Fault

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POV Jimin

Yoongi si è appena ripreso dopo un attacco di panico, dovuta al troppo sforzo emotivo. Lo stress accumulato doveva uscire in qualche modo.
L'interrogatorio ha preso una brutta piega e ha perso il controllo.
Non ho visto chi fosse, ma probabilmente era uno di quelli che mi ha picchiato.
Era a conoscenza delle mie parole verso Doyun, quindi lo è per forza. Magari era proprio quello che mi ha rapito.

Ma io vorrei ammazzarlo solamente perché ci ha provato con Yoongi, non mi interessa più di tanto di quello che mi ha fatto.
Non appena ha fatto il mio nome, lui si è fermato.
Non ho idea di cosa gli sia passato per la testa ma sembrava che avesse appena realizzato qualcosa.

Non voglio che si sia fatto strane idee, anche se non ho idea di che tipo.
Fortunatamente non avevamo altre domande da fargli, altrimenti sarebbe stato un problema perché nessuno di noi ha mai osato sedersi su quella sedia.
Adesso si deve solamente prendere il suo avvocato e andarsene a fanculo.

«Come stai?» Chiedo dopo un po', inginocchiandomi difronte a lui. Lo abbiamo fatto mettere seduto il prima possibile, io gli ho preso il viso tra le mani e poi mi sono staccato, lasciandolo riprendere fiato.
Mi guarda e poi lancia uno sguardo al resto dei colleghi che sono dietro di noi.
A quanto pare capiscono al volo e non ci mettono molto ad uscire dalla stanza.

Perché gli ha fatti andare via?

«Jiminie, è tutta colpa mia.»
Ma che cosa dice? Sta impazzendo, come può dire una cosa del genere?

«Ti sei arrabbiato con Doyun perché tu-»
comincia ma senza finire e adesso capisco a cosa sta pensando. Merda forse lo ha capito, ha capito che ho perso il controllo con Doyun perché lo amo... però sembra cambiare discorso

«E tu... le tue ferite... i-io.»
Una lacrima fine gli attraversa la pelle lattea, ma la catturo prima che arrivi alla fine della sua corsa.

Gli prendo di nuovo il viso tra le mani e avvicino di poco le nostre fronti.
Sento il suo respiro che si mischia al mio, è bellissimo. Il suo profumo mi arriva deciso, dolce e deciso, come sempre.

«Non è assolutamente colpa tua.» dico serio, puntando gli occhi ai suoi.
«Ho agito così perché era giusto farlo, io dovevo farlo.» dovevo farlo perché non potevo starmene zitto mentre parlava così di lui...

Lui sembra riprendersi un po', le sue lacrime si fermano.
Mi guarda negli occhi, le lacrime li hanno resi più lucidi e sono bellissimi.

«Sicuro Jiminie?» mi chiede abbassando il capo. Non l'ho mai visto così, il cuore mi si stringe.

«Certo amore.» dico sicuro.
Lui alza la testa di scatto.
Sgrana gli occhi e mi fissa incredulo.

Ripenso a cosa possa aver fatto e mi rendo conto di averlo chiamato "amore". Cavolo, l'ho fatto inconsciamente.
Non me ne sono quasi reso conto... vorrei prendermi a schiaffi da solo.

«Scusa, non dovevo, n-non siamo...»
Balbetto grattandomi la nuca, un sorriso imbarazzo appare sulle mie labbra.
Ci alziamo tutti e due, quasi in contemporanea.

Lui non accenna a dire una parola, mi fissa e basta. Non riesco a reggere il suo sguardo e lo sposto altrove
Ecco lo sapevo, ho rovinato tutto. Accidenti, sento una crepa all'altezza del petto e un fastidio in gola. Devo andarmene prima di scoppiare a piangere come un ragazzino.

Mentre mi giro per andarmene, la sua mano mi afferra improvvisamente.
Mi volto verso di lui e noto uno strano scintillio nei suoi occhi.

Si avvicina a me e mi bacia, di nuovo.
Questa volta è un bacio dolce, semplice e spontaneo.

«Hai ancora dubbi su cosa siamo?
Park Jimin io ti amo.»

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