Chapter 8

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«Bene, spero davvero che voi riusciate a soddisfare ogni mia richiesta. D'altro canto, credo di avervi pagato più che bene», dice queste parole con tono scherzoso poi, il signor Rossi, si allontana.

«Cazzo, sarà dura», borbotta Johan, passandosi una mano tra i folti capelli. Ryan posa per qualche secondo lo sguardo su di me e lo fa scivolare su tutto il mio corpo, poi torna a puntare lo sguardo nel vuoto, pensando. Mi piacerebbe entrare nella sua mente. Sono uno curioso e, purtroppo devo ammetterlo, non riesco mai a farmi i fatti miei. Sono una persona molto curiosa e tendo sempre ad immischiarmi in qualcosa di non molto raccomandabile, sempre e solo a causa della mia curiosità. A volte è un bene, è un privilegio essere curiosi. Altre, invece, porta solo male. 

Ci dirigiamo verso un salone enorme, dalle vetrate lucidissime e che lasciano intravedere il paesaggio al di fuori. Il cielo è limpido e il colore che lo caratterizza, contrasta col bianco delle case. Tutto questo, ha un suo fascino. Mi volto verso gli altri e do un'occhiata all'enorme sala vuota che mi trovo davanti. Oltre questa vetrata, le pareti sono dorate e il pavimento è lucido, forse anche un po' troppo scivoloso. Con le mani in tasca, mi avvicino a Miriam e Johann, per sentire di cosa stanno parlando.

«Mi sono fatto dare qualche informazione su quella che al momento è la sua futura moglie e devo dire che è una persona al quanto complicata. Vuole della musica, vuole un'atmosfera dolce ma allo stesso tempo, sensuale. Vuole che tutti i suoi invitati rimangano a bocca aperta e ha detto che ha scelto questa sala, proprio perchè al tramonto, ci sarà un paesaggio ammaliante. Vuole che la cena sia molto vasta, che la musica passi in continuazione da canzoni neomelodiche al reggaeton ma, soprattutto, non vuole assolutamente essere delusa. Pensate che riusciremo a soddisfare le sue richieste?» Chiede, mentre nella mia mente vedo tutte le mie idee fondersi assieme e creare un qualcosa di spettacolare, modestamente.

«Io penso che faremmo prima a toglierci la vita e lasciare che sia il destino a scegliere come andrà il loro matrimonio», dico, senza nemmeno badare alle parole. Solo quando vedo Ryan fulminarmi con lo sguardo, capisco di aver sparato una cazzata. Ma, a quanto pare, la mia bocca non vuole fermarsi.

«Che c'è? Magari, alla fine, lei dirà pure di no e non si sposeranno nemmeno», alzo le spalle e ridaccho tra me e me. Miriam si passa una mano sul volto per nascondere una leggera risata, Johann mi guarda scioccato e Ryan... beh lui mi sta semplicemente uccidendo con lo sguardo.

«Andrew, se la tua voglia di lavorare equivale a ciò, puoi anche andartene.» Sussulto appena sento il mio nome per intero pronunciato da lui. Fa uno strano effetto, non mi chiamano mai così.

«In realtà questa è la mia voglia di vivere, ovvero zero», affermo, piazzando un sorriso sul mio volto. Vedendo il suo sguardo farsi sempre più duro, decido di rimediare. «Però la mia voglia di impegnarmi nel lavoro è maggiore, tranquillo.» Continuo a sorridere e vedo Miriam dietro le spalle di Rye, mentre mi fa segno di smetterla all'istante.

Notando un tavolo piazzato nel bel mezzo del salone, decidiamo di accomodarci per poter condividere tutte le nostre idee.
I prezzi di tutto ciò non sono affatto indifferenti, ma per fortuna abbiamo qualcuno disposto a pagarci più che bene.
C'è chi si trova a corto di idee, e poi ci siamo noi che ne abbiamo decisamente troppe e stiamo facendo un macello. Ryan sbatte le mani sul tavolo, esausto. Fa sobbalzare Miriam che, al suo fianco, cerca di rimettersi composta il prima possibile.

«Perchè avete deciso di intraprendere questa carriera?» Chiede, guardandoci uno ad uno. Nessuno di noi capisce il motivo della sua domanda, ma ci affrettiamo a rispondere, mentre lui è intento a sistemare i fogli sparsi sul tavolo.

«Io l'ho deciso perchè è una passione di famiglia. Ho sempre voluto seguire le orme di mia mamma», sussurra Johann con una punta di tristezza nella voce. Forse, malinconia.

«Io, invece, perchè sin da piccolina mi divertivo a organizzare ogni cosa, avevo un'idea ogni due secondi e non riuscivo a stare ferma. Crescendo, ho capito quale fosse la mia strada», Miriam sorride, al ricordo della sua infanzia. Poi, gli sguardi di tutti si posano su di me e cala il silenzio, in attesa di una mia risposta.

«E tu, Andy?» La sua voce è profonda, e mi è quasi sembrato di vedere lo sguardo Di Johann saettare tra me e Ryan. Vago nella mia mente, alla ricerca di qualcosa con cui rispondere. Qualcosa che non sia troppo personale ma, allo stesso tempo, che sia abbastanza convincente.

«Beh io... io ho semore avuto bisogno di distrarre la mia mente. L'unico modo per non pensare, era immergermi nella musica. A ogni poccola nota, nella mia mente si creava un film o un immagine. Ho iniziato a mettere nero su bianco ogni piccola idea, ogni immagine che si palesava nella mia testa. Da li è nata la mia creatività che, piano piano, ha trovato la via giusta per un futuro e ora eccomi qua. Ho scelto questo lavoro perchè mi fa stare bene, essere creativo mi piace. Ma soprattutto, mi piace essere libero dai miei pensieri e riuscire a rendere felici le persone organizzando qualcosa per loro», detto ciò, i loro sguardi sono ancora puntati su di me. Johann ghigna, lasciandosi cadere sullo schienale della sedia. Miriam rimane zitta e si sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Ryan, invece, rimane con lo sguardo puntato nel mio, e mi scruta come se stesse cercando di scavare in me, di capire qualcosa di più.

Si schiarisce la voce, prende un foglio e annota qualcosa. Io mi guardo attorno e all'improvviso, è come se mi sentissi soffocare. Anche se nessuno mi sta guardando, è come se qualcuno avesse gli occhi puntati su di me. Decido di alzarmi, usando la scusa di dover andare con urgenza al bagno. Mi allontano e mi chiudo la porta dei servizi alle spalle. Punto i miei occhi nello specchio e mi osservo, mentre faccio lunghi respiri. I miei capelli stanno tornando al loro colore naturale, mentre il biondo li abbandona lentamente. I miei occhi sono spenti, non vedo il solito blu acceso che li caratterizza. Per non parlare delle mie occhiaie. Sospiro e mi sciacquo la faccia, cercando di scacciare i residui di questo piccolo attacco di panico.

«Ehi», sobbalzo. Lo vedo attraverso lo specchio. Noto il suo sguardo spento e le labbra rosee. I capelli sono leggermente scompigliati, ma non sta affatto male. L'unica cosa che non capisco, è perchè il mio capo sia alle mie spalle, mentre tenta di capire che cosa mia stia succedendo.

«Ho visto che avevi uno sguardo strano e ho pensato stessi male. Tutto okay?» Chiede. Mi volto e trovo il suo corpo a poca distanza dal mio.

«Si... si è tutto okay. Ho solo avuto un'improvvisa botta di caldo e stavo per sentirmi male. Tranquillo», cerco di essere il più convincente possibile per mandarlo via, ma non demorde.

«Fai proprio schifo a mentire», ridacchia, avvicinandosi. Mi appoggio al lavandino, sentendo l'ansia percorrere tutto il mio corpo.

«Non credevo nascondessi qualcosa.»

«Io non nascondo niente.» Ribatto, sicuro.

«Ripeto, non sei affatto bravo a mentire.» Sussurra. La sua mano si avvicina al mio volto, come per darmi una carezza e io mi irrigidisco. Vedo i suoi occhi passare dai miei, alle mie labbra.
Mi ricordo improvvisamente delle parole di Miriam. Mi ricordo di Louis. Non posso. Lui non può.
Lo scanso e mi allontano.

«Ti ho detto che sto bene e che non ho nulla da nascondere. Non sei un indovino, non puoi sparare cose a cazzo su di me. Quindi, per piacere, torniamo a lavorare», lui rimane immobile, ma senza staccare il suo sguardo da me. Io mi volto ed esco dal bagno, lasciandomelo alle spalle. Incrocio lo sguardo preoccupato di Miriam, ma penso che abbia capito subito, data la sua espressione. Prendo uno dei fogli, la penna e mi allontano. Esco da questa stanza enorme e trovo subito ad aspettarmi una poltrona. Mi ci siedo, mi metto le cuffie nelle orecchie e lascio che la penna tracci ciò che le comanda la mia mano, mentre nella mia testa risuona Broken Smile di Lil Peep.
Lascio che la musica si impossessi dei miei pensieri.
Vorrei solo essere lontano da qui.
Lontano da me.

𝐋𝐞𝐭 𝐌𝐞 𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐞 𝐎𝐟 𝐘𝐨𝐮 // 𝑮𝒂𝒚 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora