Capitolo 13

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Liam
<<Avete visto Jane? Gli devo parlare >> chiesi ai ragazzi all'ora di pranzo non vedendola. La settimana scorsa si era seduta tutti i giorni con noi a pranzo, non per la mia presenza ovviamente ma comunque si era seduta con i miei amici.
<<Se n'è andata>> disse Mason infastidito e forse anche ferito, ma cercai di non dare a vedere che capivo benissimo come si ci sentiva ad essere travolti dall'uragano Jane.
<<Cosa?>> chiesi sbalordito che se ne fosse davvero andata, forse me lo sarei dovuta aspettare da parte sua. Quella mattina era andato tutto alla grande, aveva accettato di andare con me a scuola, in moto. Si era stretta a me senza fare troppe storie e mi aveva anche baciato. Cazzo da quando mi aveva baciato in corridoio non riuscivo a togliermi quella sensazione di dosso. Quando le sue labbra hanno toccato le mie ho avuto una sensazione di pienezza incredibile. Come se avessi iniziato a respirare solo in quel momento, come se fino ad allora avessi annaspato in cerca d'aria. Jane era diventata ossigeno, una sensazione che non avevo mai provato prima. Mentre il vuoto si era fatto vivo nel momento in cui si era allontanata da me. Avevo bisogno di parlarle, sapere che per lei era lo stesso, che aveva provato le stesse sensazioni che avevo provato io. Ero sicuro che non era a casa, non era così prevedibile. Deciso a volerla trovare chiamai mio fratello.
<<Pronto?>> rispose con la voce impastata dal sonno, per fortuna aveva risposto dopo pochi squilli. Sarei potuto impazzire nel giro di pochi minuti, ed era tutta colpa di Jane. Di lei e dei suoi stramaledetti occhi freddi come il ghiaccio.
<<Ho bisogno del tuo aiuto >> dissi di getto, mio fratello c'era sempre stato per me in qualsiasi momento della mia vita, che fosse bello o meno.
<<Che succede?>> chiese sbadigliando, sicuramente era stata la mia chiamata a svegliarlo.<<Jane>> sospirai continuando a pensare a quel bacio, a quelle sensazioni. Se chiudevo gli occhi potevo ancora sentire il suo respiro sulle mie labbra. Il suo sapore sulla mia bocca.
<<Tutto okay? Sta bene ? Che è successo?>> chiese sull'attenti, segno che si era svegliato definitivamente, percepivo la sua preoccupazione anche attraverso il cellulare. Conoscendolo si stava passando furiosamente la mano tra i capelli, come suo solito quando era preoccupato.
<<Tranquillo, niente di grave>> cercai di calmarlo ma senza riuscirci, così gli dissi la verità <<È solo che mi ha baciato e ora non so dov'è>> dissi iniziando a preoccuparmi tanto quanto lui.
<<Eh? Ti ha baciato?>> chiese incredulo. Perché era così suscettibile sul fatto che mi avesse baciato? Non era poi così impossibile come cosa, mi sentii ferito nell'orgoglio.
<<Già, perché sei così sbalordito?>> chiesi.
<<Okay, passiamo oltre>> disse con finta calma. <<Come diavolo hai fatto a perderla di vista?!>>mi urlò al telefono costringendomi ad allontanarlo dall'orecchio per non perforarmi un timpano.
<<Avevamo lezioni diverse. Sono andato in mensa e non l'ho trovata. Ho pensato che sicuramente non era a casa dato che se cerca di evitarmi quello è il posto sbagliato. Quindi ho pensato di chiamarti per farmi aiutare>> confessai sperando che volesse aiutarmi.
<<Se non ha chiamato me per non dirlo a te , non avrà chiamato neanche Tyson che avrebbe potuto dirlo a Mason. Non chiamerebbe mai Adam per non dargli rogne. Quindi avrà chiamato Luke perché tu non sai dove abita >> mi spiegò facendomi comprendere quanto mio fratello conoscesse Jane. E non potei nascondere l'invidia che mi montava nel petto. Chiusi la chiamata frustrato in fin dei conti non doveva importarmi, non doveva importarmi di lei. Allora perché mi sentivo a quel modo? La prima volta che l'avevo vista avevo pensato subito che era una forte, una menefreghista, ed oggi sarebbe stata una conferma se solo non sapessi del suo passato. Ricordavo ancora quando un giorno i miei genitori litigarono di brutto e Jace per tirarmi su di morale mi disse che c'era sempre qualcuno messo peggio. Era davvero un fratello eccezionale ma quando mi disse di Jane non gli credevo. Ero un quindicenne testardo, non che fosse cambiato molto in quegli anni. Jace era sempre stato una persona matura, per questo ricordavo tutti i buoni consigli che mi dava. <<Ricorda Liam, che noi siamo comunque fortunati ad avere due genitori. Che tutta la rabbia che provi adesso la puoi sempre condividere con noi, perché siamo la tua famiglia e ci saremo sempre per te se tu vorrai >> Sapevo che quelle aprole erano vere, e non potei non pensare a Jane che non aveva nessuno se non Adam, Jace e gli altri ragazzi. Cercai di capire il senso di solitudine che doveva provare, ma non ci riuscii. Andai nel parcheggio fermandomi davanti alla mia moto, pensando ancora una volta a quella mattina. Salii sulla moto certo che prima o poi sarebbe tornata a casa, avrei aspettato che arrivasse. Anche se speravo con tutto me stesso che fosse già là . Bussai alla porta di casa sua con insistenza ma non rispose nessuno. La porta era chiusa così decisi di controllare sotto lo zerbino se c'era una chiave ma niente. Provai sopra il cornicione della porta toccando il freddo acciaio con i polpastrelli. Afferrai la chiave, aprii la porta e mi sedetti sul divano. Dopo non so quanto sentii il rombo di un motore, pochi istanti dopo la porta si aprì. Sperai con tutto me stesso che non fosse Adam, non avevo voglia di raccontargli ciò che era successo. Dopotutto era il tutore di Jane, non avrebbe esitato a buttarmi fuori casa a calci nel culo. Riflettendoci bene sperai che non lo facesse neanche Jane.
<<Che diavolo fai qui?>> mi urlò contro con la rabbia che gli contorceva i lineamenti del volto. Forse non era felice di sapermi a casa sua, ma se ne sarebbe fatta una ragione.

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Da R.

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