8. Un tipo strano

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"Sigmund Freud. Un nome che conosciamo tutti, ma sappiamo tutti anche che cosa significa?"

La classe di psicologia cominciava ad essere una delle poche cose che mi dava la voglia di alzarmi la mattina. Gli argomenti erano affascinanti e il tempo volava. Il professor Marsley posò rumorosamente le sue cose sulla cattedra dell'aula per richiamare l'attenzione di tutti.

La calma dopo la tempesta, sul serio. Ogni voce si zittì alla sua entrata.

"Freud è stato una delle figure più importanti nella storia della psicologia. Ma ci sono grandi teorie da lui sviluppate che a volte vengono sottovalutate. Me ne sapreste dire una?"

La ragazza alla mia sinistra, che non conoscevo, si girò e mi sussurrò di suggerirle la risposta. Scossi la testa infastidita e tornai a guardare davanti a me. Nessuno alzò la mano, cosa che fece spuntare un sorriso vittorioso sul viso del professore, consapevole che avesse ragione.

"Come pensavo. Be', ragazzi, oggi cambierò la vostra vita: una delle teorie sviluppate appunto da Freud è la teoria dell'invidia del pene"

La classe scoppiò in un mormorio generale tra risatine soffocate, commenti del tipo 'Mi sa che era gay' e roba simile. "Okay, okay, calmiamoci tutti", rise il signor Marsley, facendo segno ai suoi studenti di zittirsi. "L'invidia del pene sviluppata da Freud è un concetto psicoanalitico classico e riguarda lo sviluppo psicosessuale femminile e il senso di angoscia che sperimenterebbero le bambine quando notano di non possedere il pene. Freud considerava questa realizzazione un momento decisivo in una serie di transizioni verso una sessualità femminile matura e lo sviluppo di un'identità di genere. Ora, non starò qui a spiegarvi tutto nei dettagli, perché non sono argomenti che dobbiamo affrontare ora. Voglio solo farvi capire che il nome di una persona può ingannare solo perché è molto conosciuto e si da per scontato di conoscerlo. La maggior parte delle volte, come volevasi dimostrare, non è per niente così", spiegò.

Quella nuova informazione che avevo appena appreso mi lasciò parecchio perplessa. Non ne avevo mai sentito parlare e, si, aveva tutta l'aria di essere una cosa strana, ma non mi importava più di tanto.

Trascorsi il resto della lezione a prendere appunti e a distrarmi con le mille cose che diceva il professore, fino a quando . Raccolsi le mie cose e mi strinsi i libri al petto uscendo dall'aula tra ragazzi che correvano per la lezione successiva o che spintonavano per vedere la libertà.

Gwen era malata ed aveva deciso di saltare le lezioni per quel giorno. Era rimasta chiusa in camera tutta la mattina con l'influenza. Perciò quando finii tutte le mie lezioni di quella giornata era quasi ora di pranzo. Passai in mensa e chiesi gentilmente ad una delle donne di mettermi in un sacchetto due pranzi.

Pioveva, perciò mi misi a correre fino a che non entrai in dormitorio. Estrassi dalla tasca della mia giacca la mia copia delle chiavi della stanza e feci scattare la serratura, poi lanciai il giacchetto sulla sedia davanti alla mia scrivania e poggiai il sacchetto con il pranzo sul letto. Gwen era sdraiata sotto le coperte nel suo letto e aveva gli occhi chiusi. Appena mi sentì rientrare ne aprì svogliatamente uno e sospirò.

"Scusa. Non volevo svegliarti", sussurrai colpevolmente, attraversando la stanza in punta di piedi per non fare rumore e sedendomi in uno spazio piccolo del suo letto.

"Mmh, non fa niente. Non stavo comunque dormendo". Si indicò la testa e fece una smorfia. "Non smette di pulsare"

Soffocai una risata. "Non ero io la reduce dalla sbornia?", osservai con sarcasmo.

"E' il karma, maledizione, ne sono sicura"

Risi e mi alzai dal suo letto. Okay, le volevo bene. Ma... non avevamo bisogno di due invalide piuttosto che una. "Ti ho preso il pranzo", le dissi.

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora