Chapter 9

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RYAN'S POV

Non ho mai rimpiando qualcosa nella mia vita. Ora, invece, rimpiango il fatto di non avere abbastanza materia grigia. E non averne, mi porta a essere un coglione che mette le mani sempre troppo avanti. Parlo troppo, giudico troppo, guardo troppo e faccio sempre troppo.
Ma non posso farci niente, io sono io. Adesso che ci penso bene, rimpiango anche l'affetto dei miei genitori, però almeno non mi hanno fatto mancare nulla.

Mentirei se dicessi che non mi sarebbe piaciuto se fossi riuscito a baciare il biondino, anzi. In realtà io sapevo già di averlo nella mia azienda, i lavori che portava al termine erano sempre spettacolari, impeccabili. Non mancava mai nulla. È anche per questo che ho deciso di portarlo con me. Sono sicuro che riuscirà a ideare qualcosa che supererà le mie aspettative. Almeno, me lo auguro. Da quando siamo partiti lo vedo strano, non capisco. Nonostante mi abbia fatto capire che non vuole avere nulla a che fare con me, io sono disposto a scavare più a fondo per capire cosa nasconde. Il mistero mi ha sempre attirato, sin da quando ero piccolino. Leggevo in continuazione polizieschi, gialli e altri di questo genere. Ciò mi ha portato a sviluppare una specie di "sensore" e devo ammettere che so usarlo piuttosto bene. Quindi, credetemi se dico di aver capito che quel ragazzo nasconde davvero qualcosa.

Mi abbandono sullo schienale della sedia e sbuffo, passandomi una mano tra i capelli. Alzo lo sguardo e vedo gli occhioni di Miriam puntati su di me. Il mascara che si è messa li valorizza veramente tanto. Mi sorride e si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi continua ad appuntare qualcosa su un foglio. Ormai, tra di noi ci sono solo sguardi e sorrisi. È brava, davvero brava nel suo lavoro. Non l'avrei portata con me se non fosse stato per la sua bravura e il suo impegno. Giuro che detesto sentire la sua vocina stridula a quasi tutte le ore del giorno, quindi non l'avrei assolutamente portata con me. Ma è brava, quindi mi tocca. Ciò che è successo tra di noi è rimasto un segreto. Nessuno lo sa oltre noi due, meglio così. Non vorrei si creassero problemi. Se devo dirla tutta, non è brava solo nel suo lavoro...
Però dopo un po' mi sono stancato. Mi dispiace di averla ferita, ma credevo che avessimo messo bene in chiaro le cose, prima di portarle avanti. Datemi pure dello stronzo puttaniere che pensa solo al sesso, ma se una persona non è d'accordo con me, io le cose non le porto avanti, le fermo all'istante. Non ci tengo a creare equivoci.

Anche le cose con Johann si sono fermate da un po'. Le ho fermate io, nonostante lui continui a venirmi dietro come un cagnolino. Quando la gente si comporta così non la sopporto.

Alzo lo sguardo e lo punto fuori dal salone. Intravedo una specie di poltroncina e mi sposto di lato per vedere meglio. Eccolo. È immerso completamente nel suo mondo. Vedo i capelli coprirgli parte del volto, lasciando intravedere solo il naso e le labbra. Oh, quelle labbra sono davvero belle. Carnose e sempre di una tonalità che tende al rosso. Come se limonasse a ogni minuto. All'apparenza sembrano anche morbide. Quando darei per un suo bacio...

La sua mano guida la penna con eleganza e vengo travolto da un improvviso senso di curiosità verso ciò che sta disegnando. Lo vedo. Vedo come si è isolato completamente dal resto del mondo ed è entrato nel suo. Vedo come la sua mente sia completamente vuota. È come se intravedessi i pensieri volare lontano da lui, in modo tale che riesca a bearsi della fantastica sensazione di libertà.
Cazzo, è davvero affascinante.

Purtroppo, io sono fatto così. Non riesco a puntarmi solo su una persona. Se devo essere sincero, non mi sono neanche mai innamorato. Non ho idea di cosa sia l'amore e, francamente, non mi interessa. Mi piace divertirmi e far divertire. Che male c'è? Ho ancora l'età per farlo, per innamorarmi c'è tempo. Non mi reputo un morto di cazzo o di figa solo perchè amo divertirmi. C'è differenza tra le due cose. Un morto di figa va dietro a una, la illude e la usa soltanto. Io sono schietto, dico le cose come stanno e come le voglio direttamente in faccia. Non è colpa mia se Miriam si è innamorata, lei è un caso a parte.
Sento una mano scuotermi e mi riprendo da questo improvviso stato di trance. È come se sulla faccia di Johann, in questo momento, ci sia un enorme punto interrogativo.

«Che c'è?» Chiedo, forse anche un po' troppo bruscamente.

«Nulla, solo che sei passato dal fissare il foglio senza scrivere nulla a fissare il vuoto. Non capivo cosa ti fosse preso. Tutto qui», la sua voce è calma, nonostante esprima solo un senso di dubbio infinito.

«Ragazzi, io direi che possiamo andarcene. Tanto Andy si è completamente estraniato, noi lavoriamo per conto nostro senza rivolgerci la parola, quindi facciamo prima a tornarcene in stanza e lavorare per i cazzi nostri. Almeno siamo più comodi e concentrati, no?» Propone Miriam e io accetto, annuendo con un sorriso. Lei si alza all'istante e va verso Andy. Appena gli sfiora il braccio, è come se lui avesse avuto uno spasmo. Si porta una mano al petto, spaventato e poi ridacchia. Sorride verso di lei e si alza in piedi, portando con se i fogli. Credo di riuscire a vedere un'ombra di confusione e tensione sul suo volto. Si capisce dal suo sguardo che quel risveglio non è stato uno dei migliori. È uscito bruscamente dalla sua bolla e ne è rimasto scottato, come se ora fosse disperso e non sapesse come muoversi al di fuori della sua mente.
Posa per un attimo gli occhi su di me poi, insieme a Miriam, si allontana.

«Mi duole ammetterlo, ma credo di essere geloso», la voce di Johann mi fa voltare verso di lui. Ora sono io ad avere un punto interrogativo stampato in faccia.

«Perchè dovresti?» Domando, mentre mi alzo dalla sedia e mi rimetto la mia giacca di jeans.

«Per il modo in cui guardi quel ragazzino li. Rimani a fissarlo per interi minuti e se fossi in lui, ti troverei davvero inquietante.»

«Non credo proprio sia solo un ragazzino, credo abbia quasi ventidue anni. Oh guarda, due anni in meno di me. Se dai del ragazzino a lui è come se lo stessi dando a me, in pratica», rispondo.

«Non intendevo darti del ragazzino. Di sicuro non sto a stabilire quanti anni abbia, non mi attira quel ragazzo. Gli ho dato del ragazzino per la mentalità», sibila con i denti stretti. Vorrei ribattere e dirgli che, secondo me, ha una mente decisamente più bella e affascinante della sua, ma mi limito ad alzare le spalle.

«Johann, non dovresti avere motivo per essere geloso, no?»

«Lo so, ma è che mi piacerebbe essere il solo e unico giocattolino per te», il suo tono si fa più malizioso, come il sorriso che si forma sul suo volto.

«Tu non sei un giocattolo, e soprattutto non sei mio, puoi fare quel cazzo che vuoi, con chi vuoi. Stessa cosa io», sbotto. «Mi sembrava di essere stato chiaro.»

«Si si, scusa. Scherzavo», alza gli occhi al cielo e si mette lo zaino sulle spalle, per poi uscire anche lui. Spero solo che non succeda come con Miriam. Per ora, devo solo trovare un modo per riuscire ad avvicinarmi discretamente al biondino. C'è quel qualcosa in lui che non mi fa desiderare solo il suo corpo, ma anche di più. I suoi occhi, a volte sono spenti, a volte sono pieni di vita. Dicono tutto, ma le parole che trasmettono vanno decifrate. E, a quanto ho capito, lui non è uno che le fa decifrare a molti. La prendo come una sfida contro me stesso.

𝐋𝐞𝐭 𝐌𝐞 𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐞 𝐎𝐟 𝐘𝐨𝐮 // 𝑮𝒂𝒚 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora