Ci sono giorni nei quali mi guardo allo specchio e dico "dai, alla fine non faccio così schifo". Altri, invece, dove mi guardo e dico che al mondo non esiste nessun'altro peggiore di me. So che non è così. So che, forse, è solo una mia impressione. Ma a volte è talmente difficile togliermi dalla testa un pensiero, che non mi rendo nemmeno più conto quale sia la realtà e quali siano le mie semplici paranoie.
Per quanto io ci provi, è come se ci fosse una forza opposta a me che prova, ogni singolo secondo che passa, a farmi sentire peggio. Appena sorrido, appena mi alzo con più voglia di vivere di altri giorni, so che devo sempre prepararmi al peggio. Perché questa forza che lavora contro di me, è sempre presente, come ora con Kyle.
Le mie mani sono sul suo petto e, con una forza che non pensavo di avere, lo spingono via, lontano da me. Rimango un attimo bloccato a realizzare ciò che è appena successo, mentre sento ancora il sapore delle sue labbra sulle mie. Fatico a crederci.
Fatico a non pensare a tutti i ricordi che si sono appena palesati nella mia mente, fatico a riprendere a respirare e per quanto questo bacio non significhi nulla, è riuscito a riportarmi indietro nel tempo. Alzo lo sguardo su di lui, pulendomi le labbra col dorso della mia mano. Lui sorride soddisfatto, come se fosse riuscito a raggiungere il suo obbiettivo, poi allunga la mano verso una bottiglietta d'acqua e beve.
«Non avrei mai pensato di dirlo ma...» appoggia la bottiglia sul tavolo e fa incrociare il suo sguardo con il mio, «le tue labbra mi erano mancate.»
«Mi dispiace, non posso dire la stessa cosa delle tue», ribatto prontamente, cosciente di avere ancora un espressione schifata sul mio volto. Lui ghigna, come se non gli importasse e torna a sedersi di fronte a me. Fa passare un po' di tempo, lasciando questo silenzio imbarazzante ma soprattutto irritante.
«Ho capito, Fowler. Vuoi che io arrivi al punto? Bene. Io e Julian vogliamo indietro i soldi e, sempre Julian, vuole la custodia del bambino.» Lui è tranquillo, rilassato e gode nel vedere la mia espressione scioccata. Il tempo è come se si fosse fermato, i miei occhi sono fissi sulla sua figura imponente distesa sul letto, in attesa di una mia qualsiasi reazione differente da questa.
«Stai scherzando, vero?» Lui scuote la testa negando e io davvero non so più da che parte girarmi. «Non solo volete indietro i soldi che, dopotutto, mi erano dovuti, ma ora volete pure la custodia del bambino? Per cosa poi? Farlo crescere e farlo diventare un assassino come lo siete voi due?» Alzo la voce, sentendo i miei nervi irritarsi ad ogni secondo che passa e il calore invadermi il corpo a causa della rabbia.
«Frena e bada a quello che dici Andy. Ti ricordo che è già tanto che Julian non sia andato a casa di tua madre a prendere Ethan senza nemmeno chiedere. E poi... tu dici che con noi crescerebbe assassino, ma con te? Con te crescerebbe depresso, in un mondo privo di colori e poi, a dir la verità, l'hai pure abbandonato a tua madre. In questi due anni io e Julian l'abbiamo osservata. Andy, è vecchia e a malapena riesce a far da mangiare al bambino. Tua madre non sa prendersi cura di nessuno come non lo sei capace nemmeno tu! Quindi perchè far crescere un bambino da solo, eh?»
«Credo sia meglio farlo crescere da solo che con due assassini. I soldi li avrai, ma Ethan no. E sono disposto a tornare a Edimburgo e affrontare Julian, ma quel bambino non lo toccherete nemmeno con la punta del dito.»
***
Ci fate mai caso a quanto sia strano il silenzio nelle strade quando non si hanno le cuffiette nelle orecchie? Non mi capita spesso di girare senza musica nella testa ma, quando succede, mi sembra di entrare in un mondo parallelo. Come in questo momento. Preso dalla fretta per arrivare in tempo da Kyle, sta mattina, mi sono dimenticato le cuffie a casa e ora mi ritrovo a gironzolare per qualche stradina isolata, completamente avvolto dal silenzio.
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𝐋𝐞𝐭 𝐌𝐞 𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐞 𝐎𝐟 𝐘𝐨𝐮 // 𝑮𝒂𝒚 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒚
FanfictionCOMPLETA «Fowler, lo sappiamo entrambi che lo vuoi anche tu...», mi bacia sul collo e sospiro, accorgendomi solo ora di aver trattenuto il fiato per tutto questo tempo. «E se io non lo volessi?», chiedo, sperando che questa tortura mentale finisca a...