La promessa.

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Era mattina, avevo ancora quel fottuto mal di testa.

Una mano mi cingeva il fianco, una mano maschile.

La mia testa era su di un petto e non su un cuscino.

Una fragranza,a me sconosciuta ma molto buona, mi inebriava le narici.

Non era un profumo comprato in profumeria, era un odore personale.

Non mi piaceva mettere il profumo, perché tutti potevano averlo uguale. Quello personale, tuo nel vero senso della parola, ti differenziava.

Sentii un peso sopra la mia testa, era la sua.

Non volevo svegliarlo, perché, per uno strano motivo, mi piaceva stare accoccolata su di lui, con lui.

Nel frattempo mi resi conto che era lunedì e che non eravamo andati nuovamente a scuola.

"Cazzo" imprecai a bassa voce.

"Cosa ?" sibilò.

Lo guardai. Era bellissimo con i capelli arruffati, non che normalmente li avesse pettinati, gli occhi semiaperti, assonnati e inontiti.

Lui è sempre bello.

Rispose, ovvia, la mia coscienza.

"Ehi" dissi sbadigliando e portandomi una mano davanti la bocca.

Il mio alito, la mattina, non era dei migliori.

"Tutto bene?"

"Si. Solo che è lunedì, e non siamo andati un' altra volta a scuola"

"Capirai"

Si rannicchiò sul lato opposto al mio e mi fece cadere.

"Ehi" esclamai.

"Che c'è ?"

"Che c'è? Mi hai fatto cadere" gli risposi.

"Ahah"

Rise della mia faccia e posizione.

Ero caduta come una cretina, e giacevo a terra come tale.

"Dai ti do una mano" si girò nuovamente e mi aiutò.

Mi trovai su di lui.

Il cuore mi batté a mille quando i nostri occhi si incrociarono e le nostre bocche furono più vicina che mai.

Scesi subito e mi misi in piedi.

"Che facciamo ?" Dissi allegra.

"Niente" disse lui dormicchiando ancora.

"Uffa"

"Dai alzati" gli presi il braccio e cercai di alzarlo, invano.

"Che palle"

.....

Alla fine lo avevo convinto ad alzarsi.

Eravamo da Starbucks a fare colazione ora.

Cioccolata calda e brioche avevamo ordinato.

Il caffè non mi era mai piaciuto.

Preferivo le cose dolci.

"Ehi" mi disse con sguardo dolce.

"Che c'è ?" Lo intimai a rivelarmi il perché di quello sguardo.

"Niente. Mi chiedevo una cosa"

"Cosa?" Ebbi paura di quella domanda che gli feci. Già sapevo la risposta.

"Perché ieri hai pianto? Cosa è successo? Chi è stato?"

"Nessuno" gli dissi con sguardo basso sul cioccolato, che intanto era arrivato.

"Non ci credo"

"Non ci credere"

"Dai puoi fidarti di me"

"Si, come no. Come posso fidarmi di uno che il giorno prima mi fa passare una giornata bellissima, da AMICI, e il giorno dopo non mi rivolge nemmeno la parola, da SCONOSCIUTI."

"Ti ho chiesto scusa"

"Perché eri arrabbiato ?"

"Perché hai pianto?"

"Non si risponde ad una domanda con un altra domanda"

"Ah si ? Bisogna anche rispondere però"

"Senti nessuno dei due ha voglia di raccontare. È troppo personale"

"Già. Siamo in due allora. Facciamo una promessa"

"Quale?"

"Un giorno, quando saremo pronti, ci racconteremo queste cose tanto personali"

"Chi ti dice che vorrò parlartene?"

"Lo so perché lo so"

"Mi stizzi quando fai così. Comunque accetto"

"Affare fatto"

Ci demmo il mignolo come due bambini dell'asilo e ridemmo.

Ero un altra volta in paradiso.

Credo che quel giorno arriverà, non so perché, non so per come, ma lo so.
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Angolo Autrice

Allora questo è il capitolo 11.

Ho dovuto faticare per farlo.
Ho sfogliato immagini e immagini di Tumblr per realizzarlo.

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Afraid of The live di Niky_83

Grazie a tutti.

Con affetto,

Dream_Paradise ❤️

E il diavolo mi salvó.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora