L'incontro di quella sera era saltato, quindi mi ritrovai a mandare messaggi sul cellulare come una forsennata. Aiutavo un amico a espandere la voce di una gara nel Bronx, adoravo le corse d'auto. Mi posizionai davanti al mio armadio per scegliere cosa mettere. Presi le calze nere velate, pantaloncino di jeans neri, canotta nera e un giubbotto di pelle rosso. Il viaggio in auto fu' carico di tensione, io ed Adam non avevamo ancora parlato di quello che era successo quel pomeriggio. Era quasi l'una di notte quando io e Adam facemmo il nostro ingresso. Prima di scommettere io ed Adam guardavamo le macchine , per poi puntare su quella e portare a casa un po' di soldi facili.
<<Fuori la carrozzeria, belli >> Durante la notte sentivo che qualcosa in me cambiava, il modo di parlare , forse? No, ero stronza anche di giorno. Ma sapevo che il giorno e la notte mi cambiavano così come le mie Me interiori ; prima o poi una delle due avrebbe vinto. Solo che non sapevo quale delle due. Delle tre auto solo due avevano il cofano aperto mettendo in mostra gli ingranaggi del motore. Mentre Adam iniziava a scrutare la prima macchina io mi fermai a quella che non aveva aperto il cofano.
<<E tu che aspetti ?>> fissai il ragazzo inclinando leggermente la testa di lato, aveva davvero dei bei tratti, complimenti alla mamma.
<<Perché dovrei? >>chiese, era ovvio che fosse nuovo nel giro e che non sapesse che io ed Adam chiedevamo sempre a tutti di farci vedere le loro auto.
<<Perché mi piace sapere su cosa punto >> il tizio fece scattare il davanti dell'auto e Adam andò a guardare. Bella faccia e bell'auto, pensai.
<<Lady >> mi voltai verso la fonte della voce, proveniente dal mio amico. Al suo passaggio tutti si spostavano come fosse un Dio. Per strada funzionava così, bisognava guadagnarsi tutto, anche il rispetto.
<<Hey , Phil >> chiesi abbracciandolo per pochi secondi e facendogli cenno alle auto.
<<Che te ne pare ?>> chiese sorridendo sbilenco.
<<Sai che ho un debole per le Ferrari >> dissi mentre ci allontanavamo verso il ciglio della strada. I ragazzi dentro le auto fecero ruggire i motori dando gas. Alla mia destra vi era Adam e alla mia sinistra Phil. Passai una mazzetta di soldi alla mia sinistra indicando con il mento la Ferrari rosso fuoco. Due ragazze poco vestite si posizionarono tra le auto, richiamando l'attenzione non solo dei piloti ma anche degli spettatori. Lo speker iniziò a fare il conto alla rovescia, quando urlò "Via" sentii una familiare sensazione invadermi. L'adrenalina salì subito a mille, invadendo il mio corpo. Le mani tremavano e così anche le ginocchia. La voglia di correre era tantissima, di salire in auto con uno dei piloti e sferzare per le strade del Bronx. Adoravo la sensazione dell'adrenalina che mi scorreva nelle vene. Come previsto vinse il belloccio .
<<Ogni dannatissima volta >> si lamentò Phil andando a prendere i miei soldi.
<<La mia piccola Lady ha occhio>> rispose Adam, facendomi l'occhiolino.
Era tutto come prima della nostra discussione di quel pomeriggio. Eravamo così noi due, strambi allo stesso modo. Ci conoscevamo, eravamo testardi, amici, come fratelli nonostante il nostro sangue fosse diverso. Adam era la mia famiglia, ed io ero la sua di famiglia.
Bussai alla porta rossa di questa casetta del colore della crema, aspettando che qualcuno venisse ad aprirmi. La figura di una donna, con un grembiule bianco, entrò nella mia visuale. I capelli del colore del cioccolato e gli occhi altrettanto scuri. <<Ti aspettavo>> disse prima di stringermi in un caloroso abbraccio.
<<Scusa, Margareth. Ho avuto da fare >> si inoltrò dentro casa, anch'io entrai e la seguii in cucina. C'era un buon profumo, l'odore inconfondibile di biscotti alla cannella. Sentivo già il sapore di quei biscotti, si scioglievano in bocca come lo zucchero filato.
<<Lavoro?>> chiese scrutandomi attentamente, con Margareth non avevo segreti . Sul cerchio, le corse, il mio lavoro al bar o la scuola . A parte che ero stata espulsa, di nuovo, quello l'avrebbe fatta infuriare parecchio. Con lei i miei muri crollavano con un solo schiocco di dita.
<<In parte>> sospirai sentendomi già più leggera per starne parlando con qualcuno.
<<Il cerchio?>> annuii decisa a spiegargli una parte della mia vita che non conosceva.
<<Adam vuole far combattere un nuovo ragazzo, Oliver >> la sua faccia da curiosa passò a confusa.
<<Ed è un problema? >> Non gli avevo mai parlato di Olly, neanche dei miei genitori. Sapeva soltanto che erano morti e che Adam era il mio tutore. Solo Adam, Tyson, Luke e Jace sapevano di lui.
<<Olly è mio fratello>> il solo dirlo mi faceva strano, e mi toglieva un peso troppo pesante dal cuore.
<<Tu hai un fratello?>> chiese sbalordita, non mi aspettavo altra reazione da lei, se non puro stupore.
<<Dopo la morte dei miei genitori lui andò in affidamento, per questo io e Adam siamo venuti qui, a New York>> ingoiai il groppo che avevo in gola, sentivo le mani che iniziavano a sudare. Così seduta su uno degli sgabelli in cucina passai i palmi delle mani sulle cosce.
<<E quanti anni ha? Dove vive?>>
<<Ha vent'anni e abita nel centro città>> l'avevo tenuto sott'occhio per tutti quegli anni, sapevo molto di lui. Conoscevo la sua famiglia, la sua casa, l'università che aveva scelto di frequentare...
<<E lui non sa che sei viva, vero?>> mi si inumidirono gli occhi mentre scuotevo la testa. <<Ma perché no, tesoro ?>> chiese Margareth con la confusione dipinta in volto.
<<Io non... e se non mi credesse? E se non mi volesse con sé? Non voglio aprire ferite profonde per lui>> le lacrime scendevano copiose nonostante continuassi ad asciugarle.
<<Sei sua sorella >> provò a dire Margareth .
<<Non credo che sarei in grado di sopportare un rifiuto da parte sua >> sussurrai con voce tremante. Non volevo che Oliver vedesse ciò che ero diventata, non volevo che mi disprezzasse. E ancor meno non volevo mettermi a nudo per poi essere rifiutata da parte sua. Margareth mi venne ad abbracciare, alle volte mi ricordava gli abbracci della mamma. Quel calore familiare, e quel profumo di casa e dolci.
<<E per questo che non vuoi che Oliver combatta? Perché non vuoi che faccia parte del tuo mondo? >> un flebile 'si' uscì dalla mia bocca. <<Jane, tesoro, prenditi un po' di tempo. Non pensare subito al peggio, magari anche lui ti ha cercato >> non risposi, non avrei saputo cosa rispondere. Così Margareth, quale brava donna era, cambiò discorso. <<Allora , hai sentito quel disgraziato di mio figlio?>> risi asciugando fino all'ultima lacrima.
<<Quale dei due ?>> chiesi ingenuamente, ancora sconvolta dalle mie confessioni.
<<Tyson, no?>> Oh, porca vacca! Mi ero fregata con le mie stesse mani, troppo distratta per ricordarmi cosa non doveva sapere. Anche se prima o poi l'avrebbe saputo, forse. Meglio poi, mi disse la mia coscienza.
<<E quand'è, che avresti visto Mason ?>> Margareth modalità investigatore faceva parecchio timore, anche a una dura come me. Niente di piacevole, insomma. Sorrisi colpevole ma non cedetti, cercai qualcosa da dire ...
<<Beh , si ... ecco...>> tergiversai maledicendomi per non aver ancora detto nulla, ma la mia mente era come vuota.
<<Jane>> Vi ricordate quando ho detto che era come una madre? Ecco era anche insistente ... e prepotente come una madre. Ma anche infinitamente importante per me, così decidi di dirgli la verità.
<<Potrebbero avermi espulso e potrei anche aver già cambiato scuola >> Non credevo avesse capito molto dato che parlavo alla velocità di Spidy Gonzales.
<<Cosa hai combinato?>> Ok, forse aveva capito tutto, fin troppo per i miei gusti. Pretese che gli raccontassi quello che era successo, così iniziò il mio racconto, pieno di azione e di drammi... scherzavo. Solo un brutto stronzo che la doveva pagare e una un po' troia, per i miei gusti. <<Autunno. Le foglie cadono, la piogga arriva e con sé il freddo.>> iniziai a raccontare con fare melodrammatico <<Camminavo per Central Park, ammirando il laghetto. Anche con la pioggia i Newyorkesi non rinunciavano alle passeggiate , per quel meraviglioso parco. Continuando a camminare notai in lontananza una coppietta che si baciava . Quando vidi realmente chi erano quei due , mi nascosi dietro un'albero >> continuai poeticamente. <<Era il mio presunto ragazzo con la mia presunta migliore amica. Il giorno dopo picchiai Michael e sfigurai Tasha>> Margareth mi chiese cosa avessi fatto di preciso, così continuai a raccontare. <<Beh , lui è andato in ospedale con il naso rotto e due costole incrinate. Lei potrebbe aver perso la dignità, grazie a dei video dove sputtanava i suoi cosiddetti amici>> finii di raccontare il momento in cui non mi fidavo più delle persone e mi espulsero. Non che mi importasse molto di Tasha, quasi nulla a dire la verità. Ma Michael si era fatto strada a gomitate nella mia vita, dovevo capire prima che era un bastardo. La ferita era passata in fretta anche grazie al fatto che fosse finito in ospedale.
<<Chi l'avrebbe mai detto che la piccola Jane sapeva fare a pugni >> sgranai gli occhi, odiando ancor di più quel ragazzo così odioso. Ora si metteva anche ad origliare quello stupido idiota!---
SONO RIUSCITA AD AGGIORNARE FINALMENTE . SPERO CHE LA STORIA VI STIA PIACENDO .
LASCIATE UNA STELLINA ☆
E UN COMMENTO .
DA R
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Unsteady
ChickLit"Se mi amate non lasciatemi" Questo è quello che pensava Jane in lacrime dopo la morte dei suoi genitori. Lei , una ragazza che non vuole conoscere le persone, solo per paura di perderle. In un mondo , che l'ha accolta a braccia aperte , ma che no...