Capitolo 11

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La prima ora era appena iniziata e il bad boy dei miei stivali non aveva la mia stessa lezione . Per fortuna. Dopo il bacio sono corsa in classe e sinceramente , se mi avesse chiesto spiegazioni non avrei saputo dargliene. Avevo reagito di impulso, senza riflettere alle conseguenze. In quel momento a mente lucida mi rendevo conto di quanto fossi stata avventata. Sotto gli effetti della rabbia smettevo davvero di ragionare. La mia mente si scollegava completamente dal corpo, agivo senza riflettere.
<<Tutto ok?>> chiese Mason così mi girai verso di lui con sguardo interrogativo. Fece un cenno per farmi guardare intorno, mi accorsi che tutti stavano uscendo dalla classe. Mi alzai anch'io con un sospiro. Ero troppo distratta quella mattina, più del solito , dovrei aggiungere. E io sapevo il perché. Liam. Quel ragazzo doveva assolutamente starmi lontano, così come loro . Non li volevo al mio fianco, non li volevo nel mio mondo. Stavano soltanto complicando la mia vita, non potevo pensare alle loro stupide amiche o fidanzate gelose. Non potevo pensare al rapporto che avevano con i loro fratelli, o al perché se li portassero dietro come cagnolini. Camminai verso l'uscita della scuola, con la testa che martellava come se qualcuno la colpisse ripetutamente. <<Hey ,dove vai ?>> chiese Mason confuso, non sapendo se seguirmi o lasciarmi andare, sospirai a quanto pare non sapeva cosa significava lasciare andare. Ma io si, ed ero davvero sicura che senza di me loro sarebbero stati bene. Non avevano bisogno di me, esattamente come io non avevo bisogno di loro. Se volevo togliermeli di torno dovevo incominciare fin da subito.
<<Senza offesa Mason ma non sono fatti tuoi >> mi dispiaceva trattarlo male, si era sempre dimostrato un ottimo amico, ma era necessario. Prima che io li trascinassi nei miei guai e loro capissero chi ero in realtà. Non gli sarebbe piaciuto scoprire che dentro ero cattiva esattamente come dimostravo di esserlo fuori. Non nascondevo mai la mia natura, ma forse dovevo nascondere loro dalla mia natura.
<<O-okay>> senza fermarmi a guardarlo uscii fuori, cercando di evitare professori e inservienti. Aprii lo zaino e uscii un pacchetto di sigarette camminando fino al cancello oltre il posteggio. Sapevo che se Adam l'avesse scoperto mi avrebbe ucciso con le sue mani ma ne sentivo il bisogno. Consapevo di non essere in grado di tornare a casa sola presi il telefono e cliccai sul contatto di Luke. Se fossi rimasta sola avrei combinato qualche casino irreparabile, in momenti come quelli sapevo che potevo contare sui miei amici.
<<Jane , non dovresti essere a lezione?>> sospirai consapevole quanto lui che delle lezioni non me ne importava nulla in quel momento.
<<Già >> borbottai sedendomi su un muretto e continuando a fumare.
<<Vuoi che ti venga prendere? >> feci un verso d'assenso, il mio amico mi conosceva fin troppo bene. Sapeva che se non ero a lezione era perché era successo qualcosa di grave, anche se non sapevo se quella situazione si potesse definire tale. E pensare che era tutta colpa mia. <<Arrivo>>
Neanche dieci minuti dopo il rombo di un motore mi fece alzare lo sguardo dal marciapiede. Luke si tolse il casco e mi fece un sorriso pieno di comprensione, come se già sapesse cosa mi affliggeva. Eppure io non gli avevo ancora detto nulla.
<<Tutto bene, splendore?>> mi chiese inclinando leggermente la testa, in cerca di segni rivelatore. Ma la mia faccia era imperscrutabile.
<<Non saprei>> dissi avvicinandomi alla sua moto e quindi a lui. Luke mi annusò prima ancora che me ne rendessi conto, per mia sfortuna non avevo niente con cui coprire la puzza del fumo. Ero stata colta con le mani nel sacco, più o meno.
<<Jane>> sospirò addolcendo lo sguardo <<dev'essere proprio una giornata di merda>>
Non sapeva quanto c'era andato vicino, gli avrei voluto dire ma mi limitai ad un'alzata di spalle. Luke mi porse il casco e mi portò nel suo appartamento vicino all'università.
<< Ti va di parlare? >> mi chiese quando fummo seduti sul divano del suo appartamento. Era abbastanza grande, con una camera da letto, un bagno e il soggiorno collegato alla cucina con una piccola isola.
<<E solo che...>> iniziai a parlare indecisa su come spiegare il tumulto di emozioni che avevo dentro. <<Non voglio Liam , Mason e gli altri nella mia vita >> confessai di getto, non era stato poi così difficile da spiegare, in fin dei conti. La paura che di fossero avvicinati a me solo perché conoscevo i loro fratelli era enorme.
<<Perché no?>> mi chiese senza ombra di giudizio o di confusione, come se fosse consapevole della mia risposta ancora prima che io mi spiegassi.
<<Non lo so. Avere un'amicizia con voi è stato già difficile, per non parlare delle mie ultime amicizie. Sono solo complicanze che si aggiungono ad altre complicanze. Non voglio portarli nel tumulto della mia vita, so che non è sempre bello starmi vicino>>
<<Hai paura, Jane, è normale. Non vuoi che ti vedano per quel che sei , per paura dei loro giudizi. Ma pensa a quanto sarebbe bello avere qualcuno della tua età. Qualcuno che sa sempre cosa significa avere la tua età, qualcuno che studia con te. Non come noi che non sempre riusciamo a capirti. E fai entrare in quella testolina che per noi non sei mai stata un peso>> Non ci toglievamo molti anni, ma ormai loro erano tutti al college e avevano una vita diversa dalla mia. Adam era sempre stato più avanti di me, ricoprendo il ruolo di fratello maggiore e tutore legale insieme. Per questo compresi cosa voleva dire Luke, sarebbe bello fare delle sciocchezze con i ragazzi solo per il semplice motivo di poterle fare. <<Pensaci sei ancora in tempo per decidere. E poi Liam non faceva altro che guardarti l'altro giorno>> rise prendendomi in giro. In risposta lo colpii sulla spalla con un pugno. Sentivo il sangue affluirmi alle guance, forse perché aveva colto nel segno, o forse no. Non sapevo mai cosa passasse per la testa di Liam, come lui non poteva sapere cosa passava nella mia di testa.
<<Che idiota>> lo presi in giro, perché nascondere l'imbarazzo con l'ironia è sempre stato più facile di vedere dove c'era solo il buio. <<Grazie, Luke>> lo ringraziai perché anche se non avevo risolto il mio problema sentivo che quel peso al petto si era alleggerito. E quando mi regalò uno di quei suoi sorrisi che adoravo non potei non ricambiare a mia volta. Forse la situazione non era così brutta come volevo credere che fosse. Forse per la prima volta in vita mia potevo buttarmi a capofitto in qualcosa senza avere paura di farmi male. O forse come il resto delle cose nella mia vita, sarà tutto una grande delusione.

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Ecco un altro capitolo.
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Un bacio

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