Capitolo 36

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Il silenzio regnava sovrano. Ovviamente se non contavamo il mio battito del cuore, avevo paura che riuscissero a sentirlo anche con tutta quella distanza. Mi pentii di aver parlato così , senza pensarci. Oliver era in silenzio con lo sguardo basso , non riusciva a guardarmi. Avrei preferito una sfuriata a quel silenzio straziante.  Rassegnata e delusa  mi incamminai verso la porta. Improvvisamente sentii una presa dolce , ma allo stesso tempo ferrea sul mio piccolo polso. Mi girai di scatto incrociando due occhi simili ai miei. Occhi pieni di dolore, un dolore che conoscevo bene, ma vedevo anche altro. Speranza, la speranza di sapere finalmente la verità , il pensiero di poter finalmente riabbracciare una delle tante persone che si pensava di aver perso per sempre.
<<Per i cinque anni di mia sorella gli ho regalato un peluche a forma di cane ...>> iniziò a dire Oliver. Sorrisi con affetto al ricordo di quel giorno e della scena al quanto comica. 
<<Ti tirai addosso quel peluche >> ricordai con una piccola risata. <<Volevo tanto un cane, un cane vero non uno di stoffa. Ma non potevamo averne uno perché mamma era allergica ai cani. Mi volevi tirare su di morale, mentre io pensavo che volessi infierire>> torno a guardarlo in faccia dato che non gli avevo rivolto lo sguardo mentre ricordavamo del mio ultimo compleanno passato  in famiglia. I suoi occhi avevano ritrovato la luce , mentre le sue labbra erano schiuse dalla sorpresa. <<Non è così, moccioso?>> Quando mi infastidiva lo chiamavo così , ma anche lui lo faceva con me. Solo quando mamma e papà non erano nei paraggi. Ci avevano insegnato a non dire brutte parole, perché ai fatti si può rimediare alle parole un po' meno.  Sentii i miei occhi riempirsi nuovamente di lacrime e fui costretta a passarci sopra la manica della mia felpa. 
<<Mocciosa...?>> chiese con voce tremante. Non riuscii più a trattenermi così mi tuffai tra le sue. All'inizio non ricambiò così pensai di aver sbagliato ma quando mi strinse a sé mi ritrovai a singhiozzare senza sosta sul suo petto.  Ricordai della presenza di Liam , ma non diedi peso ad essa.  Mi stavo solo godendo un momento con quello che era il mio fratello maggiore.  Dopo tanto tempo sentivo che una parte del mio cuore si stava risanando.
Mi scostai dal petto di Oliver per guardarlo negli occhi.  Erano lucidi come i miei. Il nostro contatto visivo venne interrotto da una suoneria.  Liam estrasse il sui telefono dalla tasca e ne guardò lo schermo.
<<Mi dispiace interrompervi ma Jane ti rimane mezz'ora di ossigeno>>disse con sguardo preoccupato.  Feci una smorfia , questi stupidi polmoni mi stavano rovinando la vita. Era un momento bellissimo , commovente,  intenso e ... e devo tornare all'ospedale.  Ma non posso far a meno di indurre i miei pensieri a Troy. Annuii semplicemente scostandomi del tutto da Oliver .
<<Che succede?>> chiese. 
<<Devo tornare in ospedale , la bombola dell'ossigeno sta per finire>> dissi guardandomi intorno.
<<Noi parleremo te lo prometto,  ma ora devo aiutare un amico >> gli lasciai un bacio sulla guancia. Liam mi prese per mano conducendomi alla porta . Credevo in Troy , e lui avrebbe vissuto una vita felice . Sarebbe stato magari un medico da adulto , o un insegnante... qualsiasi cosa avesse voluto essere , perché lui avrebbe potuto.
Prima di uscire Oliver parlò facendomi fermare sul portico.
<<Sono felice di averti ritrovata , non facevo altro che pensare a cosa stessi facendo . Se tu fossi viva o meno>>
<<Oh ti assicuro che viva, e lo sarà ancora per molto>> disse ammiccando Liam. Gli diedi una spallata prima di entrare in macchina con lo sguardo di Oliver   addosso .
Durante il tragitto in auto non potei non indurre nuovamente i pensieri sulla mia vita. Stramba, euforica, piena di gente con rotelle fuori posto e anche persone favolose , che mi sono state sempre vicine,  anche quando io le allontanavo.  La mano di Liam non lasciò un attimo la mia , così come il tragitto in auto di prima. Era una sensazione bellissima. Sentivo il calore propagarsi dalle nostre dita.  Scosse propagarsi dal nostro contatto sino alla colonna vertebrale dove brividi di piacere mi attraversavano.  
Arrivati in ospedale mi fecero tornare nella mia stanza e per fortuna Liam non mi lasciò neanche allora. Quando arrivò la notizia delle condizioni di Troy , eravamo sul letto distesi.  La mia  testa sul suo petto e le sua braccia che mi circondavano, riscaldando non soltanto il mio cuore.  Eravamo in silenzio contemplando tutto ciò che era successo in quei pochi mesi.
Adam con il suo camice da dottore fece il suo ingresso parlando lentamente in modo che potessimo assimilare la notizia.  Lacrime copiose scesero lungo il mio viso e la presa di Liam di fece più ferrea.

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