Mi guardo intorno come se già non conoscessi questo posto. La piazza dove io e Kyle ci siamo dati appuntamento, o meglio, dove lui mi ha obbligato a farmi venire, è colma di gente. Persone che corrono da una parte all'altra per cercare di non arrivare in ritardo in ufficio, famiglie che si divertono a scattare foto ovunque e poi ci sono io, completamente perso nel bel mezzo di tutta questa gente.
Di Kyle nemmeno l'ombra, ma se fosse per me, potrebbe benissimo non presentarsi che non sarebbe un problema. Ansia? Sì, tanta. Più che ansia, ammetto di avere paura. Rivederlo dopo due lunghi anni, non so che effetto mi farà.
È sicuro che da lui non torno, ma Kyle ha sempre avuto la capacità di condizionare il mio pensiero, di farmi ragionare a modo suo e di manipolarmi. Sì, lui è un manipolatore e purtroppo me ne sono accorto troppo tardi. So cosa vuole da me, so il ricatto che è pronto a farmi, ma non sono sicuro che quello sia il suo unico obbiettivo.
Fermo davanti al bar, con la sciarpa che mi copre quasi metà del volto, mi guardo intorno con curiosità, scrutando ogni angolo di questa zona alla ricerca di una figura a me conosciuta. Avvolgo le braccia attorno al mio busto, nel tentativo di riscaldarmi un attimo, ma non basta. Comtinuo a far vagare il mio sguardo tra le persone e appena incrocio un paio di occhi color nocciola, il mio cuore perde un battito.
Sento all'istante un vuoto nello stomaco, e non so precisamente a cosa sia causato; se per il fatto di aver mentito spudoratamente a Ryan per poi ritrovarmi qui e pentirmi di essere venuto, o solo per la persona che sorride maliziosamente avanzando con passo deciso verso di me.
In tutto questo tempo, Kyle non è cambiato di una virgola. Ha sempre il suo solito taglio ribelle, con ciuffi che svolazzano qua e la, il suo sguardo è sempre lo stesso: malizioso, deciso, provocante.
Non avrei mai pensato di dirlo, ma il suo fascino è rimasto lo stesso. Purtroppo, questo non può superare quello che è successo tra di noi e quello che sto passando con Ryan...
Appena noto che è a qualche passo da me, mi schiarisco la voce, assumento una postura corretta e che, perlomeno, mi faccia sembrare sicuro di me stesso, nonostante l'ansia mi stia logorando lo stomaco.
«Che piacere rivederti, Fovvs.» La sua voce roca raggiunge le mie orecchie, facendomi rabbrividire al suono di quelle parole. È poco distante da me e con sorriso strafottente, mi guarda come se tra di noi non fosse mai successo nulla, come se in torto ci fossi io.
«Ti ho detto più volte di non chiamarmi così, Kyle. Dimmi cosa vuoi e poi lasciami in pace», sbotto, incrociando le braccia al petto. So di non poter far iniziare una discussione qui, in mezzo a tutta questa gente, ma vorrei urlargli in faccia cose che avrei dovuto dirgli tempo fa. Aspetto che faccia o dica qualcosa e, nel mentre, mi guardo intorno alla ricerca di un tavolo libero.
«No tranquillo, non ho affatto intenzione di sedermi e mettermi a discutere con te in questo posto. Il mio albergo è qui vicino, seguimi.» Dice voltandosi, incamminandosi verso il suo alloggio.
«Non ho intenzione di venire con te da nessuna parte», rimango fermo dove sono e, alle mie parole, lui si volta con uno scatto veloce e punta il suo sguardo di fuoco nel mio. Si avvicina lentamente, sorridendo, e porta le sue labbra vicino al mio orecchio.
«Ti conviene fare quello che ti dico, Andy», sussurra. Rabbrividisco e chiudo gli occhi, cercando di calmare tutti i demoni che vorrebbe uscire e soffocarlo sul posto. Respiro profondamente e lo seguo, trattenendo la voglia di correre via ogni volta che si gira a guardarmi, soddisfatto.
So di essere impotente, di non poter alzare un dito, altrimenti di mezzo ci va la mia intera famiglia... mia madre e Ethan. Vorrei poter dire anche mio padre, ma non l'ho mai conosciuto. Se solo avessi avuto qualche figura paterna su cui contare, io e Allyson non saremmo finiti in guai del genere e forse ora non mi ritroverei a rincorrere il mio ex psicopatico, per salvare ciò a cui tengo di più al mondo.
Arriviamo davanti ad un albergo cinque stelle e, appena entriamo, veniamo entrambi accolti da un'atmosfera calda e avvolgente, che mi permette di liberarmi dai brividi di freddo. Kyle chiede le chiavi della sua camera e, per mia fortuna, prendiamo le scale e arriviamo davanti a un porta enorme, decorata da parecchia roba brillante. Mi fa entrare e io rimango sbalordito. Neanche se lo volessi con tutto me stesso riuscirei a pagarmi una stanza del genere.
