Ci accomodiamo in aula conferenze, dove tutti i miei colleghi cercano di prendere posto in prima fila, comprese le oche dell'ufficio. Io e Sonny ci teniamo più a distanza, sedendoci infondo alla sala. Per tutto questo tempo, non ho fatto altro che incrociare lo sguardo con quello del mio capo. Mi ha riconosciuto, ovviamente, e dal suo sguardo credo di aver capito che non me la farà passare liscia.
«Ma quindi, perchè diavolo ti sei imbambolato così prima?» Chiede Sonny, mi volto verso di lui.
«Perchè sono un coglione e dovrei imparare a stare zitto.» Ribatto e sul suo volto prende spazio un'espressione al quanto confusa. Poi mi intima a spiegargli per bene, prima che il capo cominci a parlare.
«Mentre venivo in ufficio, ho avuto un incontro ravvicinato con il nostro capo. Il problema è che, non avendolo mai visto, non sapevo fosse lui. L'ho sentito urlare al telefono con i suoi dipendenti e li stava trattando di merda, così mi sono permesso di riprenderlo sul suo modo di seguire i dipendenti e di dargli dello stronzo. Lo so, sono un coglione ma davanti a queste cose non riesco a trattenermi.» Credo che se Sonny terrà la bocca spalancata ancora per tanto, fra poco gli cadrà a terra.
«No aspetta, tu sei stato in grado di dare dello stronzo a uno come lui?»
«In che senso?» Ora quello confuso sono io.
«Nel senso che, conoscendoti da anni ormai, quello è proprio il tuo tipo. Scommetto che se non fossi fidanzato, gli saresti già saltato addosso.» Dice, indicando il moro che si dirige verso il microfono, pronto a parlare.
«Ma smettila, ti prego.» In tutta risposta, ho lui che mi guarda come per chiedermi se sono serio o meno.
«Vuoi dirmi che Louis non è l'esatta copia di quello? Probabilmente l'unica cosa che hanno di diverso sono il colore degli occhi e la misura della stanga che hanno nei pantaloni.»
«Oh mio Dio Sonny, smettila!» Mi copro il volto con le mani, in pieno imbarazzo.
«Che c'è? Minchia, guardagli il cavallo dei pantaloni, a momenti scoppia.»
«Ma la vuoi finire? Mica ti piace la figa o mi sono perso qualcosa?» Cerco di sviare il discorso.
«Certo, ma ciò non toglie che anche un uomo etero si può stupire delle dimensioni del membro di altri. E poi, stavo solo cercando di farti capire che lui e Louis sono praticamente identici, per eccezione di quei due piccoli dettagli.»
«Beh, mica tanto piccoli.» L'ho già detto che devo imparare a stare zitto? Lui mi sorride e poi sposta lo sguardo, concentrandosi sulla persona che sta per parlare. Le luci calano e un faro punta proprio verso di lui.
Una voce calda inizia a parlare al microfono mentre lui sorride a tutti noi, come per rassicurarci. Devo ammettere che ha un bel sorriso.«Buongiorno. Come ben sapete o avete capito, sono Ryan Beaumont e dirigo l'azienda. Molti di voi non hanno avuto il piacere di conoscermi, purtroppo,» Dice, e per una frazione di secondo mi sembra stia guardando nella mia direzione.
«Ma oggi sono qui per parlarvi di una questione al quanto importante. Si tratta di lavoro e forse, alcuni di voi, si ritroveranno ad intraprendere il viaggio più importante della loro vita. Non voglio tirarla per le lunghe, perciò vado dritto al punto.
Come molti di voi già sanno, un improstantissimo personaggio del cinema e della musica, ha chiesto a noi di organizzare l'evento più importante della sua vita: il suo matrimonio. Signori, parliamo di Erick Stanley. Vi starete chiedendo perchè, per una sola persona, ho voluto convocare tutti voi. Di sicuro non ci vuole un intera agenzia per organizzare un matrimonio, ma voglio al mio fianco i migliori di voi. Quelli che sceglierò, partiranno con me per L'Italia e, mettendo insieme delle idee, organizzeremo il tutto. Sembra una cosa di poca importanza, ma Erick è disposto a pagarci due miloni di sterline solo se il suo matrimonio sarà il più bello di tutti i tempi, certo, senza battere quello dei nipoti della regina.» Credo che con questa battutina finale volesse far ridere, dato la sua faccia delusa appena ha visto che nessuno ha fiatato.«Comunque, oltre ai soldi che è disposto a darci per il matrimonio, quelli di voi che avranno le migliori idee e riusciranno a portare a termine il progetto con me, avranno un aumento di stipendio e il loro livello verrà alzato. Voglio avere le vostre idee nel mio ufficio entro domani sera. Grazie dell'attenzione. Ci sono domande?» Silenzio assoluto. Sorride e ai allontana dal microfono, sparendo nell'ombra. Lentamente le luci si riaccendono e metà dell'aula si svuota, mentre alcuni imprecano per l'assurda richiesta appena fatta dal capo.
«Io non ci credo. Sono due settimane che si parla di sto tipo e lui ha il coraggio di chiedere i nostri progetti per un matrimonio mega galattico, entro domani. Forse hai fatto bene a dargli dello stronzo.» Dice Sonny mentre cammina al mio fianco.
«Già, a volte mi chiedo perchè ho scelto di fare sto lavoro. Poi mi ricordo che sono troppi creativo e non riesco a tenere la mente a posto senza avere idee ogni die per tre, e mi rispondo da solo.»
«Almeno te hai delle idee, al contrario della metà dell'ufficio.»
«Io ho detto che ho delle idee, ma mica ho detto che le ho per questo progetto. Certo che sarebbe bello avere un aumento di livello...» Abbasso lo sguardo, ma la voce impanicata di Sonny mi fa tornare alla realtà.
«Perchè sta venendo qua? Oddio, mo ci licenzia perché gli hai dato dello stronzo, oddio, Andy, dovresti imparare a stare zitto. Ora tieni la bocca chiusa.»
«Sonny, calmati. Mica ci mangia.»
«Speralo.» Incrocio lo sguardo con quello del capo e capisco che non ha intenzione di cambiare direzione, sta venendo proprio verso di noi.
«Buongiorno, sono Ryan. Nii due ci siamo già incontrati.» Dice, porgendomi la mano. Gliela stringo e annuisco, capendo a cosa sta alludendo.
«Sono Andy, suo dipendente da un anno, ormai.» Sorrido.
«Oh bene, ciò significa che i suoi progetti erano decenti. Sa, per stare un anno qua dentro, ce ne vuole di bravura. Quindi, non posso far altro che aspettarmi il meglio da lei. Ho già deciso di portare con me una sua collega. Voglio che lei domani mi presenti il suo progetto. La voglio vedere all'una in punto al ristorante qua sotto. Pranzo di lavoro con le e altri suoi due volleghi. Discuteremo di questa faccenda e poi sceglierò chi portare con me.»
«Ma mica doveva scegliere tra tutti i dipendenti?» Lo interrompo.
«Si, ma dato che sono stronzo e non so seguire bene tutti voi, decido a modo mio dandovi false speranze. Mica mi ha descritto così lei?» Sorride, sapendo di aver colpito nel punto giusto. Sonny ci guarra incredulo mentre io non so cosa risoondere.
«I-io...»
«Bene, buona giornata. Domani la voglio puntuale.» Si chiude i bottoni della giacca, mi sorride e si allontana, consapevole di avermi messo con le spalle al muro.
«Cazzo, credo proprio che non te la farà passare liscia.»
«Lo so. Ma io odio le persone così sicure di se, si ricrederà, fidati.»
«Oh no, non vedevo un Andy così determinato dall'università. E l'ultima volta che ti sei comporato così mi sembra che non sia finita bene e che ci siamo dovuti trasferire entrambi a Londra, ricordi?» Mi mette una mano sulla spalla, cercando di calmarmi.
«Si, ricordo benissimo. Ma ora è diverso. Questo ha bisogno di imparare un po' di umiltà e generosità, non trovi?»
«Si ma, Andy, questo ti sega le gambe se gli metti i bastoni tra le ruote.»
«Tranquillo, non succederà.» Sorrido, mentre l'immagine del mio progetto si materializza nella mia mente. Non sarà facile, ma riuscirò a farmi rispettare. Quello si crede troppo e già con questo, mi sta sul cazzo.
Vedremo chi si ritroverà con i bastoni tra le ruote...Spazio autrice
Okay, secondo capitolo un po' schifoso ma, prometto, che andando avanti si capirà di più e si entrerà nel vivo della storia.
Cosa nasconde Andy? Riuscirà a far cambiare idea sul suo talento a Rye?Anita🐝🌵
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𝐋𝐞𝐭 𝐌𝐞 𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐞 𝐎𝐟 𝐘𝐨𝐮 // 𝑮𝒂𝒚 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒚
FanfictionCOMPLETA «Fowler, lo sappiamo entrambi che lo vuoi anche tu...», mi bacia sul collo e sospiro, accorgendomi solo ora di aver trattenuto il fiato per tutto questo tempo. «E se io non lo volessi?», chiedo, sperando che questa tortura mentale finisca a...