Chapter 6

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Gli elefanti stanno attraversando il fiume, proprio mentre mi arriva una telefonata e sono costretto a interrompere National Geographic. Mi hanno contattato dalla reception per dirmi che la cena sarà servita verso le nove. Guardo l'orologio e sono felice di vedere che ho ancora un'oretta di tempo per prepararmi. Dopo l'atterraggio, siamo stati accolti da una limousine che ci ha portato direttamente in albergo. Dopo quegli sguardi, tra me e Ryan non è successo più nulla di imbarazzante, fortunatamente. Non comprendo le sue continue frecciatine nei miei confronti, i suoi occhiolini e i suoi sorrisetti. Quelli, dovrebbe rivolgerli a Miriam, mica me e a Johann.

Prendo il telefono e ci collego la cassa, facendo partire la musica a tutto volume. È Bruises, di Lewis Capaldi. Amo questa canzone, ha qualcosa di speciale. A dir la verità, tutte le canzoni hanno qualcosa dietro, qualche messaggio nascosto o anche i sentimenti dello stesso artista all'interno. La musica, è qualcosa di unico e spesso viene sottovalutata. So per certo di poter dire, che la musica è l'unica cosa in grado di starti vicino anche nei momenti peggiori, ed è l'unica in grado di descrivere i tuoi sentimenti e le tue emozioni.

Mi fiondo sotto la doccia, facendo scorrere l'acqua clada sul mio corpo. Sento le goccioline scivolare lentamente sulla mia pelle, regalandoki una sensazione unica. I capelli iniziano a bagnarsi e io ci passo le dita in mezzo, spettinandoli. Chiudo gli occhi, appoggiando la schiena alla parete, e lascio che questa sensazione si impossessi velocemente del mio corpo...

Flashback

«Non lo farò, Mai.» Ribatto, cercando di far sembrare il mio sguardo più intimidatorio del suo. I suoi occhi mi scrutano da cima a fondo, senza mai staccarsi dal mio corpo. Vedo il ciuffo scuro ricadergli lentamente sul viso, ma a lui non importa e non lo sposta.
Mi sento nudo sotto il suo sguardo, come se da un momento all'altro io fossi sdraiato su un letto completamente senza vestiti, mentre lui mi guarda e ride di me, ride delle mie insicurezze e delle mie paure.

«Questo lo dici tu, Fowler. Se ti ho tenuto con me, ti ho accolto come un amico e ti ho amato come un fidanzato, è solo per degli scopi personali. Tu questo lo sapevi, ma non sei mai stato in grado di aprire gli occhi. A volte mi stupisco di quanto la gente sia stupida, di quanto si faccia abbindolare dalle cose perché troppo presa ad "amare"», mima delle virgolette con le dita, mentre fa il giro di tutta la stanza «e tu sei proprio una di quelle persone, ingenue. Sei un piccolo ragazzino ingenuo.»

«Perchè? Perchè vuoi farmi questo?» Chiedo con un filo di voce. Lui si volta verso di me e quell'espressione rabbiosa è improvvisamente sparita. Il suo sguardo si fa più dolce e si avvicina lentamente a me.

«Perchè ti amo. E anche tu mi ami, no?» Mi costringe a guardarlo negli occhi e so che si sta aspettando una risposta. Annuisco impercettibilmente e lui sorride ancora una volta. Odio la sua fottuta bipolarità.

«Si fa di tutto per le persone che si amano, giusto? Io ti amo, e farei di tutto per te, quindi anche tu, farai di tutto per me.» Si alza in piedi ma senza staccare lo sguardo da me. «Io ti amo Andy, tu no?»

«S-si,» sussurro, «Ti amo.»

Fine flashback

Riprendo fiato, come se non avessi respirato per tutto questo tempo. Mi passo velocemente le mani sulla faccia, facendo scorrere l'acqua e stringo gli occhi, come per impedire ai ricordi di continuare a proiettarsi nella mia mente.
Ma quei fottutissimi occhi, non smettono di fissarmi. Me li sento ancora addosso, li sento scivolare sulla mia pelle, bruciare su ogni centimetro del mio corpo.

Mi lavo il più velocemente possibile e chiudo di scatto il getto d'acqua, uscendo dalla doccia. Ho il fiato corto, come se avessi corso. Prendo un asciugamano e lo passo sopra i capelli per togliere l'acqua in eccesso. Li asciugo con il phon mentre la mia mente si concentra solo sulle note di I like the pain, di Roderick Porter.

𝐋𝐞𝐭 𝐌𝐞 𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐞 𝐎𝐟 𝐘𝐨𝐮 // 𝑮𝒂𝒚 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora