Capitolo 17

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Nonostante tutto avevo deciso di andare a lavorare, Tyson mi aveva rassicurata che avrebbe parlato con Jace. Solo che non sapevo di cosa voleva parlargli, del mio attacco di asma forse. Era tutto un enorme casino. In pochi giorni avevo litigato con Jace, Liam mi odiava e nascondevo molte cose ad Adam. In pochi giorno erano entrate molte più persone che in tutta la mia vita. E non sapevo come affrontare la situazione. Aprire il mio cuore e rischiare ? O far finta di niente? Erano le mie uniche possibilità, solo che nessuna delle due era a mio favore. <<Jane , tavolo 4 , per favore>> mi girai verso Katy che aveva preparato l'ordinazione per il tavolo quattro.
<<Certo, vado e torno>> gli feci l'occhiolino con fare ammiccante e poi presi il vassoio con i 12 shottini dal liquido trasparente. Agilmente passai tra la mandria di persone che ballavano e tra quelle che giocavano ai tavoli da biliardo. Raggiunsi il tavolo quattro dove si trovavano dei ragazzi qualche anno più grandi di me. <<Ecco a voi >> feci un sorriso e me ne andai, odiavo la parte dei sorrisi perché la gente pensava sempre che ci provassi, invece eravamo costrette a fare finta. Andai dietro al bancone per dare il cambio ad un'altra delle ragazze che aveva appena finito il suo turno.
<<Tutto okay , Jane? >> chiese Katy guardandomi con la coda dell'occhio mentre preparava un'intruglio con del succo.
<<Mm-mm>> mormorai lavando dei calici per il vino, quella sera il locale era movimentato per essere soltanto lunedì.
<<Beh potresti risollevarti l'umore >> sorrise con fare furbo, le lanciai un'occhiata confusa perché il suo sorriso non prometteva niente di buono.
<<Mi sono persa qualcosa?>> chiesi confusa mentre asciugavo quei calici.
<<Ore nove, c'è un tizio che non fa altro che guardarti da un po'. A mio parere è un gran figo, grazie Madre natura per farci certi regali>> senza farmi beccare con finta disinvoltura guardai alla mia sinistra. Liam era in fondo al bancone e mi fissava insistentemente, quindi la mia disinvoltura non era servita a nulla. Sbuffai infastidita, di tutti i locali in cui poteva andare aveva deciso proprio questo. Non credevo per nulla alle coincidenze. Ero ancora ferita dalle parole che gli erano uscite di bocca il giorno prima, mi rimbombavano di continuo in testa, causandomi solo dolore. Ma era stai un mio errore, se permettevo a qualcuno di farmi del male era solo colpa mia.
<<Qualsiasi cosa abbia fatto o detto io lo perdonerei solo per quel visetto>> sorriso triste capendo più di quello che spiegai, per fortuna Katy sapeva che non ero una grande chiacchierona.
<<Va oltre al perdonare>> sospirai guardando Liam quella volta non si era accorto che lo stavo guardavo. Si era girato a parlare con un ragazzo al bancone che lo stava servendo.
<<Finalmente, allora sei umana>> ridacchiò prendendomi in giro. <<Finalmente ti sei innamorata>>
<<Eh? Vedi che l'amore è un tantino diverso >> dissi mentre servivo ad un ragazzo una birra, ci guardava con interesse ma il discorso tra me e Katy si era fatto troppo strano per prestare attenzione a chiunque.
<<Ah sì? E tu che ne sai donna di latta ?>> chiede ironica Katy, sapevo che mi stava stuzzicando ma non riuscii a fare a meno di rispondergli.
<<Non puoi dire di amare qualcuno solo guardandolo. Se quella persona ti ferisce, o non ti rende felice, non è amore. Spesso le persone hanno talmente tanta paura della solitudine che accettano fin troppi difetti dagli altri. Io invece di accontentarmi preferisco rosicare. E non rimpiangerei un solo momento da single>> buttai tutto lì, tutto ciò che pensavo alleggerendomi un po' il cuore e la mente. Sentivo ancora la sua dannata voce.
<<E chi rimpiange i momenti da single, una botta e via non si rimpiange mai >> sbottammo a ridere improvvisamente mentre servivamo altri clienti.
<<Jane, mi servi ai tavoli >> disse King sbucando dalla stanzetta in fondo al bancone.
King era il proprietario del locale, non sapevo perché lo chiamassero così ma non non avevo mai fatto domande al riguardo. Era un tipo un burbero, alto e muscoloso nonostante l'età. Sarebbe potuto essere mio padre, se non fosse stato per la carnagione olivastra e i capelli del colore del cioccolato.
<<Okay, andiamo >> mormorai tra me e me, mentre Katy metteva il broncio perché King ci aveva separato. Con il vassoio in una mano mi diressi verso un tavolo dove si trovava un gruppo di uomini. Era chiaro che quella sera avevano alzato troppo il gomito per degli uomini sulla cinquantina. Dio quanto odiavo servire ai tavoli, di gran lunga era meglio stare al bancone, almeno c'era una superficie che ti separava dai clienti molesti.
<<Ecco a voi le vostre birre>> sorrisi forzata mentre volevo solo darmela a gambe levate, mi girai e feci per andarmene.
<<Hey bellezza, dove vai? Perché non ci fai un po' di compagnia? Ci servirebbe proprio un po' di fuoco >> Sperai con tutta me stessa che stesse scherzando, perché se volevano un po' di fuoco sarei stata contenta di vederli bruciare tra le fiamme come dei polli allo spiedo. Feci finta di niente mantenendo la calma solo che uno di loro mi afferrò per un polso. Sentii subito la rabbia montarmi dentro, come una bomba pronta ad esplodere.
<<Devo lavorare, signore>> dissi a denti stretti, anche se avrei preferito definirlo in modi peggiori che "signore".
<<Beh se mi fai un bel lavoretto ti pagherò per bene>> feci un respiro profondo decisa a non scoppiare a ridergli in faccia, quello o un pugno dritto in faccia. La gente era davvero senza scrupoli alle volte. Altro che padre, quello poteva essere mio nonno.
<<Scusi ma non vado con il primo vecchio ubriaco che sembra appena uscito da un cassonetto della spazzatura>> strattonai il braccio in modo da liberarmi. Provai di nuovo ad andarmene ma quella volta mi afferrò con più forza, facendomi quasi sibilare dal dolore.
<<Brutta puttanella ... >> l'uomo si alzò dalla sedia e in men che non si dica mi ritrovai a terra con uno zigomo dolorante. Incredula mi guardai intorno, non riuscivo a credere che mi avesse colpita davanti a tutto il locale. Ma non ero l'unica a terra dolorante, Liam come un fulmine si era precipitato sull'uomo e lo aveva colpito più volte.
<<Liam >> lo chiamai più volte, ma sembrava non essere in sé, continuava a colpire l'uomo nonostante quello fosse privo di sensi. <<Liam>> urlai più forte riuscendo finalmente ad attirare la sua attenzione. Lasciò perdere l'uomo a terra, mettendosi in piedi e venendo da me. I nostri occhi si incatenarono gli uni agli altri. Posò delicatamente la mano sul mio zigomo dolorante. Avevo ricevuto colpi peggiori, ma ero stata colta dalla sorpresa. Non avrei mai pensato che un vecchio riuscisse a colpirmi così in fretta e tanto forte. Feci una smorfia non riuscendo a trattenermi mentre mi accarezzava con il pollice.
Se solo quel momento fosse potuto durare in eterno.
<<Avevo tutto sotto controllo>> spezzai il momento facendo un passo indietro, i suoi occhi erano come calamite per me. Ma le sue parole erano ancora troppo fresche per dimenticarmene.
<<Ah sì? >> chiese incredulo aspettandosi sicuramente un grazie da parte mia, solo che non ci aveva visto giusto.
<<Si>> replicai incrociando le braccia al petto e alzando il mento sfidandolo con il solo sguardo.
<<Sai, sei fottutamente orgogliosa>> ribatté sostenendo il mio sguardo, gli occhi ridotti a due fessure. Il momento di tenerezza era ufficialmente concluso.
<<Non sono orgogliosa>> ribattei a mia volta a denti stretti <<So come cavarmela da sola, tutto qui>>
<<Si, certo >> mormorò con fare strafottente. Che voleva dire con si, certo? L'uomo cercò di alzarsi dal pavimento freddo e sporco, così per dimostrare a lui e a Liam che sapevo cavarmela da sola mi avvicino a lui e appena fu po' più stabile lo rimandai giù con un pugno dritto sul naso.
<<Uhh>> in sala era calato il silenzio, persino la musica venne staccata. Con nonchalance camminai verso il bancone, Liam mi seguiva con altrettanta tranquillità.
<<Okay, te la saresti cavata>> ammise alzando gli occhi al cielo, risanando un po' del mio orgoglio. Forse un po' orgogliosa lo ero<<Ma non puoi lo stesso ringraziarmi per averti aiutato?>> chiese come se mi avesse salvato la vita. Dio, avrei dovuto tirare un pugno anche a lui. Adam sbagliava quando diceva che la situazione non si poteva risolvere a suon di pugni. Pensate al silenzio ricavato dopo che una persona sviene a suon di botte. Paradisiaco.
<<Tieni>> Katy mi stava passando del ghiaccio avvolto in un panno pulito. Scossi la testa, volevo solo tornare a casa.
<<Torna a casa, Jane>> disse King raggiungendomi di corsa. Mi prese il mento tra le dita controllando che non fosse niente di grave. Non era mica la prima volta che prendevo un colpo del genere, avrei voluto dirgli ma mi limitai ad aggrottare le sopracciglia. Con un cenno della testa mi indicò Liam, automaticamente sbuffai.
<<Ti accompagno a casa >> disse Liam, annuii consapevole che Adam non sarebbe arrivato prima di qualche ora. Era solo un passaggio in macchina cosa sarebbe mai potuto succedere? Avrei fatto il voto del silenzio pur di non sentirlo parlare.

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SCUSATEEEEEEE.
So che ci ho messo troppo tempo ad aggiornare, scusate.
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e un commento ●.
Al prossimo aggiornamento.
Da R.

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