Capitolo 9

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Drin
Drin
Mugugnai, odiavo il lunedì, però non potei non pensare che una settimana di scuola era già passata e non c'era stata alcuna rissa. Mi girai nel letto caldo e... caddi.
<<Dannazione>> sbuffai portandomi la mano alla testa ma senza aprire gli occhi, ero davvero troppo stanca.
<<Sorridi >> mi voltai di scatto verso la persona che aveva parlato, il telefono puntato verso di me. Non solo ero stata costretta ad aprire gli occhi, ma quel deficiente era dentro casa mia, nella mia stanza e mi stava facendo una foto? Cavolo, e poi mi chiedevano perché odiavo il lunedì.
<<E tu che diavolo fai a casa mia?>> ero sconvolta ma troppo stanca per alzarmi dal pavimento freddo. Già era difficile sopportarlo durante la giornata, appena sveglia era ancora peggio.
<<Sempre gentile>> vedendo che non gli davo corda continuò a parlare. <<Ti do un passaggio a scuola>> decisi di fare la cosa più matura che rientrasse nel mio repertorio. L'avrei ignorato. Si, l'avrei fatto. Frastornata e con i capelli in disordine mi alzai dal pavimento, cercando di tenere gli occhi aperti. Lo spinsi fuori dalla mia camera , la chiusi a chiave e andai in bagno. Mi spogliai degli indumenti ed entrai dentro il box doccia. I pensieri iniziarono ad invadere la mia testa, furiosi e prepotenti. Pensai alla sera dell'incontro, a cos'avrei dovuto fare adesso che Oliver entrato a far parte di quel mondo. Avrei dovuto sorridere e fare finta di niente? No, anche se l'avevo abbandonato non riuscivo a non preoccuparmi per lui. Non riuscivo a capire cosa avrei dovuto fare per proteggerlo. Non volevo svelargli chi ero, ma non volevo neanche che quella diventasse la sua vita. Avrei solo voluto sapere cosa fare, come aiutarlo senza espormi. Se solo voi foste qua, pensai. Se solo tu mamma avessi potuto insegnarmi a comportarmi da brava ragazza, anche da bambina ero un tipetto difficile. La mamma me lo diceva sempre, ma diceva anche che le cose difficili erano quelle a cui prestare più attenzione. E tu papà, avresti potuto mettermi in guardia su quello che sono realmente i ragazzi. Avresti potuto insegnarmi a smascherare i finti bravi ragazzi. Ma voi non siete qua. Non potete aiutarmi , ma non preoccupatevi, vi voglio bene lo stesso. Uscii dal bagno profumata e truccata, in biancheria mi diressi in camera davanti all'armadio. Presi dei jeans scuri a vita alta e un maglioncino grigio fumo, in fine il giubbottino di pelle nera. Quel giubbottino era una costante nella mia vita, ormai. Sorrisi per il pensiero stupido e scesi al piano di sotto. Adam stava facendo colazione seduto sul bancone della cucina. La tazza di cereali in una mano e il cucchiaio nell'altra, e pensare che quello era il mio tutore legale. Adam era fantastico ma era piuttosto infantile alle volte.
<<Buongiorno >> mi sollevai sulle punte e gli lasciai un bacio sulla guancia. Raccolsi il mio zaino da terra e me lo misi in spalla.
<<Buongiorno >> rispose evidentemente distratto dal telefono, feci finta di niente nonostante la sua espressione fosse sospetta. Io e Adam avremmo dovuto parlare, i giorni passavano e tra noi le cose non erano più come prima.
<<Non prendi i libri ? >> osservò Liam notando che il mio zaino era quasi vuoto se non per due quaderni.
<<Perché dovrei quando ho dei simpaticissimi compagni di classe a cui posso chiedere in prestito i libri ?>> chiesi sorridendo zuccherina e alzando le spalle per far cadere il discorso. Liam scosse la testa e uscimmo finalmente di casa. Adam ci urlò dietro un saluto altrettanto distratto. Alla vista di quello che c'era fuori rimasi sbigottita, mi sentivo una bambina il giorno di natale.
<<Tu hai una Harley Davidson?>> chiesi non aspettandomi una risposta quindi continuai a farfugliare <<Per non parlare del fatto che sia un nuovo modello uscito da poco e che la scelta di colori è davvero notevole>> era un sogno, quella moto lo era. La moto era di un nero opaco, e anche il sellino in pelle nera era opaco. L'argentato delle rifiniture era notevole, spiccava come se fosse stata appena lucidata, e forse lo era. Ero così eccitata che sembrava che fosse la mia la moto. Mi sentivo come quando da piccola mi portavano alla fiera di Natale e potevo decidere io da dove iniziare. Liam mi passò un casco nero, così lo imitai allacciandolo alla testa. Mi prese dalle spalle lo zaino, mettendolo al posto dei caschi. Era stato disgustosamente gentile, e lo sembrò ancora di più dopo. Salì sopra la moto porgendomi una mano per aiutarmi a salire. Mi chiesi cosa fosse cambiato da lì a pochi giorni prima, ma forse questa versione di Liam non mi dispiaceva poi così tanto. I miei pensieri erano stati catturati nuovamente dalla moto, non ci potevo credere che ero seduta sopra quel gioiellino. Solo che quella splendida moto non aveva qualcosa che mi avrebbe aiutato a non cadere.
<<Se non vuoi cadere ti devi tenere per forza a me >> alzò la voce per sovrastare il rombo del motore. Ecco dov'era finita la sua gentilezza, in un tranello per farsi toccare da me.
<<Scordat...>> feci per parlare ma diede gas e per non cadere mi strinsi a lui. Mi maledissi mentalmente ma non volevo rischiare la mia vita per un imbecille come lui. Allacciai le braccia intorno alla sua vita e strinsi le cosce in modo da avere una presa salda su di lui. Liam sapeva che mi sarei dovuta tenere a lui anche se non volevo, ecco perché si era mostrato così gentile. Se voleva giocare con il fuoco io ci sarei stata . Aveva trovato la ragazza giusta con cui giocare, solo che non sapeva ancora quanto mi piacesse il fuoco.

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Un altro capitolo . Spero vi piaccia.
Non scordatevi di lasciare una stellina e un commento □ .
Grazie al prossimo aggiornamento.

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