«Scommetto che Julian ha contribuito alle spese», dico, guardandomi intorno. Lui ridacchia, facendo tornare il suo sguardo su di me e si butta sul letto, facendomi cenno con la testa di sedermi sulla poltrona davanti a lui. Eseguo il suo "ordine" e aspetto che dica qualcosa.
«No tranquillo, Julian ha i suoi soldi, io ho i miei. Sai... in questi anni abbiamo fruttato molto a livello economico»
«A livello mentale invece? Nulla? Oh, capisco», ghigno appena lo vedo serrare la mascella e fulminarmi con lo sguardo.
«Ti conviene tenere a bada la lingua.»
«Con te mi conviene fare un sacco di cose, Kyle, ma per tua sfortuna non sono più il ragazzino indifeso di due anni fa», ringhio sporgendomi verso di lui. «Dimmi cosa cazzo vuoi e poi lasciami andare», mi alzo e rimango in piedi dopo aver fatto qualche giro per la stanza. Non riesco a stare fermo e contenede la mia ansia e la mia rabbia. Lui si passa una mano sul volto e poi sospira.
«Non credo tu non sia più così tanto debole, tesoro. Il suicidio mica è per deboli?» ora è lui quello divertito.
Rimango completamente paralizzato senza sapere come rispondere. Certo, vorrei ribattere e dirgli che il suicidio non è per deboli, perchè arrivare a tanto significa essere stati forti per troppo tempo. Ma lui non capirebbe, quindi evito di sprecare parole per chi non le merita.
«Come fai a saperlo?» mi avvicino ancora, nonostante la parte razionale di me dica di stargli il più lontano possibile.
«So molte cosa di te Andy, tantissime. Sai, a volte dovresti imparare a guardarti un po' attorno e aprire gli occhi. Come si chiama la nuova puttana che ti scopi? Oh, Ryan... giusto.» Colpito e affondato.
«Per prima cosa, non è una cazzo di puttana. Tra noi due c'è qualcosa alla quale non abbiamo dato ancora un nome, devi lasciarlo stare.»
«Lasciarlo stare o meno, dipende da te. Cos'è? Non sei stato capace di proteggere tua sorella e ora pretendi di proteggere il tuo presunto fidanzato?» Ridacchia, come se le sue parole fossero divertenti. In realtà mi ha fatto sentire doppiamente una merda, e credo che questo fosse proprio il suo scopo.
«Perché devi essere così Kyle? Io in te ci avevo visto del buono, credevo in te, speravo cambiassi e invece guardati, sei sempre la stessa merda. La tua solita testa di cazzo si fa condizionare dagli altri e si fa dare ordini, ma ti rendi conto dello schifo che fai? Io non sarò stato in grado di proteggere la mia famiglia una volta, ma di sicuro non permetterò a te e a Julian di rovinare la mia vita e quella delle persone a cui tengo, ancora.» Ora, le parole escono con più decisione dalla mia bocca e non potrei essere più fiero di me stesso.
«Sai Andy...» dice alzandosi anche lui dal divano e avvicinandosi a me, «in realtà io non volevo minacciarti. Non volevo nemmeno che tu soffrissi così. E speravo che rivedendoti, anche tu capissi il male che hai provocato a entrambi e che ti rendessi conto che tra noi c'è ancora qualcosa...» è sempre più vicino e io non riesco a capire cosa cazzo stia succedendo.
«Cosa diavolo stai blaterando? Non ti è mai interessato nulla di me, come puoi aver sofferto per me? Tra di noi non c'è mai stato nulla e non ci sarà più nulla.»
«Oh Andy... quanto sei ingenuo» scuote la testa e si avvicina ancora di più, facendo ritrovare i nostri volti a poca distanza. Il palmo della sua mano si posa sul mio volto e, prima che io possa fare qualcosa, le sue labbra sono sulle mie, mi bloccano e non respiro più. Mi fanno rimanere immobile, mi fanno rabbrividire e sentire più sporco di prima.
Le sue labbra sono sulle mie, e niente è come prima.

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𝐋𝐞𝐭 𝐌𝐞 𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐞 𝐎𝐟 𝐘𝐨𝐮 // 𝑮𝒂𝒚 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒚
FanficCOMPLETA «Fowler, lo sappiamo entrambi che lo vuoi anche tu...», mi bacia sul collo e sospiro, accorgendomi solo ora di aver trattenuto il fiato per tutto questo tempo. «E se io non lo volessi?», chiedo, sperando che questa tortura mentale finisca a...