NUOVI SEGRETI

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Una volta arrivata alla sede vado alla finestra della mia camera e mi arrampico per riuscire a entrare nella stanza.

Comincio a frugare nel mio armadio e prendo lo zaino più grande che riesco a trovare, il quale ha anche una tasca esterna per le frecce, per poi posarlo sul letto e iniziare a riempirlo.

Prendo le lenti a contatto dal cassetto della scrivania e comincio a posizionarle sugli occhi cercando di non farmi male.

Ora i miei occhi sono marroni. Sono ancora le 18:00, ho ancora un po' di tempo, in un'ora dovrei riuscire a preparare tutto.

Poi prendo il fondotinta e lo passo su tutto il viso coprendo le lentiggini. Decido di passarlo anche sulle labbra in modo tale che assumano lo stesso colore della faccia.

Adesso tocca ai capelli. Per quelli mi limito semplicemente a fare una treccia morbida e a portarla sulla spalla destra, dato che sono già biondi.

Sono stanca di dovermi ridurre così ogni volta che devo uscire, ma sono troppo riconoscibile e, ultimamente, sembro essere diventata il pericolo numero uno sulla Terra.

Come ultima cosa riapro l'armadio e ne tiro fuori una tuta nera che lascia scoperte solo le mani e la testa.

È impermeabile ed è perfetta per il bosco. Le parti in cui devo mettere i piedi sono più dure in modo tale che funzionino anche da scarpe.

Sento Elys e Royce che parlano nella camera di lei, così ne approfitto per andare nella stanza delle armi in cui trovo la maggior parte di quello che mi serve.

Inizio a prendere più frecce possibili e le metto nella tasca apposita. Poi afferro due accendini e un pacchetto di fiammiferi e li posizioni con cura nella tasca più piccola che trovo. Adesso tocca alle corde e ai moschettoni.

Ho deciso che dormirò su un albero stanotte e col moschettone eviterò di cadere. Prendo anche un coltello, non si sa mai, per poi mettere tutto nello zaino e andare in cucina.

Lì mi limito a rubare solo poche cose, fra cui pane, prosciutto, tonno in scatola, mele e acqua. Di quest'ultima prendo solo due bottiglie da un litro ciascuna. Sono... Sono pronta per partire. Si torna a casa, Ignis, anche se per poco.

Mi avvio correndo verso la fine del bosco. Rivedo il nastro argentato legato a quell'albero.

Il mio albero. Proseguo verso casa con lo stesso passo affrettato, senza fermarmi mai. Eccomi in città. Sono di nuovo lì, dove non avrei mai creduto di tornare.

Comincio ad avere alcuni ciuffi di capelli fuori posto sudati, ma la stanchezza non m ferma.

Arrivo finalmente nella via di casa e la incrocio con lo sguardo. Faccio un respiro profondo e faccio lentamente un passo, poi un altro, poi un altro ancora.

Sento i piedi che colpiscono l'asfalto in maniera fredda, senza però avere un contatto più profondo con quest'ultimo.

I miei piedi riescono al massimo a far saltellare di tanto in tanto qualche pietruzza che giace e si confonde in mezzo a tutto quel grigio.

Non è la stessa cosa di camminare nel bosco, sulla terra. Lì c'è ben altro che un semplice contatto. Sull'asfalto i piedi sbattono. Sul terreno i piedi aderiscono perfettamente, come in un puzzle. Sul terreno riesci a lasciare un'impronta. Una parte di te.

Una testimonianza. Un qualcosa di speciale. E dato che quel qualcosa di speciale non posso lasciarlo nelle persone mi accontento di lasciarlo al bosco, al terreno.

Conto i passi finchè non mi ritrovo proprio davanti alla finestra della cucina. Centosettantadue.

Ho fatto esattamente centosettantadue passi dal momento in cui ho iniziato a contarli uno ad uno.

LE CITTÀ NEMICHEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora