Kidnapping

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POV Jimin

Sono qui da due fottuti giorni.
Sto odiando ogni secondo che passa, è un inferno.
So che la mia squadra mi sta cercando e che presto me ne andrò, nel frattempo stringo i denti.

Quando mi hanno rapito, il giorno dell'imboscata in casa di Doyun, non riuscivo a credere che fosse successo proprio a me.
Ho urlato il SUO nome un ultima volta, prima di esser trascinato via. Quel bastardo con la maschera mi ha fatto passare in mezzo a dei cespugli. Una finta uscita sul retro di cui non sapevamo niente, altrimenti Namjoon ci avrebbe detto di passare da lì invece di attuare un piano suicida.

Io mi sono subito ribellato.

Un calcio sul ginocchio, una testata e un pugno sullo stomaco. L'intento era quello di farlo arrendere, non volevo ucciderlo.
Ho preso la pistola e gliel'ho puntata contro, se lo avessi torturato avrei scoperto dove si trovava, mentre se sarei scappato non l'avremmo mai saputo. So che la maggior parte delle persone avrebbero preferito scappare, ma era un lusso che non potevo permettermi.

Ma quel bastardo era furbo, così dopo neanche due minuti, hanno fatto capolino altri cinque uomini con delle calibro 22. Mi sono visto costretto ad abbassare la pistola: se fossi scappato mi avrebbero sparato, ma se fossi stato io a sparare sarei morto.
Mi hanno forzato ad entrare dentro ad una macchina nera, simile a quella che erano appostate fuori dall'entrata principale. Mi hanno messo del nastro adesivo sulle labbra per non farmi urlare, inoltre mi hanno attaccato le manette alle mani dietro la schiena.

Mi hanno tolto anche la pistola e il caricatore, ma mentre lo facevano sono arrivate improvvisamente le macchine della Bulletproof.
Ho sentito come una botta sul retro della macchina e poi l'autista è partito subito, accelerando al massimo.
Ci sono venuti dietro per quasi 15 km e poi si sono arresi. Se le mie intuizioni erano giuste, hanno attaccato qualcosa alla macchina.

Mi hanno spinto dentro un magazzino di oggetti d'antiquariato, c'era tantissima polvere e ho avuto paura di soffocare.
Ai lati si estendevano scaffali altissimi, contenenti cianfrusaglie e roba simile. C'era una sola uscita e una sola luce posizionata al centro. Proprio sotto di essa c'era una sedia, di legno e metallo, dove sopra era poggiata una corda.
In quel momento pensai al peggio, mi prese il panico.
Mi hanno legato praticamente subito, senza togliere né le manette e né il nastro sulla bocca.
Mi hanno guardato per pochi secondi e poi si allontanarono un po' per parlare in disparte. Udii poco e niente della loro conversazione. Qualcosa a che fare con la parola "ostaggio" e "illeso", ma non mi sono illuso, avrebbero potuto farmi fuori quando avrebbero voluto.

Il resto dei giorni veniva sempre un uomo a portarmi un panino dopo pranzo. Solo in quella occasione mi toglievano le manette e il nastro e mi slegavano dalla sedia. Per i bisogni di prima categoria beh... questo preferisco non spiegarlo.

[...]

Le porte del magazzino si aprono per la seconda volta oggi, non era mai successo in questi due giorni.
La luce mi acceca, ma non posso coprirmi con le mani, quindi posso solo chiudere gli occhi.
Dopo poco il portone viene richiuso, dando la possibilità ai miei occhi di abituarsi alla luce.
Intorno a me ci sono 5 uomini armati, vestiti di nero e con le stesse maschere di sempre. Formano un semicerchio e caricano le pistole per poi puntarmele addosso.

Di fronte a me quel bastardo infame che mi fissa curioso.
Seok Doyun.

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