L'ELIMUS VILLAGE

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Un'ora dopo, così come previsto, mi ritrovo già in piedi. Matt mi ha somministrato diversi antidolorifici attraverso delle punture e adesso riesco a camminare senza troppi dolori.

Alla fine con Elys non ho raggiunto un punto d'incontro: a seguito delle mie parole lei è rimasta in silenzio, facendomi semplicemente un debole sorriso per poi andare via, così come tutti gli altri.

Eppure qualcosa me la voleva dire. Lo si capisce dai passi incerti ma affrettati che faceva mentre si allontanava da me, mentre scappava dalla situazione.
Sono davvero finiti i segreti, le bugie?

Da oggi vivrò comunque come vogliono loro,  così come ho sempre fatto.
Vivrò in mezzo alle loro idee, cercando di non impazzire, cercando di conservare i miei di ideali.

La libertà di vivere come meglio credo è forse una cosa scontata, ma è anche qualcosa di troppo grande per me, qualcosa che non so gestire, forse perché non l'ho mai fatto.

Ad ogni modo, una volta raggiunti gli altri, comunico loro che sono pronta per andare al villaggio, ma loro mi invitano a sedermi.

"Come ti senti?" Azzarda Luke iniziando il discorso.
"Vincolata."
"Vincolata?"

"Esattamente. Fin da quando sono nata la mia vita è vincolata da voi. Sono una marionetta, non una persona. In quindici anni non sono sicura di aver fatto una sola scelta, tutto dipende da voi."

"Se avessimo voluto manipolarti avremmo iniziato dal cervello, non dalle azioni. Inoltre non siamo stati noi. Non credere che tutti quelli sotto il Governo Angelico siano uguali.
Noi dobbiamo semplicemente obbedire agli ordini, non abbiamo mai detto di essere d'accordo con quello che fanno.
Siamo quasi in periodo di guerra, creare insurrezioni non ci porterà da nessuna parte, non possiamo ribellarci. Il nostro compito è semplicemente quello di portarti viva al villaggio, nient'altro."

"Questo non giustifica il fatto che io sia stata per tutto questo tempo in una gabbia di cui non sapevo nemmeno l'esistenza fino a qualche mese fa."

"Ti ho già detto che la colpa non è nostra. Hale, così come tutti noi, ha semplicemente eseguito gli ordini. Chiunque l'avrebbe fatto avendo a che fare con uno sconosciuto. Poi lui si è innamorato davvero..."

"Piantatela con questa idiozia!"
"È la verità. Quanti problemi ci sono stati tra voi? Tutto doveva filare liscio ma lui si creava diecimila problemi per paura di non essere abbastanza per te. Se il suo unico scopo fosse stato l'esperimento avrebbe mirato semplicemente al tuo cervello, e quello già l'aveva avuto, ma lui voleva il tuo cuore.
È stato lui a richiedere la missione e la tua partecipazione dopo che l'hai chiesto tu, sempre per te."

Il mio sguardo rimane fermo e impassibile sugli occhi grandi e verdi di Matt nonostante le tante piccole emozioni che tamburellano dentro di me, dandomi sensazioni contrastanti, paure insistenti, paure che però non posso rivelare a nessuno.

Forse temo la verità, temo che i sensi di colpa possano insediarsi senza lasciare nemmeno un po' di spazio alla poca razionalità che mi è rimasta. Matt passa una mano sulla mia schiena accarezzandola, mostrandomi un sorriso rassicurante, un sorriso così finto, come quello che si fa ai bambini per tranquillizzarli dopo un brutto sogno.

I suoi occhi pieni di pietà nei miei confronti mi fanno imbestialire, come se non fossi in grado di riprendermi dopo una situazione difficile, come se avessi bisogno costantemente di qualcuno, come se dipendessi da ognuno di loro da tutta la vita.

"Abbiamo parlato. Adesso possiamo andare al villaggio, portatemi in quel manicomio così smetterò di crearvi problemi."
"Tu non ci crei problemi." Ed ecco che Matt spara la più grande cavolata della sua vita.

LE CITTÀ NEMICHEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora