Capitolo 20

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Davvero Liam mi piaceva? Mi chiesi con ansia. No era impossibile, che una persona potesse piacere in così poco tempo. Starò confondendo il tutto con l'amicizia. Anche se di amici maschi ne avevo parecchi. Avrei parlato con Halley, una amica a cui volevo un bene immenso. Non era la mia migliore amica, la vedevo più come una mia parente, ma gli avrei affidato la mia vita se ce ne fosse stato bisogno, lei ci sarebbe stata. Sarebbe stata in grado di capire cosa mi stesse succedendo. Il pensiero di Liam mi invase la mente rendendomi accaldata nonostante l'arrivo dell'inverno. Mi risvegliai dai miei pensieri e seguii Liam in macchina, in realtà nel suo mastodontico pick-up. Per essere precisi quello non era un modello qualunque.
<<Tu hai l'ultimo modello della GMC Sierra?>> chiesi entrando in macchina con un certo sforzo fisico, vista la stazza del veicolo. Liam mi guardò stranito, o forse sorpreso, scorsi un pizzico di felicità tra i suoi occhi azzurri.
<<Che c'è?>> chiesi curiosa della sua reazione, di quel lampo che avevo visto nei suoi occhi. Liam continuava a guardarmi, come se si fosse imbambolato.
<<Tu ti intendi di macchine?>> chiese in estasi, annuii anche se riluttante. Era un problema? Mi domandai confusa, mi intendevo anche di moto in realtà.
<<Ora si che possiamo andare d'accordo>> continuò, inevitabilmente scoppiai a ridere.  Mise in moto il pick-up così accesi la radio, trasmetteva Orphans dei Coldplay. E senza rendermene conto incominciai a cantare, il vento che entrava dai finestrini e mi faceva svolazzare i capelli. Proprio come nei video musicali delle popstar, mi sentivo molto Dua Lipa in quel momento. Con la coda dell'occhio notai Liam che tamburellava le dita sul volante e muoveva la testa a ritmo di musica. Mi soffermai ad osservare le vene in rilievo sulle braccia, lasciate scoperte dalla maglia tirata sui gomiti. Erano numerose e ben definite, per la prima volta mi seri conto di quanto Liam fosse muscoloso. Non stentavo a credere che le ragazze dentro e fuori dalla scuola gli si buttassero addosso. Con quel fisico e i capelli biondi era davvero un bel ragazzo, se si pensava al suo sorriso alle ragazze cascavano giù le mutandine.
<<Sai, fai proprio schifo a cantare>> guardai Liam sbalordita mentre dalle labbra gli sfuggiva una risata roca. Che stronzo, pensai. Non sarò una cantante  ma non ero così stonata come Liam diceva. Scossi la testa divertita perché sapevo che le sue erano menzogne. Ero pronta ad aprire il primo battibecco della giornata.

Liam Pov's
Okay, forse avevo detto una scemenza, non cantava così male, ma mi piaceva stuzzicarla.  Dopo averla stretta per tutta la notte avevo deciso dove portarla. Ammettevo a me stesso che era già da un po' che volevo portarla fuori, volevo passare del tempo con lei. Come amici, ovviamente. Il tragitto durò un'ora o poco più ma mi era sembrato che fossero passati pochi minuti. Tra le canzoni che Jane cantava e il prenderla in giro, ci stavamo divertendo. Quando pochi giorni prima le dissi quelle cose, stetti malissimo. Per la prima volta avevo visto l'emozioni che le abitavano la mente attraverso gli occhi. Aveva lasciato cadere la sua maschera da stronza arrogante per mostrarmi le sue vere emozioni. Ma non erano affatto belle, sentivo i brividi invadermi le ossa all'immagine di quel dolore, della tristezza e rancore. Era come se con un semplicissimo sguardo potessi leggerle dentro dopo quel giorno. Arrivati parcheggiai il pick-up, Jane era talmente assorta nei suoi pensieri da non accorgersi che ero sceso dal veicolo e fatto il giro dell'auto per aprire il suo sportello. Mi sorrise in segno di scuse e si lanciò giù dal pick-up. La vidi sgranare gli occhi e schiudere la bocca formando una piccola O.
<<Mi hai portato in un parco avventura?>> chiese lanciando un'occhiata dietro le mie spalle e iniziando a saltellare sul posto. Sembrava proprio una bambina con quel sorriso tutto denti, davvero bellissima. Sorrisi , a quanto vedevo a scuola, non sorrideva molto quindi mi stavo godendo ogni suo singolo accenno di felicità. Istintivamente la presi per la mano e conducendola all'interno del parco.
<<Ci vieni spesso ?>> mi chiese  mentre aspettavamo il nostro turno per prendere i biglietti.
<<A dire il vero l'ultima volta ci sono venuto quando avevo 12 anni>> al ricordo  di quel lontano giorno un sorriso mi incurvò le  labbra.
<<Intendi quando ti sei rotto il braccio? >> rise come una bambina. Ma come...?
<<Jace>> rispose alla mia domanda silenziosa, come se mi avesse letto nel pensiero. Scossi la testa , leggermente in imbarazzo. Quando venne il mio turno presi i biglietti per tutta la mattina, avevo intenzione di vedere Jane con quel sorriso ancora per molto. 
<<Così tu sai già tutto di me, ma io non so niente di te>> dissi con una nota di sfida nella voce.
<<Beh, non so moltissime cose, solo qualcuna>> rispose alzando le spalle. Tutta la sua ostentata sicurezza era come sparita, in quel momento era solo Jane. Niente frasi di scherno e niente aria annoiata.
<<Beh allora cos'altro vuoi sapere?>> lei sembrò rifletterci su.
<<Niente >>rise. Ecco la Jane che avevo conosciuto meno di due settimane prima.
<<Divertente, allora ti basta guardarmi eh>> allusi al mio fisico, lei mi lanciò un'occhiata maliziosa prima di parlare.
<<Vedere cosa? Scusa ma per caso c'è qualcuno dietro a te?>> mi prese in giro facendo finta di guardare oltre le mie spalle. 
<<Sei incredibile, ammetti che quello che vedi ti piace>> la sfidai incrociando il mio sguardo con il suo. I miei occhi di un azzurro intenso contro il suo vitreo.
<<Si, certo. C'è chi ti sceglie perché non hai altro e chi ti sceglie perché non vuole altro>> E con questo cosa voleva dire? Lasciai stare o ci avrei rimuginato per l'intera giornata, volevo solo vederla in positivo, qualsiasi cosa significasse. 
Ci avvicinammo vicino al primo percorso. Un signore ci aiutò a mettere le imbracature e dei caschetti. Il primo percorso consisteva nel salire in un albero e spostarsi con le braccia attraverso una scaletta messa in orizzontale, incastrata tra due alberi. Jane incominciò il percorso come se lo avesse fatto moltissime altre volte. In pochi secondi attraversò l'ostacolo e subito la seguii. Passammo tutta la mattinata ad arrampicarci e a scherzare, quasi non sembravamo noi. Ci sedemmo su una panchina, prima di andare a casa. 
<< Ora dimmi qualcosa di te>> lei mi guardo pensierosa riflettendo sulla domanda che le avevo posto.
<<Quando parlo con la gente non mi apro più di tanto, ci metto molto a fidarmi delle persone>> mi guardò di sottecchi mentre metteva a nudo una parte importante di se.
<<Penso che sei stata delusa fin troppe volte. Alla fine conta il risultato, non quanto tempo ci hai messo a risolvere il problema>> si girò a guardarmi e annuì , come a darmi conferma. Tornò ad essere silenziosa, come suo solito. So che sei stata male, forse fin troppo, ma ti prometto che non ti farò soffrire.
Avrei tanto voluto dire quelle parole, ma per il momento volevo capire com'era Jane. Capire cosa poteva diventare lei per me.

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