Jessie rimane interdetta mentre fissa la sorella in lacrime. Non dice niente, la fissa soltanto, forse per paura che quelle parole possano far piangere anche lei.
Io nel frattempo cerco risposte negli occhi di Marg che però cerca la stessa cosa nei miei.
"Che succede?" Chiede Jessie con voce spezzata, allontanandosi da me per andare verso Anise.
Ma lei non risponde, cerca disperatamente di guardarla, senza però dirle niente.
"Che succede?" Ripete Jessie, stavolta con più convinzione, ma senza ricevere ancora risposta. Anise scuote la testa mentre continua a piangere e si stringe al prozio Elimus.A questo punto proprio lui si decide a parlare, mentre la tensione anima i nostri corpi.
"Jessie... L-la... la mamma è morta."Nel sentire quelle parole il mio sguardo si sposta istintivamente su Jessie, che intanto è con la bocca semiaperta. Temo per un attimo che i suoi occhioni verdognoli possano riempirsi da un momento all'altro di lacrime.
Mi avvicino a lei e provo ad abbracciarla non sapendo cos'altro fare, ma lei non reagisce, rimane immobile, facendosi accogliere da quella stretta come una bambola di pezza.
Non so come faccia a resistere, io al suo posto sarei crollata in lacrime, ma lei è solo scioccata, non piange.
"PORTALA VIA, MARG!" Sento gridare Anise che sembra aver ritrovato la voce.
"Andiamo a casa." Mi fa Marg provando a gestire la situazione.
Lei comincia a camminare e io poso la mano sulla spalla di Jessie, che si lascia guidare da me. Noto con la coda dell'occhio il suo sguardo posato sui miei occhi, così provo a far collegare i suoi verdi con i miei azzurri, ma non appena le sorrido lei abbassa di colpo la testa.Camminiamo fino a casa in un silenzio tombale, una volta arrivate la faccio sedere sul divano e mi metto accanto a lei, ma continua a guardare davanti a sé con sguardo perso.
"Come stai?" Azzardo in un sussurro.
Brava, Ignis, che domanda del cavolo."Non lo so..." L'impotenza mi travolge, non posso fare niente. Continuo a cercare un contatto visivo, sperando che mi dica cosa posso fare per lei. Jessie, forse capendomi, poggia la testa sulla mia spalla e io poggio la mia testa sulla sua, come per far combaciare gli spazi.
"Se vuoi puoi piangere."
"No, il mio amico Jack mi ha insegnato a non farlo. Mi ha detto di non mostrarmi debole."
"Non è da deboli, io stessa piango."
"Forte davanti a tutti, in lacrime davanti a nessuno." Dice lei senza ascoltarmi.Rimaniamo in questo modo per venti minuti, in silenzio, mentre Marg prova a dare a Jessie qualcosa da mangiare, prova a parlare, ma nessuna in verità ha voglia o bisogno di farlo.
Ci risvegliamo da un momento di trance con un forte bussare alla porta, insistente e ad ogni colpo più violento e disperato.
Marg corre ad aprire e intravedo la chioma bionda e ondulata di Anise entrare in casa in cerca della sorella. Non appena la vede si inginocchia al divano e le prende il viso tra le mani, stringendola in un abbraccio, un abbraccio che io non ho saputo darle.
Subito dopo Anise corre in cucina e chiede un bicchiere d'acqua dentro cui mette quella sostanza, per poi farla bere a Jessie.
Io intanto la fisso, supplicandola coi soli occhi di non farlo, di non bere. Non può dimenticare di aver perso la madre, prima o poi glielo diranno e proverà di nuovo quel dolore come se fosse la prima volta.
Lei però beve tutto, come una bambina rassegnata al fatto di dover prendere la medicina. Non appena ha finito è ancora lucida, sa quello che è successo, lo si capisce dagli occhi.
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LE CITTÀ NEMICHE
Fantasy[COMPLETA] Fuggire. È sempre stata una fuga la sua vita, quindici anni di problemi mai affrontati. Ma lei stessa sa che è arrivato il momento di affrontare la situazione. Uno solo. Un singolo avvenimento che la costringerà a mettersi in gioco. Un...