Regimi , tienimi su , perché sono un po' instabile...
Mamma vieni qui. Avvicinati, mostrati.
Papà sono solo. Perché questa casa non mi fa sentire a casa.
Se mi amate, non lasciatemi.
Camminavo verso casa sulle note di Unsteady. Sembrava che avessero scritto per me quella canzone. Adam mi reggeva sì, ma la mancanza dei miei genitori si era sempre fatta sentire. Una lacrima sfuggì al mio controllo, l'asciugai con tale velocità, da non sembrare neanche che sia mai scesa. Sentivo che qualcosa mancava in me, ma non sapevo come colmare quel vuoto. Che fosse l'amore? Impossibile. Io non sapevo neanche che cos'era l'amore, come mi sarebbe mai potuto mancare qualcosa che non conoscevo. Non sapevo che colore, sapore o forma, avesse. Il mio telefono suonò, mettendo silenzio tra i miei pensieri fin troppo rumorosi.
Messaggio da Adam: "Ci vediamo domani mattina "
Ciò significava che Adam avrebbe lavorato fino a tarda notte. E che ero a casa sola, quindi mi sarei potuta allenare. Adam tendeva a preoccuparsi troppo quando mi allenavo, diceva che non avevo nessun riguardo verso la mia salute fisica. Quindi approfittavo sempre della sua assenza per allenarmi, e lasciarlo ignaro di quella mia scelta ovviamente. Arrivata a casa salii al piano di sopra per cambiarmi. Corsi per le strade affollate di New York per quasi un'ora, godendomi la città e tutto il suo movimento. Non andavo molto veloce ma lo preferivo, preferivo che durasse di più che pochi minuti perché troppo affaticata. Quando tornai a casa, accesi lo stereo a tutto volume, tolsi la felpa rimanendo con leggings e reggiseno sportivo. Mi appesi alla sbarra delle flessioni, posizionata nella parte superiore della porta, incominciai la mia solita routine di esercizi con in sottofondo gli ACDC. Il sudore ricopriva la mia pelle pallida, mentre i miei capelli erano raccolti in una coda alta. Ad un tratto la porta si spalancò, una folata di vento investì la mia pelle sudata facendomi rabbrividire. Rimasi appesa alla sbarra immobile per la strana situazione che si era creata in pochi secondi. Da un lato mi veniva da ridere, dall'altro non sapevo cosa fare. Mi osserva senza ritegno, non curandosi che io potevo vederlo, sentivo il suo sguardo bruciare su di me. Quando mi risvegliai da quello stato di trance , mi infuriai rendendomi conto della situazione, però riuscì a parlare prima di me.
<<Mi spieghi come diavolo fai ad ascoltare la musica così alta?!>> urlò un po' per sovrastare la musica, un po' perché arrabbiato. Spensi la cassa e tornai a guardarlo con gli occhi ridotti a due fessure. Sentivo montarmi dentro la rabbia, come si permetteva di entrare dentro casa mia e parlarmi così?
<<E tu mi spieghi cosa diavolo fai a casa mia?!>> urlai a mia volta a causa della rabbia.
<<Sai abito qui accanto da anni >> rispose un po' più calmo di prima con fare confuso. Forse perché io non mi ero mai accorta che un Dio greco abitava qui accanto? No, mi sono espressa male... Non potevo pensare cose del genere su un tale idiota. Ecco, non mi ero accorta di abitare vicino ad un idiota del genere.
<< Non me n'ero accorta >> dissi sincera, rimuginando sui miei strambi pensieri. Io e Adam non abitavamo lì da molto, in realtà. Avevamo cambiato casa qualche settimana prima per essere vicini alla nuova scuola e all'ospedale dove faceva un tirocinio retribuito.
<<Beh, io sì >> e si richiuse la porta alle spalle facendola sbattere e tremare le pareti circostanti. Era arrabbiato per prima o perché non mi ero accorta che abitavamo l'uno vicino all'altro?Fortuna per me, la mattina dopo sentii la sveglia. Mi alzai dal letto e andai in camera di Adam per accettarmi che fosse tornato. Lo trovai con metà faccia spiaccicata al cuscino, un rivolo di bava che cadeva sul cuscino. Sicuramente era tornato solo poche ore prima, però quella scena rimaneva disgustosa. Non avevamo problemi di soldi , ma ci teneva lo stesso a guadagnare qualcosa e non capii mai il perché. Da li a poco tempo sarebbe diventato un dottore a tutti gli effetti e avrebbe smesso con la gavetta. Lo lasciai dormire decisa ad andare a piedi quel giorno, almeno avrebbe riposato per qualche altra ora. Tornai in camera mia, mi lavai e indossai le prime cose che trovai nell'armadio. Maglietta nera, jeans neri, e giubbotto di jeans chiaro dalle maniche in felpa grigia. Presi lo zaino e scesi al piano di sotto cercando di fare il meno rumore possibile. Uscii e l'aria fredda di fine ottobre mi investì il viso facendomi pizzicare il naso. Sorpassato il primo isolato da casa una macchina accostò vicino a me, costringendomi a voltarmi. Mostrai il mio migliore sguardo annoiato a chiunque quella mattina avesse deciso di importunarmi.
<<Bisogno di un passaggio?>> chiese Landon aprendo lo sportello e facendomi segno di entrare. Kane e Liam mi guardavano salire nei posti dietro mentre Taylor e Landon mi facevano spazio. Non c'era nulla di male se accettavo un passaggio, erano visibilmente innocui quei ragazzi. A parte Liam e la sua stronzaggine.
<<Buongiorno bellezza >> trucidai Kane con lo sguardo e mormorai un 'giorno '. Il tragitto continuò con i ragazzi che parlavano di una festa che si sarebbe tenuta quella sera. Un po' come tutte le settimane nelle case di un liceale impazzito. Chi aveva voglia di ripulire la propria casa da tutto quello schifo? Bleah...
<<Jane, tu vieni? >>mi chiese Landon.
<<No, ho da fare >> dissi pensierosa, il fine settimana era una continua organizzazione di eventi, diventava sempre più difficile far combaciare tutti gli impegni. Mason inarcò un sopracciglio sapendo già quel che avevo da fare. Lo supplicai con gli occhi di non dire niente. Ogni settimana, o quasi, all'università che frequentava suo fratello c'erano degli incontri. Una volta Tyson l'aveva portato con sé, quasi non si infilava dentro al cerchio. Da lì non l'aveva più portato e io non l'avevo più visto, ecco perché non l'avevo riconosciuto il giorno prima. Presi Mason sottobraccio rimanendo più indietro rispetto agli altri, in modo che potessimo parlare.
<<Potresti non dire niente ai ragazzi? >> dissi guardando davanti a me usando un tono di voce melensa, continuando a camminare verso l'entrata.
<<Ho altra scelta? >>chiese corrucciando la fronte.
<<No>> risi perché Mason sapeva che avevo un bel gancio destro, e sapeva anche che suo fratello gli avrebbe staccato la testa se mi avesse creato problemi.
<<Cosa avete a prima ora? >> guardai l'orario e mi ritrovai a mugugnare contrariata. Mi prendono in giro, vero? Credevo che in questa scuola funzionasse come in quella in cui andavo prima, quindi niente educazione fisica per la prima metà della mattinata.<< È una cosa disumana questa >> borbottai.
<<Che succede? >> chiese Landon confuso, tutti i ragazzi mi guardavano con un cipiglio sul volto.
<<Dovrebbe essere contro il sistema scolastico >> continuai imperterrito non badando a loro, parlando più con me stessa che con loro. <<Non possono mettere Educazione Fisica a prima ora, quando hanno un'alunna che prima delle dieci non riesce ad aprire gli occhi >> Non è che io fossi una schiappa, ma sudare a prima ora, con ancora gli occhi chiusi... Forse avrei dovuto controllare prima l'orario, magari avrei saltato la prima ora. I ragazzi scoppiarono a ridere, personalmente non ci trovavo nulla di divertente. <<Io non ci trovo nulla da ridere >> borbottai ancora. Al suono della campana io , Kane e Liam, ci dirigemmo in palestra. Mi aspettava un'ora intera con i due simpaticoni del gruppo. Di bene in meglio, no ? Forse avrei potuto far finta di non conoscerli. Entrai nello spogliatoio femminile, ignorando le occhiate indiscrete delle altre ragazze. Indossai quella sottospecie di uniforme, i pantaloncini era blu mentre la maglietta era bianca dalle maniche gialle. Poteva anche essere carina se non contavi il fatto che avessi il culo di fuori. Almeno la maglietta era a maniche lunghe. Uscii ed andai verso Kane e Liam, decisa che ignorarli non sarebbe servito a nulla. Ero parecchio a disagio vestita a quel modo ma ridussi tutto a un'occhiata trucida verso chiunque provava a guardarmi. Non perché non mi sentissi a mi agio con me stessa , ma perché odiavo i commenti da idioti.
<<Belle gambe >> i ragazzi parlarono all'unisono, di certo non erano d'aiuto. Inevitabilmente arrossii, per la prima volta da quando ne avevo memoria stavo arrossendo. Ricordai come Liam mi aveva guardato il giorno prima, il suo sguardo rovente sul mio corpo. Quella mattina sembrava non ricordarsi neanche del nostro incontro il pomeriggio prima. M d'altro canto neanche io gli avevo dato troppa importanza. Liam sorrise mentre Kane mi prendeva in giro per il mio rossore. Solo che non sapevano che iniziavo ad arrabbiarmi.<<Allora ragazzi, fate dieci giri di corsa poi passiamo agli esercizi >> Andai dietro i ragazzi, al terzo giro il prof mi fermò. Confusa lo raggiunsi incrociando le braccia al petto.
<<Jane McCroy, la nuova studentessa ?>> annuii mentre il prof segnava qualcosa su un foglio.
<<Bene, questo è un modulo per problemi fisici, allergie ... Soffri di qualcuna di queste cose nell'elenco? >> Presi il modulo e misi una crocetta sul quadratino, per il resto ero sana come un pesce. <<Be' non l'avrei mai detto da come correvi>> alzai le spalle non avendo nulla da ridire. Avevo una buona resistenza e poi non mi stavo sforzando troppo. Finiti i giri passammo allo stretching. Da piccola facevo ginnastica artistica, quindi quando il prof ci disse di arrivare il più in basso possibile con la spaccata , non ebbi problemi a toccare il pavimento. La mia elasticità era sempre rimasta , anche quando smisi.
<<Dio che dolore >> risi mentre Kane si teneva una mano nel cavallo dei pantaloncini da basket. La vendetta è un piatto che va servito freddo. Non ero l'unica dato che c'erano alcune cheerleader. Che continuavano a guardarmi male , supposi perché fossi vicino a Kane e Liam.---
IL MIO TERZO CAPITOLO.
SPERO VI PIACCIA ,
LASCIATE UNA STELLINA ☆
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DA R
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Unsteady
ChickLit"Se mi amate non lasciatemi" Questo è quello che pensava Jane in lacrime dopo la morte dei suoi genitori. Lei , una ragazza che non vuole conoscere le persone, solo per paura di perderle. In un mondo , che l'ha accolta a braccia aperte , ma che no...