Cap 4

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Rimasi in silenzio, prendendo dei respiri profondi mentre le sua dita affusolate mi sfiorarono la guancia. Sentii il suo sguardo puntato su di me, come se le sue intenzioni fossero quelle di leggermi dentro. Non avevo la più pallida idea di cosa dire. La testa era priva di ogni pensiero, come se il suo metodo di rilassamento fosse in realtà una copertura per un lavaggio del cervello.

La sua mano si poggió sulla mia pancia mentre i suoi occhi rimanevano fissi su di me.

Presi un respiro profondo, forse più di uno, mentre i muscoli del collo incitavano la testa a girarsi verso di lui. Ogni altra parte di me combatteva affinché rimanessi a fissare il soffitto ma la testa ebbe la meglio e mi voltai.

I miei occhi verdi si scontrarono coi suoi fino a diventare un tutt'uno, come due gocce d'acqua che si rincorrono lungo uno specchio per poi formare qualcosa di più grande e continuare il loro percorso insieme. Rimasi a fissare i suoi occhi per pochi istanti, in attesa che lui parlasse, ma quando non successe, distolsi lo sguardo, voltandomi verso il lato opposto.

Le sue mani presero il mio viso costringendomi a girarmi.

CAM'POV

Quando si voltò mi sentii come rinascere. Ogni parte di me combatteva una battaglia interiore riguardo alle sensazioni che quegli occhi verdi mi provocarono. Mi sentii come un pesce, libero di nuotare fra le acque cristalline dell'oceano, ma un altro lato di me si sentiva soffocare perché neppure l'oceano era infinito!

Rimasi un istante buono a fantasticare a cosa pensasse, dietro quegli occhi ancora arrossati dalle lacrime salate che le avevano innondato le iridi.A fantasticare cosa succederebbe se un giorno, dentro quegli occhi, potessi vedere me; me e soltanto me.

Quando distolse lo sguardo mi sentii ferito e perso.

Con la mano tremante le carezzai nuovamente la pelle del viso e la costrinsi a voltarsi verso di me.

Provai un senso di leggerezza quando non oppose resistenza e si girò .

I suoi occhi però non sfiorarono il mio sguardo, ma si concentrarono verso la finestra alle mie spalle.

Mi misi seduto sul letto per oscurarle le visuale ma lei fece lo stesso; il tutto senza mai distogliere lo sguardo dal vetro.

Sapevo che avrei corso un gran rischio ad aiutarla e a spingerla ad aprirsi con me riguardo a ciò che provava, e in questo momento non potevo fare a meno di colpevolizzarmi e sentirmi fottutamente stupido per essere stato così precipitoso.

"Guardami" quasi la supplicai, ma lei non lo fece

" ti prego" dissi con un filo di voce.

Questa volta mi diede ascolto, ma non ebbi il coraggio di parlare e a quanto pare anche lei aveva le stesse paure.

Era come se entrambi ci fossimo nascosti in casa dopo uno tsunami e nessuno di noi fosse intenzionato ad uscire per venire in contro all'altro.

Non ebbi il coraggio di sbloccare la serratura del mio rifugio, mi limitai a rivolgere un sorriso che lei ricambiò prima di stringerla a me e farla appoggiare al mio petto mentre mi sdraiavo.

Passai il resto della notte, ormai trasformatasi in mattina, ad abbracciarla, mentre con le dita mi divertivo a giocare con le punte dei suoi capelli.

Lei si addormentò, il che mi concesse di poterla ammirare in modo discreto, senza sentirmi sempre sull'attenti.

Un'altra ciocca setosa mi scivolò tra le dita, ed era incredibile quanto un gesto tanto semplice potesse permettermi di rilassarmi e mettere un po' di pace alle battaglie che si combattevano proprio sotto il mio primo strato di derma.

Sembrava tutto un libro aperto, una di quelle fiabe a lieto fine che si raccontano ai bambini, ma la vita si sa non è una favola e ben presto i miei pensieri vennero oscurati dalle nubi, quelle nubi che avevano nome e cognome: Thomas Lee e Shawn Mendes.

Mischievous || Cameron Dallas (WATTYS2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora