Era da un po' che non avevo tutte queste cose per la mente. Anzi, era da un po' che non mi guardavo dietro le spalle e ripensavo a ciò che ho lasciato a Edimburgo. A volte nella vita si pensa che basta scappare dalle cose, per evitare che peggiorino. Ma fidatevi, non è così. Le cose vanno affrontate, vanno prese di petto, non lasciate andare come se non ce ne importasse nulla. Non basta stare immobili sul divano a lamentarsi senza poi fare nulla. Non bisogna scappare, non bisogna essere dei vigliacchi. E ora, che sto dicendo queste cose, mi sento un grandissimo ipocrita.
Tutto ciò che bisognerebbe evitare di fare, è proprio quello che ho fatto io. Sono scappato, con la speranza di cancellare tutto dai miei ricordi. Ma come credo abbiate capito, non è successo. Se le cose non si risolvono, prima o poi tornano. E non hanno pietà. Oltre a questo, devo pure pensare a come dire a Louis che lo lascerò da solo per quasi un mese.
A volte penso che lui sia esagerato nei miei confronti, il fatto di volermi sempre vicino eccetera... però non me ne faccio un problema. Sto bene con lui, non ho bisogno di altro. Per ora, almeno.Esco dalla doccia, frizionando i capelli con l'asciugamano. Passo un panno sullo specchio appannato e guardo il mio riflesso, stanco. Sbuffo, iniziando ad asciugarmi i capelli mentre dal mio telefono escono tutte le mie canzoni preferite. Fra meno di mezz'ora devo essere in ufficio, ho altro lavoro da svolgere prima della partenza, quindi devo darmi una mossa.
Appena entro in camera, trovo Louis intento a fare zapping tra vari canali televisivi. Devo muovermi a digli che partirò.«Ehi, Louis...»
«Dimmi, hai deciso di rimanere a casa a fare compagnia al tuo bellissimo ragazzo? Ancora meglio, hai deciso di lasciare il lavoro così da non dover più partire?» Un sorriso speranzoso si fa spazio sul suo volto, facendomi provare una stretta al cuore.
«Ecco, è proprio di questo che devo parlarti...» Mi siedo sul letto, affianco a lui. Si sistema con le gambe incrociate e un espressione preoccupata sul volto, pronto ad ascoltarmi.
«Ryan, cioè, il mio capo... ha deciso di portarmi con lui in viaggio. So di averti detto che sarebbe durato solo una settimana ma, purtroppo, sono venuto a sapere che durerà di più. So che la cosa non ti va a genio e mi dispiace tantissimo...» Cerco di essere il più sincero possibile, ma il suo sguardo si fa triste e severo allo stesso tempo.
«Ma?» Chiede, inarcando un sopracciglio.
«Ma non posso farci niente, è davvero un'opportunità unica e non posso rifiutarla. So che te hai i tuoi problemi ma non posso solo pensare a te, ho anche io la mia vita.»
«Hai ragione, la tua vita. Dove io non ne faccio nemmeno parte, no?»
«Non ho detto questo.» Ribatto, sapendo dove lui vuole andare a parare. Vuole farmi sentire in colpa, in modo tale da non farmi partire, ma questa volta non glielo permetto. «Non mi sembra proprio che tu non faccia parte della mia vita. Sto con te da quasi un anno ormai e per di più, ti sto ospitando in casa mia per farti scappare dai tuoi genitori. Ti sto amando e sostenendo, a volte anche mettendo da parte me stesso, quindi adesso lasciami pensare un po' a me. Si tratta solo di un viaggio, ci sentiremo tutti i santi giorni e puoi stare tranquillo che non ti tradisco, se questo è il tuo unico pensiero.» Per la prima volta, sono riuscito a dire la mia senza nemmeno alzare la voce. La sua espressione non cambia, ciò mi fa preoccupare.
«Quindi stai dicendo che sono un peso per te, dato che non ti faccio mai passare del tempo da solo e non ti faccio pensare a te stesso, no?»
«Cristo, ma perchè fraintendi tutto quello che dico?» Mi alzo violentemente dal letto, sto perdendo la pazienza e la giornata è appena iniziata.
«Non ho frainteso nulla, è quello che hai detto te.»
«Ti sbagli, ho detto ben altro. Comunque ora devo andare a lavorare quindi, se quando torno ti sarà passata, bene, se no mi vedrai partire senza nemmeno salutarti.» Afferro la giacca del mio completo e le chiavi, per poi uscire. Detesto quando le persone si comportano così. Ho ben altri pensieri per la testa.
***
Sonny mi sorride appena mi vede mettere piede in ufficio, poi viene verso di me e mi porge due caffè. Lo ringrazio sorridendogli e posando la mia roba.
«Perchè due? L'altro è per te, no?» Chiedo, leggermente confuso.
«No. Il capo ha detto che vuole vederti e poi ha chiesto un caffè. Per ciò ho deciso che avrà entrambe le richieste servite sullo stesso piatto. Ovviamente uno dei due caffè è tuo.» Mi fa l'occhiolino e torna alla sua postazione, lasciandomi da solo.
Mi avvio dentro un lungo corridoio, aprendo ogni ufficio possibile, ma in nessuno di questi ci trovo Ryan. Chiedo a qualche mia collega che, ovviamente, sanno più che bene dove si trova il suo ufficio. Con due caffè in mano e varie paranoie per la testa sui motivi per i quali mi possa aver chiamato, mi dirigo verso l'ufficio corretto. In questa parte dell'edificio non ci sono mai stato, e devo dire che è molto bella e accogliente. Tutti gli uffici sono racchiusi in queste specie di cubi di vetro, riparati da veneziane, per evitare che chiunque passi guardi dentro. Ora capisco perchè il capo sta da questa parte...
Busso e all'istante vengo invitato ad entrare. La stanza è un po' buia, illuminata solo da una fioca luce, emanata da una piccola lampadina posata sulla scrivania. Poso gli occhi su di lui e lo vedo concentrato a scrivere qualcosa sul suo portatile. Appoggio entrambi i caffè su un tavolino di vetro e mi accomodo su una poltrona di pelle nera, in attesa che lui mi dica qualcosa. Dopo qualche istante, si alza e si siede esattamente davanti a me, prendendo il bicchiere con la bevanda in mano.
«Grazie per il caffè.» Dice, io sorrido rimanendo abbastanza freddo e distaccato.
«Come mai mi hai convocato qua nel tuo ufficio? Mi sembra che ieri abbiamo parlato più che chiaramente rispetto al progetto. Abbiamo tralasciato qualche dettaglio?» Chiedo cercando di andare dritto al punto.
«Tranquillo, non abbiamo tralasciato nulla e non ti devo parlare di niente di preoccupante. Questa mattina, uno dei tuoi colleghi ha cercato di fermarmi e farmi cambiare idea sul portarti in viaggio con me.» Appena pronuncia queste parole, mi irrigidisco. Perchè la gente si intromette sempre nella mia vita privata?
«Come scusa?»
«Si, tranquillo, non ho cambiato idea. Ma ho una proposta da farti.» Appoggia la schiena al divanetto e, posando il caffè alla sua destra, incrocia le braccia al petto, facendo risaltare i pettorali. «Ho sentito che la tua relazione è in crisi e che la persona con cui stai è molto possessiva. Mi ha detto che economicamente sei messo bene e che non hai bisogno di un aumento. Inoltre, secondo questa persona, questo viaggio potrebbe incasinare la tua relazione e farti soffrire, facendo si che tu non ti concentra più sul tuo lavoro. Sarò sincero, io detesto le persone che cercano di sabotare la vita degli altri. Ti ho chiamato qui solo per tenerti al corrente e per chiederti se davvero la tua relazione è in crisi...»
«Perchè ti interessa?» Aggrotto le sopracciglia, sentendo un leggero fastidio nel mio petto.
«Perchè nel caso potresti portare la tua fidanzata in viaggio con te.»
«Oh. Innanzitutto, è un ragazzo.»
«Ah.» Sembra rimanerci ma, per una piccola frazione di secondo, vedo l'angolo della sua bocca curvarsi in un sorriso. Poi, torna tutto come prima.
«E poi, non ce n'è bisogno. Devo smetterla di correre dietro le persone. Ho la mia vita e se lui vuole, accetta le mie scelte, se no può anche andarsene. Premesso, non permetterò mai e poi mai che qualcosa di emotivo, mi influenzi sul lavoro. Mai.»
«Oh, bene. Ciò significa che avrai quasi un mese intero per fare nuove esperienze.» Sorride. Colgo un cenno di malizia nella sua voce, ma ciò non mi irrita, anzi...
«Cosa?»
«Nulla. Solo che avrai più tempo per te.» Si alza e io faccio lo stesso. Va verso la porta e la apre, invitandomi ad uscire. Mi avvicino e faccio per uscire ma lui mi ferma per un braccio e la sua bocca si avvicina al mio orecchio.
«Avrai molto più tempo per te...» Sussurra. Un brivido mi percorre la schiena e rimango immobile. Si allontana ed io esco, senza voltarmi.
Cosa cazzo è appena successo.
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𝐋𝐞𝐭 𝐌𝐞 𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐞 𝐎𝐟 𝐘𝐨𝐮 // 𝑮𝒂𝒚 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒚
FanfictionCOMPLETA «Fowler, lo sappiamo entrambi che lo vuoi anche tu...», mi bacia sul collo e sospiro, accorgendomi solo ora di aver trattenuto il fiato per tutto questo tempo. «E se io non lo volessi?», chiedo, sperando che questa tortura mentale finisca a...