Chapter 22

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Ma quanto sarebbe bello se noi riuscissimo a non sbagliare mai? Sarebbe bello riuscire a fare sempre le scelte giuste, dire sempre le parole giuste, insomma, non sbagiare. Però lo sbaglio ci rende umani, ci rende quello che siamo.

Non ho idea del perchè Ryan mi abbia chiesto di presentarmi a casa sua sta sera. Dopo l'ultima volta in ufficio, non l'ho più visto. Diciamo che ho passato la maggiorparte del tempo a cercare di concentrarmi sul lavoro senza pensare ad altre distrazioni. Sabato prossimo mi vedrò con Louis, mi ha scritto un messaggio dicendo di volermi parlare.

Ormai credo sia più che chiaro che la nostra storia sia arrivata al termine. Ho deciso di parlargli di persona del tradimento, e so che questo lo farà stare ancora più male. Ma ho capito che è meglio dirgli la verità e finirla qui, piuttosto che andare avanti mentendogli.
Fuori è buio e, nonostante il traffico, mi manca poco per raggiungere la casa di Ryan. Fortunatamente in macchina c'è il riscaldamento perché il freddo di metà dicembre sarebbe in grado di farmi congelare sul posto.

Parcheggio proprio sotto casa sua ed esco, correndo subito verso il portone. Trovandolo aperto, decido di entrare senza citofonare e raggiungo il suo appartamento senza problemi. Suono, aspettando una sua risposta.

«Avanti», entro e, il caldo che mi accoglie, mi permette di togliermi la giacca e posarla sull'appendino alla mia destra. Mi volto ma non lo trovo, fino a quando sento la sua voce richiamarmi da un lato della casa.

«Sono in cucina, vieni pure», mi avvio verso il lungo corridoio di questa casa fino ad arrivare in cucina, dove lo trovo intento a sistemare la spesa nel frigorifero.

«Hei...» dico, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni.

«Hei», si volta verso di me e mi saluta con un cenno della testa. Il suo sguardo cade distrattamente sul mio collo e sorride, felice di vedere la sua piccola opera ancora intatta dopo due giorni.
Si volta ancora e chiude il frigorifero. «Vuoi qualcosa da bere?», chiede e io nego, scuotendo la testa.

«Come mai hai voluto vedermi? Cosa c'è di così urgente?»

«Vedo che vai sempre dritto al punto», dice, sorridendo leggermente. Sembra nervoso, dato il suo continuo passarsi le dita tra i capelli e il suo non riuscire a stare fermo. Si sposta e mi fa cenno di seguirlo in salotto.

È quasi Natale e non c'è nemmeno l'ombra di qualche decorazione in questa casa. Rimango un po' perplesso, però è anche vero che abita da solo e magari gli viene malinconia festeggiare in solitudine.

«Non mi piace decorare la casa, se è questo che ti stai chiedendo.»

«L'avevo intuito», mi siedo sul divano e incrocio le braccia al petto, in attesa di sentire la motivazione per la quale sono stato chiamato qui.

«Come passavi il Natale a Edimburgo?» chiede con un finto sorriso e io non capisco il perché della sua domanda. Cerco di essere il più normale possibile e di trovare una risposta alla sua domanda, vagando nei ricordi.

«Beh... erano belli i Natali in famiglia», dico con un tono di malinconia. Lui è ancora in piedi pronto ad ascoltarmi, ma il suo sguardo indagatorio mi mette timore. «Mi ricordo quando mia mamma ci faceva sempre una delle sue torte deliziose, una di quelle ricoperte di glassa al cioccolato, una di quelle torte che mangeresti fino a stare male. Poi c'era anche mia sorella, i suoi regali mi lasciavano sempre a bocca aperta...»

𝐋𝐞𝐭 𝐌𝐞 𝐓𝐚𝐤𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐞 𝐎𝐟 𝐘𝐨𝐮 // 𝑮𝒂𝒚 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora