Chapter 37

613 56 9
                                    

Mentre mia madre mi porge una semplice tazza di te, guardo il piccolo Ethan seduto a terra, mentre gioca con qualche macchinina. La mia presenza qui non sembra averlo turbato per niente, anzi. 

«Quindi voi due...» La voce di mia mamma mi distrae dai miei pensieri. Giro lo sguardo verso di lei e la vedo sedersi vicino a Ryan, per poi far saettare lo sguardo tra noi due. 

«Oh», dico, capendo subito a cosa si riferisce, «Si, stiamo insieme.»

Lei, fortunatamente, non ha mai avuto problemi riguardo la mia omosessualità, però ho sempre avuto imbarazzo nel parlarle delle persone con cui mi frequentavo allora o con le quali mi frequento adesso.

«Capisco...» dice, facendo calare subito un silenzio imbarazzante tra di noi. Guardo Ryan, lo vedo turbato, ma subito dopo si alza e prende la sua giacca, indossandola.

«Credo che voi abbiate bisogno di stare da soli e parlare senza intrusi per casa, mi sembra giusto. Mi faccio un giro, va bene?» chiede girandosi verso di me. Io annuisco e lo guardo mentre si chiude la porta alle spalle.

Ethan continua a giocare senza problemi, senza far caso a questo silenzio tombale tra me e sua nonna. Le cose di cui le dovrei parlare sono tante, forse anche troppe, ma tutto quello che riesco a fare adesso, è solo abbassare lo sguardo e stare in silenzio.

«Andy...» dice lei dopo un po', attirando subito la mia attenzione. «Sono felice che tu sia di nuovo qui», mi rivolge il sorriso più sincero che mi abbia mai fatto, e io mi avvicino a lei, ricambiando il suo sorriso con un abbraccio.

«Mi dispiace,» sussurro staccandomi da lei, «non volevo lasciarti da sola in tutta questa merda. Non avrei dovuto lasciarti crescere Ethan da sola, avrei dovuto solo prendermi le mie responsabilità e mantenere la promessa che avevo fatto ad Allyson. Mi dispiace così tanto mamma...»

«Lo so Andy, lo so, tranquillo. Di sicuro non posso dirti che per me è stato facile affrontare tutto questo da sola. Avrei voluto che tu fossi qui e ti avrei voluto al mio fianco. Però, so anche che la perdita di Allyson ti ha creato un buco enorme nel cuore, e forse, eri tu quello che aveva realmente bisogno di aiuto. Mi ha fatto male non vederti per così tanto tempo, perché mi è sembrato di perdere due figli in una volta sola, e questo dolore per una madre è insopportabile. Ethan è stato la mia ancora di salvezza. Ora ho solo bisogno di sentirmi dire che è tutto finito.»

Mi accarezza una guancia e mi sorride, proprio ora vedo la speranza farsi strada nei suoi occhi. Annuisco e lei fa un sospiro di sollievo, per poi abbandonarsi sul divano. Entrambi ci giriamo verso Ethan, lo guardiamo mentre gioca come se nulla fosse.

E proprio ora mi viene da pensare quanto sia bello essere bambini, senza pensieri in testa. E soprattutto, da bambini il mondo lo si vede diversamente, pieno di colori, pieno di vita, gioia e speranza. Forse, essere bambini è un dono.

«È uguale a lei», dice da un momento all'altro. Come darle torto. 

«Sai... la prima volta che vide una farfalla, gli chiesi se volesse catturarla per guardarla da più vicino. La sua risposta è stata: "no, lascia che viva la sua vita. Avrò altro occasioni per vederla da vicino". Allyson mi diede la stessa risposta. Ha i suoi stessi interessi, è educato, spensierato, ama la natura, e a volte mi viene quasi da piangere, perché è come se Allyson vivesse in lui», in tutto questo, non ha staccato gli occhi da lui.

«Però io non ce la faccio più Andy. Ho passato notti in bianco per lui, l'ho dovuto crescere ed è stato come diventare mamma per la terza volta. Ma ora ho anche un'altra età, e non riesco più a reggere.» Mi guarda quasi supplicandomi. 

«Lo porterò con me. Ce ne prenderemo cura io e Ryan.» Dico così senza nemmeno pensarci. Mia mamma sorride, ma solo ora mi rendo conto dell'enorme responsabilità che mi sono appena preso.

Non sarà facile allevare un bambino, ma il problema non è questo. Non ho idea di come la possa prendere Ryan. Nonostante io sappia che lui è sempre pronto a starmi vicino e a sostenermi, allevare un bambino non credo sia uno dei suoi primi pensieri.

«Sapevo l'avresti detto, ma non è facile.»

«Lo so...»

Decido istantaneamente di cambiare discorso, e inizio a parlarle della mia vita a Londra. Ogni tanto veniamo interrotti da Ethan che chiede se ci piacciono le sue costruzioni, ma poi ricomincio e vedo lei sempre più attenta ad ogni parola che dico. 

Le parlo di Louis, del nostro rapporto e della sua gelosia quasi eccessiva nei miei confronti. Ma non oso dire una sola parola negativa su di lui, perché mi è sempre stato accanto nonostante sapesse che i miei sentimenti per lui non equivalevano ai suoi per me.

Sento la porta di casa aprirsi, mi volto e vedo Ryan entrare col sorriso già sulle labbra. Mi giro un secondo verso mia mamma, lei mi guarda sorridendo, poi annuisce come se già avesse capito le mie intenzioni. Mi alzo dal divano e vado verso di lui, lo prendo per mano ed entrambi ci dirigiamo verso quella che una volta era camera mia.

Appena entro, una strana sensazione di calore si fa viva in me, riportandomi indietro nel tempo, a quando facevo ancora girare le macchinine sul tappeto che ora ho sotto i piedi. Sorrido al ricordo, poi mi chiudo la porta alle spalle e mi giro verso Ryan.

«Non avrai mica intenzione di farlo qua dentro, vero? Di sotto c'è tua madre e non vorrei si facesse uno strano pensiero di me...»

«Devi sempre pensare male...» scuoto la testa divertito, poi lo invito a sedersi su quello che una volta era il mio letto e io inizio a girovagare per la stanza nervosamente.

«Tutto okay?» chiede dopo un po' di tempo.

«Sì... cioè no, ma sì»

«Un po' confuso il ragazzo.»

«Sì questo è sicuro», confermo quello che dice e poi faccio un respiro profondo, cercando di calmarmi e di trovare le parole adatte.

«Allora, se devi lasciarmi dillo subito che almeno non mi metto a piangere come un coglione e me ne vado direttamente. Se, invece, vuoi chiedermi di sposarti, basta che annuisci che tanto la mia risposta sarebbe sì, quindi vai tranquillo», lo guardo leggermente scioccato, mentre lui continua a fare l'elenco dei possibili motivi per i quali ho deciso di parlargli, senza nemmeno fare caso alla mia espressione.

«In realtà si tratta di una cosa leggermente più grande di un matrimonio», dico, interrompendolo. Lui mi guarda confuso, poi, come se avesse avuto un illuminazione, spalanca gli occhi portandosi una mano davanti alla bocca.

«Sei incinto? Mio dio, hai un utero?»

«Ryan ma che cazzo stai dicendo?» Cerco di non mettermi a ridere nel vedere la sua espressione convinta mentre dice delle assurdità.

«Che cazzo ne so, sei tu che stai facendo tutta sta suspense, sto cerando di farti arrivare al punto più velocemente. Muoviti, stai trasmettendo la tua ansia pure a me adesso», incrocia le braccia al petto e io mi avvicino lentamente a lui.

«Ho deciso di portare Ethan con me. Mia mamma non ce la fa più a seguirlo e ha bisogno di stare tranquilla. Però ecco... vorrei che a crescere Ethan ci fossi anche tu. Sai... come due veri e propri genitori.» Dico tutto d'un fiato. Mi sembra di essermi levato un peso dal petto e ciò rende tutto molto più facile, o almeno credo. 

Lui non dice una parola, mi guarda come se fosse paralizzato. Abbassa lo sguardo mentre si tortura le dita delle mani. Vorrei che parlasse. Vorrei che dicesse qualcosa. Ma per il momento, nulla.

«Io...»

𝐋𝐞𝐭 𝐌𝐞 𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐞 𝐎𝐟 𝐘𝐨𝐮 // 𝑮𝒂𝒚 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora