Chapter 27

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Oggi

Cadere da un dirupo. Pillole. Lame. Sogno. Occhi. Tutto quello che vedo ora. Poi sento un paio di mani scuotermi. Una voce che arriva in lontananza. Una mano che mi accarezza il volto. Il mio corpo che viene scosso come per svegliarmi. Ma non voglio aprire gli occhi. Non sono sicuro di quello che vedrò. La voce si fa sempre più vicina, più limpida. La riconosco all'istante.

«Andy cazzo, svegliati!» È supplicevole, terrorizzata, spaventata, profonda. Mi chiede di fare l'unica cosa che non mi va. Però devo farlo, per lui.

Apro prima l'occhio destro, richiudendolo subito a causa della luce. Sento subito un forte sapore amaro fare capolino in bocca. Mi stropiccio gli occhi, la voce cessa, lasciandomi un attimo in pace. Mi guardo attorno, rimanendo confuso a ciò che vedo.

Noto subito il mio letto disfatto, l'armadio aperto con i vestiti scaraventati a terra, insieme a una scatola a me molto familiare. Seduto ancora sul letto, guardo verso il mio comodino, trovando sopra qualche pillola sparsa qua e la, anche sul mio letto. La mia testa sta scoppiando dal dolore e, dopo essermi passato una mano sul volto, il mio sguardo incrocia quello della persona di fronte a me.

Ryan è seduto a terra, i suoi occhi sono un misto tra tranquillità e terrore. Il suo respiro è affannato, pesante e non ha intenzione di togliermi gli occhi di dosso. Mi guarda confuso, come se esigesse una risposta al quanto prima.

«Cos'è successo?» chiedo, con la bocca leggermente impastata.

«Dovresti spiegarmelo tu. Ieri sera, dopo l'ennesimo messaggio che ti ho inviato e che tu hai bellamente ignorato, sono riuscito ad avere accesso ai tuoi file e sta mattina sono venuto qui. Ho dovuto sfondare la porta, dato che il portiere ha detto che non ti vedeva da giorni e che, la sera di capodanno, ha visto entrare in casa tua un uomo ubriaco. Ora, hai intenzione di spiegarmi che cazzo hai fatto ieri sera?» Cerco di fare mente locale dopo le sue parole. Guardo la sveglia e sotto l'orario, noto che sono passati ormai due giorni dall'incontro con Johann. Ma di ieri sera ho solo dei flash.

Io che corro in camera in preda ad una crisi. L'armadio completamente distrutto. Il suo volto che mi guarda, addolorata ma sorridente. Apro una scatola e prendo in mano la boccetta dei miei vecchi anti depressivi.

«Qualcosa è andato storto...» dico senza neanche pensare.

«Cosa cazzo vuoi dire con questo?» Prendo le pillole rovesciate sul comodino e le conto. La dose non bastava. Se avessi preso anche queste...

«Non bastavano», dico, rimettendo le pillole nella boccetta.

«Andy, cosa cazzo stai blaterando!» si alza e viene verso di me, sedendosi al mio fianco. Mi obbliga a guardarlo negli occhi e vedo la rabbia governare il suo sguardo.

«Ci ho provato, Ryan... ci ho provato. Ma come vedi, non sono in grado di fare nemmeno questo!» Lancio la boccetta di plastica contro il muro, facendo cadere tutte le pilole a terra. Mi prendo la testa tra le mani e cerco di soffocare tutto quello che potrebbe uscire nel giro di poco. Mi prende tra le sue braccia e mi stringe forte a se.

«Parlami Andy, ti prego. Non puoi pensare di riuscire a passare tranquillamente sopra a tutto facendo così. Parlami...»

«Tu non capisci...»

«Se mi parlassi poitrei a che provare a capirti! Che cosa pensavi di fare scappando da tutto, eh? Non hai minimanente pensato che, suicidandoti, avresti lasciato abbastanza persone avvolte nel dolore? Avresti lasciato me, perché per quanto io non te lo dimostri, in questo periodo mi sono legato molto a te. Avresti lasciato le tue amicizie, la tua famiglia-»

«Basta.» lo interrompo, alzandomi. Non voglio che vada avanti. Non voglio che peggiori le cose. «Te l'ho già detto, Ryan. Tu non mi conosci. Magari una famiglia neanche ce l'ho. E se proprio lo vuoi sapere, non mi è minimanente venuto in mente nessuno quando ho ingoiato tutte quelle pillole. Quando le ho sentite andare giù, ho solo sperato che bastassero. E si, dimmi pure che sono un egoista che pensa solo a se stesso, ma sai, sono stato troppo impegnato a preoccuparmi per gli altri che quando è arrivato il momento di pensare a me, era già troppo tardi.»

Lui mi guarda stupito, segue il mio discorso con attenzione e credo si stia pentendo di ciò che ha detto prima.

«Una volta che mi son guardato dentro, ho visto solo il nero totale e non ce l'ho fatta più. Scusa se ho pensato solo a me, scusa se non ti ho avvisato prima di compiere un gesto così estremo. Scusami se sto davvero così male, da non riuscire nemmeno ad alzarmi dal letto. Scusa se mi sono sentito qualcosa prendermi da dentro e uccidermi ieri più degli altri giorni.»

«Andy io...»

«Tu cosa?»

«Io non sapevo... Non volevo fraintendessi,» si alza e mi raggiunge. Mi guarda intensamente e un sorriso triste cresce sul suo volto, «forse la paura di perderti oggi, è stata la conferma che a te ci tengo davvero. Se devo essere sincero, sono disposto a prendermi parte del tuo dolore pur di ascoltarti, pur di entrare nella tua mente e godermi lo spettacolo che nascondi.»

«Ti sbagli Ryan. Non è uno spettacolo. Non ci sono colori, non c'è luce. Il buio è l'unica cosa che regna li dentro. E ieri sera ne è stata la dimostrazione.»

«E allora lasciami essere quello spiraglio di luce in grado di cambiare le cose.»

Dopo queste parole, capisco che tutte le cose dette da Johann erano false. Capisco che la persona che mi trovo davanti, in realtà è un ragazzo dal cuore d'oro. Un ragazzo che non sa ciò che nascondo, ma che è disposto a scoprirmi e sostenermi giorno per giorno. Mentre la sua mano mi accarezza in volto, appoggio la mia testa sul suo petto e lascio che le sue braccia mi avvolgano e mi tengano al caldo.

In tutta sincerità, avrei sperato non svegliarmi più. Avrei sperato finisse tutto li e si, non mi importa di ciò che avrei lasciato. Per una volta avrei pensato a me. Vigliacco? Certo. Egoista? Forse. Ma almeno avrei raggiunto la pace che non vedo da un bel po'.

«Però ti prego, parlami.» Sospiro e decido di assecondare la sua richiesta.

«Okay... ma prima ho bisogno di riprendermi un attimo e rimettere a posto tutto», dico, sentendo il forte bisogno di una doccia calda.

«Va bene. Vai pure in bagno, qui ci penso io», dice sorridendomi dolcemente. Gli sorrido, prendo un paio di asciugamani e mi chiudo in bagno, lasciando tutto quel disordine alle mie spalle.

Entro in doccia, apro l'acqua calda e lascio che scivoli via sul mio corpo e che porti con se tutti i residui di ieri sera. So il motivo principale per il quale l'ho fatto, però ripensandoci ora, mi sento peggio di prima. Non volevo gettare la spugna, avrei voluto solo un piccolo momento di distacco e di pace, e non so se arriverà mai.
Mentre l'acqua scivola sul mio corpo, cerco di mettere insieme ricordi, frasi a senso compiuto, che evidentemente mi serviranno per ciò che dovrò dire più tardi. Spero solo non punti il dito. Spero solo che lui sia in grado di capirmi davvero.

𝐋𝐞𝐭 𝐌𝐞 𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐞 𝐎𝐟 𝐘𝐨𝐮 // 𝑮𝒂𝒚 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora