dover, di lì a poche ore, partire per un altro firmacopie gli diede una sensazione di nausea e schifo che non aveva mai provato in vita sua.
Osservò il pacchetto di sigarette ancora sul tavolino del balcone e riuscì a fatica a respingere il conato di vomito che cercava di uscire dal suo corpo, la sera prima lo avevano aiutato giusto per un attimo e poi ogni cosa aveva riacquisito il medesimo peso, forse qualcosa di più.Di sudore, di lacrime o mare
ci sembrava la cura di tutto
il sale.Non erano parole sue quelle del suo primo Sanremo da solista, eppure dal primo istante in cui le aveva sentite, se ne era appropriato.
Erano vere, erano così sue che gli pareva impossibile non averci pensato prima, o forse inconsciamente lo aveva fatto ogni volta che si era trovato a fare una passeggiata al mare oppure ogni volta che si era seduto sugli scogli con la sua chitarra in braccio ad ascoltare le onde infrangersi contro la costa, ogni volta che qualche schizzo salato e freddo gli aveva bagnato i vestiti e la pelle.
Ora però, il mare non c'era e di lacrime ne aveva spese fin troppe, dubitava che potessero essercene ancora.Aveva una sola opzione.
Illuminato da quell'idea quasi geniale prese a frugare nella sua valigia, era certo che da qualche parte ci fosse qualcosa di comodo, tirò fuori un paio di pantaloni della tuta neri e rovinati, abbinati in malo modo ad una felpa piuttosto aderente di un odioso turchese, non sapeva nemmeno come mai l'avesse portata con sé visto che era orribile, forse perché era il colore preferito di Asia, forse perché gli era sembrata comoda.
Appena fu vestito uscì dalla porta di servizio di quel bellissimo hotel di lusso del centro di Verona e iniziò a correre.
Non aveva un ritmo preciso, accellerava e rallentava a piacimento, seguiva il ritmo che più gli pareva appropriato alle immagini che apparivano nella sua testa.
Andava veloce quando le urla prendevano il sopravvento sui pensieri, quando alcuni ricordi della sua vita in Albanìa facevano capolino e rallentava tanto quando sulla pelle sferzata dal vento gelido percepiva il dolce tocco delle mani di Asia, pareva quasi che volesse con quel ritmo far durare molto le cose belle e accelerare le sofferenze.
Non aveva molto fiato e quell'andatura sconclusionata non lo aiutava a resistere a lungo, ben presto si trovò completamente zuppo di pioggia e senza fiato.Era arrivato sul lungadige ed il fiume scorreva rapido, era più gonfio della sera precedente e se avesse continuato a piovere il quel modo si sarebbe ingrossato ancora di più.
Pareva arrabbiato, trascinava con la forza della sua corrente ogni cosa che trovasse sul cammino e si infrangeva maldestro contro i piloni dei ponti della città come se volesse abbatterli ad uno ad uno.La bellezza della forza della natura, il suo corpo bagnato di pioggia e sudore, tutto il caos che aveva dentro ad un certo punto quella situazione prese il sopravvento su di lui.
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Unexpected
Fanfic|| COMPLETA!! || Asia è una giovane donna, ama la letteratura, ed in essa si nasconde ogni volta che pensa all'amore. Sentimento che rifiuta con forza. Ma un giorno il destino organizza un crudele appuntamento per lei. Il vento gelido e l'asfalto um...