Capitolo 13 (3)

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Freddie's PoV

Lady è sul mio braccio che mi guarda silenziosa. Forse troppo silenziosa per i miei gusti, in contrasto con il lieve chiacchiericcio che mi circonda.

Tutti sembrano portati a fare amicizie, come del resto abbiamo fatto io, John, Roger e Brian; credo sia normale non desiderare di essere soli. Qua, nella penombra rischiarata solo da poche candele, la solitudine sembra opprimere ancora di più i ragazzi che stanno in disparte e sorrido nel pensare che a me l'oscurità fa un effetto totalmente opposto. Grazie ad essa rifletto su ciò che mi sta succedendo e mi sento in qualche modo in collegamento con l'animale al mio fianco.

Scruta tutto ciò che ci circonda, con un atteggiamento fiero tipico di chi sa che ogni cosa che accadrà non la potrà in alcun modo toccare. Nel suo cuore intravedo curiosità, e attraverso gli occhi che mi fissano capisco l'intelligenza che caratterizza Lady.

Inevitabilmente i miei pensieri si spostano in direzione del suo padrone, Roger. Il biondo è contraddittorio, sembra che se ne voglia fottere della vita, delle regole e delle imposizioni a lui poste, eppure allo stesso tempo il suo carattere rivela un'intelligenza ed un'abitudine alla riflessione che non è tipica dei ragazzi impulsivi.

Mi somiglia per certi versi, anche se io non avrei paura a mostrarmi davanti alla gente in tutta la mia essenza e la mia sincerità.

Lady sembra annuire nella mia direzione, quasi a captare i miei pensieri, e faccio un altro collegamento fra me e Roger. Lui preferisce i rapaci, silenziosi e all'apparenza razionali. Ti osservano, ti guardano, nulla sembra toccarli, ed all'improvviso piombano con eleganza sulla preda, mostrando tutta la propria esplosiva e pericolosa natura.

Io invece sono legato ai miei gatti: impulsivi e lunatici, sono posti sempre al centro dell'attenzione di tutti. Sono simili a me, che passo da momenti riflessivi come questo ad attimi di estrema irrazionalità. Come l'appuntamento con David, il bel biondo misterioso.

"Siamo quasi arrivati alla Sala Grande" inizia il Prefetto della mia Casa interrompendo bruscamente i miei pensieri.

Il mio viso perde quell'espressione corrucciata tipica di quando rifletto, raddrizzo le spalle, assumo una posizione arrogante e sorrido immaginando la passeggiata che faremo io e Bowie. 'Dio, quanto sono romantico' mi rimprovero in silenzio. 'Ancora un po' ed inizierò a portare delle rose al primo appuntamento.' Rido nell'immaginarmi con un mazzo di fiori in mano per porgerlo al mio compagno.

"È successo qualcosa di divertente, Bulsara?" sussurra soffiandomi sul collo una voce che non riconosco subito.

Dei brividi mi attraversano la schiena e giro la testa all'indietro incrociando in questo modo un paio di occhi di colore diverso. Sorrido perdendomi in essi, sbalordendomi sia dei superficiali freddezza e distacco che esprimono sia dell'immensa profondità che nascondono. Mi incanto a guardarlo e ci fermiamo l'uno davanti all'altro, mentre i ragazzi delle altre Casate ci passano di fianco, ignorandoci.

Alza un sopracciglio con fare interrogativo, interpellandomi nuovamente.

"Stavo pensando" rispondo io abbandonando per un attimo la facciata di ironia tipicamente mia "al fatto che quella ragazza è veramente figa, tesoro. Potrei chiederle di uscire, che dici?" Avevo intenzione di dire qualcosa di serio, lo giuro, eppure la sua attuale espressione è impagabile.

"Stronzo" risponde fingendosi offeso. Fa per allontanarsi quando io lo afferro per un braccio e lo costringo a camminare insieme a me in direzione della Guferia. Osservandolo noto che si è leggermente truccato gli occhi e sorrido nel pensare che l'abbia fatto per me.

"Vedo che ti sei fatto bello, dolcezza" dico io con la consueta mancanza di serietà.

"Sarà per quella ragazza là" mi risponde scorbutico lui. "E poi sono sempre bellissimo" riprende subito dopo.

𝐡𝐨𝐠𝐰𝐚𝐫𝐭𝐬' 𝐪𝐮𝐞𝐞𝐧 [𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐚]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora