L'INFERNO

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Non riesco a decifrare lo sguardo di Royce. Mi guarda come se fossi un mostro, un mostro di chissà quale provenienza. "M-ma... Sì lo so che questo è il tuo potere. Era... Era scritto sul computer, me lo ha detto Elys."

"E allora qual è il problema?!" Sbotto io incapace di comprendere le sue parole, i suoi pensieri, i suoi problemi.

"Il problema è che tu sei un'Impura. Dev'essere l'arcangelo del fuoco a donarti il controllo del potere. Non puoi fare tutto di testa tua, potresti ucciderti col tuo stesso potere, lo capisci?!"

Stavolta è lui che sta quasi urlando. Si porta i capelli indietro con un gesto veloce e, a quanto pare, disperato della mano.

Sospira profondamente, come se stesse impazzendo, ma credo che qui l'unica che rischia di avere un esaurimento nervoso sono io.

A mia volta lo guardo con aria di sfida e gli dico: "Che importanza ha?! Tanto fra due settimane non esisterò più. Se sono io o Lucifero a togliermi la vita che differenza fa?"

"Senti, non appena ti azzardi un'altra volta a paragonare la tua vita a niente giuro che ti lascio prima delle due settimane che ti rimangono."

Mi dice con tono furioso. Io rimango in silenzio, mi dedico semplicemente allo sciogliere la treccia bionda e mettermi seduta accanto ai resti di cenere rimasti dal falò.

"Ascolta, Ignis. Io ti amo e abbiamo una notte soltanto prima che... Che tu venga portata via, e noi due stiamo sprecando il nostro tempo scannandoci a parole."

"Non ho mica minacciato io di lasciarti."
"Non intendo questo. Ho detto quella cosa perché non stai dando abbastanza importanza alla tua vita. Te ne freghi di morire, così come te ne freghi di vivere. Ti stanchi di tutto. Ti rifiuti di fare anche la minima cosa che possa farti rimanere in vita."

"Che sono pigra era risaputo" ribatto io con freddezza.
"Io non posso perderti. So di doverti lasciare e lo sto accettando. In realtà no, non lo accetterò mai, ma sto cercando di essere consapevole della cosa. Ma se tu muori prima di quelle due settimane non accetterò mai la cosa."

"Dovrai accettarlo. Non hai alternative." Lo guardo e noto nella sua espressione una serietà che ho visto raramente in lui.
"Un realtà un'alternativa ce l'ho."
"E quale sarebbe, sentiamo?"
"Vengo con te".

"Azzardati e ti scanno."
"Ci scanneranno insieme."
"Piantala di dire idiozie."
"Non dico idiozie. Sono disposto a venire con te. Mi basta solo un tuo sì. Non ti chiedo altro."

"Chiedi già troppo. Andrò solo io. Ora, per favore, smettiamola di parlare di queste cose. Ho una sola notte e la voglio passare con te."

È così succede. Passiamo l'ultima notte insieme accucciai su un albero, con la sua ala che mi avvolge come una coperta.

Io però crollo solo alle 02:00, e lui ancora dopo, rimasto sveglio per tutto questo tempo ad accarezzarmi i capelli.

Non ci scambiamo una sola parola, rimaniamo semplicemente a fissare il cielo e ad aspettare di riuscire ad addormentarci.

Proprio come una mano fra i miei capelli mi ha fatto addormentare la sera prima, una mano fra i miei capelli mi sveglia.

Lo guardo con gli occhi ancora non del tutto aperti e mormoro un buongiorno mischiato con uno sbadiglio.

Lui risponde e non mi da neanche il tempo di svegliarmi del tutto che si alza e mi prende in braccio.

"Dove andiamo?" Gli domando mantenendo i nostri sguardi intrecciati.

"Sono le 07:30, alle 08:00 Lucifero ti aspetta al tribunale per... Per portarti via." Queste ultime tre parole sembra pronunciarle con uno sforzo immenso.

LE CITTÀ NEMICHEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora