4. Niente è ciò che sembra

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Tyler's pov

4 mesi prima

Tirai fuori il bigliettino da visita tutto stropicciato e lo stirai con le dita sospirando. Non ero affatto sicuro che fosse la scelta giusta, ma avevo almeno bisogno di provare. Non avevo altre scelte ed ogni giorno era peggio del precedente. Anche se non vivevo io la cosa in prima persona sentivo lo stesso che fosse così. Capii che vedere la persona che amiamo aver paura di se stessa era peggio di vederci se stessi.

Ero piuttosto nervoso. Uscii di casa dopo cena e arrivai con la macchina nel posto in cui avevamo stabilito. Avevo lasciato scegliere a lui. Forse pensavo che così sarebbe stato, in qualche contorto modo, più disposto ad aiutarmi.

Entrai nel pub di cui Martin aveva scritto l'indirizzo e mi sedei ad un tavolo. Non riuscivo a smettere di pensare. Non era tanto il fatto che Ele stesse male, ma che lei stessa non se ne rendesse conto.

O forse lo faceva, ma fingeva che non fosse nulla. Per quanto potessi starle vicino non potevo fare niente se doveva avere a che fare con se stessa.

E non riuscivo a smettere di chiedermi se fosse davvero colpa mia. Se fosse stata quella notte ad aver ribaltato tutto. Forse era per quello che stavo facendo tutto: perché mi sentivo in colpa e cercavo un modo disperato di riparare ad i miei errori.

Spesso sarei voluto scappare. Avere davanti agli occhi la prova di come il mio egoismo le aveva fatto male era insopportabile.

"Ti sei incantato, zuccherino?"

Quando alzai gli occhi mi ritrovai davanti la figura di Martin. Fuori l'orario di lavoro, nonostante l'avessi incontrato solo una volta, era completamente diverso. Indossava un lungo cappotto di pelliccia che gli arrivava fin sotto le ginocchia e delle scarpe così lucide che probabilmente avrebbe potuto usarle anche come specchio. Era buffo, perché in molti nel locale si erano girati a guardarlo ma lui, pur avendoci fatto caso, sembrava risplendere sotto quegli sguardi discriminatori che suscitava. Sorrideva agli occhi di chiunque incontrasse nel suo cammino.

Prese posto davanti a me e posò a terra una cosa che più simile ad una borsa sembrava. "Aspetti da molto?"

"No. Non si preoccupi", risposi, titubante.

"Puoi darmi del tu, tesoro. Non ho più l'aspetto dell'accattivante poliziotto, no?"

Strinsi i pugni e distolsi lo sguardo. Ero nervoso e la situazione non migliorava il mio umore. "E a lei dispiacerebbe chiamarmi per nome?", sibilai, sforzandomi di mantenermi calmo.

"Se preferisci va bene, Tony... Trevor... Scusa, com'è che ti chiami?", domandò con nonchalance.

"Tyler", dissi a denti stretti.

"Tyler, giusto! Perdonami... Ne conosco un bel po' di ragazzi ogni giorno", si giustificò, poi mi fece l'occhiolino.

Distolsi lo sguardo e presi respiri profondi. Non mi ero mai fermato a riflettere sul mio personale pensiero verso i gay, o qualunque cosa ne riguardasse, però se fossero stati davvero tutti così credo che non sarebbe stato tanto positivo.

"Non fa niente"

"Così, alla fine, mi hai chiamato. Ci avrei scommesso, sai? Sapevo che era solo questione di tempo", si vantò con un sorriso malizioso.

"Devo chiederti una cosa", dissi di getto, interrompendolo.

Martin si ritrasse leggermente, sorpreso e impressionato dalla mia franchezza allo stesso tempo. Spalancò gli occhi e piegò la testa di lato. "Che genere di cosa?", domandò. Mi sembrò di sentire timore nella sua voce, e la cosa aumentò l'ansia che avevo già. Non si trattava di curiosità, ma di vera e propria preoccupazione.

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora