Chapter 5

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Credo che la confusione sia la mia migliore amica in questo momento.
Forse non dovrei partire e dovrei risolvere le cose con Louis, o forse, devo iniziare a pensare a me stesso.

Sono in aeroporto da più di tre ore ormai e, l'unica cosa che io e gli altri abbiamo fatto fin'ora, è stato guardarci negli occhi con le cuffie nelle orecchie. Essendo mattina presto, immagino che nessuno voglia sentire parlare di lavoro, dato che siamo tutti ancora mezzi addormentati.
Avevo optato per un outfit abbastanza comodo e leggero, ma appena sono arrivato qua, ho visto tutti con il solito completo eleante e Miriam vestita come se dovesse andare a qualche convegno importante. Perciò sì, mi sento al quanto fuori luogo.
Mentre lascio che Ghost di Roderick Porter giunga al termine, mi prendo del tempo per osservare Johann.

Il suo ciuffo biondo gli ricade davanti al viso, quasi coprendogli l'occhio destro. Gli occhioni verdi sono puntati verso il basso, a fissare il vuoto. L'assenza di barba e la pelle perfettamente liscia, fanno capire che dev'essersi rasato esattamente questa mattina. Osservo la sua mascella pronunciata e il naso volto all'insù, i lineamenti del suo volto sono molto orientali rispetto ai ragazzi del posto. Magari non è di qui. Indossa un cardigan nero che gli copre le braccia muscolose e tatuate. Le mani grandi sono unite una all'altra mentre tengono nel mezzo un telefono appena uscito sul mercato.
C'è qualcosa in lui, che non mi convince.

«Fowler, appena hai finito di fissare insistentemente Johann avvisami, che magari riusciamo a raggiungere in tempo il nostro aereo privato», non mi sono nemmeno accorto che la mia playlist è giunta al termine, lasciando che la voce di Ryan prenda il posto della musica. Mi volto lentamente verso di lui, visibilmente in imbarazzo. Accenno un sorriso e mi alzo, segiuto da tutti gli altri. Miriam - molto stranamente - non ha ancora detto una parola. Forse anche lei ha bisogno di ricaricare la sua vocina da gallina inculata. O forse è solo a corto di parole.

Insieme, ci dirigiamo all'esterno con le nostre valigie, dove l'aereo di Ryan ci sta aspettando. Saliamo e rimaniamo tutti - eccetto Ryan, ovviamente - stupiti dalla bellezza di questo posto. Se devo essere sincero, l'unica volta che sono stato su un aereo del genere è stato in un sogno. Gli interni sono tutti in pelle, fatta eccezione per le pareti e il pavimento. Le poltrone, comode e invitanti, sono di un beige chiaro e sono quattro, giusto per noi.
L'unica hostess a bordo ci invita a sistemare le valigie e a prepararci per la partenza. Mi siedo su una poltrona a caso e subito volto lo sguardo verso il finestrino, pronto a osservare il terreno allontanarsi sempre di più da me. Mi è sempre piaciuto volare e non mi ha mai messo timore. È come se, per poco tempo, tu riesca a staccare da tutto e da tutti, osservando le loro vite dall'alto.

Con la coda dell'occhio, vedo una figura conosciuta sedersi proprio davanti a me, così mi volto. È Ryan, anche lui pronto per partire. Ha lasciato che Miriam e Johann si mettessero uno di fronte all'altro senza che accettasse obbiezioni da parte di lei.
Lo guardo per una frazione di secondo, cercando di non farmi vedere e poi torno a guardare fuori. Appena sento l'avvio del motore, allaccio la cintura. Piano piano, vedo il suolo allontanarsi sempre di più e l'azzurro del cielo prendere il sopravvento. Sorrido involontariamente. Un movimento impercettibile attira la mia attenzione e mi giro.
Vedo le mani di Ryan stringere con forza i bordi della poltrona e prendere profondi respiri.

«Oh, il grande capo ha paura di volare», rido sotto i baffi, guadagnandomi uno sguardo truce da parte sua. Vedo la sua mascella serrarsi e farsi serio.

«Fossi in te, Fowler, non mi sfotterei così tanto.» Detto questo, si gira anche lui verso il finestrino, facendo calare il silenzio.
Il tempo passa senza che nesssuno di noi se ne accorga. L'hostess ogni tanto chiede se gradiamo qualcosa da bere o da mangiare ma nessuno di noi ha chiesto nulla di particolare.
Ormai manca poco all'arrivo, e non vedo l'ora di scoprire la nostra meta. Ryan ce l'ha tenuta nascosta per tutto il tempo, volendo farci una sorpresa.
Quest'ultimo si alza e sparisce dietro a delle tendine. Io, Miriam e Johann ci guardiamo confusi, soprattutto quando lo vediamo tornare con una bottiglia di Champagne in mano e senza maglietta. Ripeto, senza maglietta.

«Signori e Signore,» Sorride, «sono felice di annunciare che fra meno di mezz'ora, atterreremo a Matera, la città dorata.»
Alza la bottiglia in aria e la stappa, provocando un rumore quasi assordante.

«Matera? Oddio, ho sempre sognato di esplorare quella cittadina!» Esclama Miriam, iniziando a battere le mani come una bimba felice. Johann sorride con gli occhi colmi di stupore, mentre si prende del tempo per osservare il fisico scolpito di Ryan.
Non ha tutti i torti.
Certo, non è la prima volta che vedo dei pettorali e addominali, grazie a Louis, ma mi fa strano vedere il mio capo mezzo nudo.

Come Johann, mi prendo del tempo per osservarlo bene, mentre lui è attento a versare la bevanda nei bicchieri. Noto una piccola voglia a destra della V marcata e il continuo del tatuaggio che avevo notato tempo fa sul suo collo.
E un corvo e l'ala destra sfuma lentamente, trasformandosi nei rami di un albero, che si diramano lentamente verso il collo. Il resto dell'uccello è stampato sul suo petto, ma senza occupare troppo spazio. Mi chiedo che significato abbia.
D'un tratto, mi viene messo un bicchiere davanti agli occhi, facendomi svegliare da questo stato di trance.

«Spero ti piaccia lo Champagne come ti sta piacendo la visione del mio corpo.» A queste sue parole mi paralizzo e con fatica riesco a prendere il bicchiere in mano. Deglutisco rumorosamente a causa della figura appena fatta e distolgo lo sguardo. Lo sento ridacchiare mentre si allontana a parlare con gli altri. Rimango seduto a pensare a Louis. Sono stato uno stronzo, e ora sono pure attratto fisicamente verso un'altra persona, con la quale dovrò passarci insieme le prossime due settimane. Grandioso.
Sono un essere umano, posso provare attrazione fisica verso chiunque, ma nonostante ciò, mi sento in colpa nei confronti di Louis.
Volto ancora lo sguardo, interrompendo i miei pensieri e incontro gli occhi di Ryan che mi guardano da dietro il calice. Abbassa il bicchiere e mi fa un occhiolino, sorridendo sotto i baffi.
Saranno due lunghe settimane.

𝐋𝐞𝐭 𝐌𝐞 𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐞 𝐎𝐟 𝐘𝐨𝐮 // 𝑮𝒂𝒚 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora