31. Bagliore (Pt. 2)

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Con le parole di mia madre in giro per la mia mente ed il solito ronzio nel fondo della mia testa, mi cambiai velocemente. 

Levai il pigiama ed indossai una semplice tuta, coprendomi con una felpa e prendendo le chiavi di casa.

Scesi le scale e notai che mia madre era tornata di sopra, probabilmente già dormendo. Attenta a non fare rumore, aprii la porta di casa e uscii, cercando di non svegliare né lei né mia sorella. 

Continuai a ripetermi che avevo solo bisogno di schiarirmi le idee mentre mi immisi nel vialetto di casa mia, ed era vero. In parte, lo era. 

Ma c'era questa voce nella mia testa... Non smetteva di ripetermi che cosa dovevo fare. 

Quindi, invece di reprimerla e sperare che mi lasciasse in pace, la ascoltai. Camminai nelle strade buie di Denver per quelle che sembravano ore fino a che non mi trovai davanti davanti casa di Tyler. 

Sapevo sarei finita di nuovo lì, prima o poi. Era tutto ciò che era rimasto di lui a Denver. L'unica cosa rimasta in cui giacevano ricordi di noi due insieme prima di tutto quel casino. 

Ero stata lì solo una volta, prima di partire per Denver. Non ero entrata. Non ce l'avevo fatta.

Ma questa volta era tutto diverso, ancora una volta. Perciò tirai fuori dalla tasca della mia felpa le chiavi che Tyler mi aveva dato quando eravamo a Denver e, con mani tremanti, la inserii nella toppa. 

L'appartamento era completamente immerso nel buio. Posai la mano sulla parete alla mia destra, cercando l'interruttore, ma non funzionava. 

Ovviamente. Chissà quando era stata l'ultima volta che aveva pagato le bollette in quel posto. 

Mi chiusi la porta alle spalle e avanzai con le mani tese in avanti, attenta a non andare a sbattere da nessuna parte.  

Mentre mi maledii per non aver portato il telefono da usare come torcia, mi diressi in cucina. La casa era davvero piccola, perciò, anche nel buio, riuscii ad orientarmi. 

"Accidenti", dissi tra un colpo di tosse e l'altro, quando aprii la finestra e la polvere mi entrò nei polmoni. Tirai su le serrande e la luce dei lampioni sulla strada illuminò interamente la cucina. 

Diamine. Quel posto sembrava abbandonato da anni. La polvere ricopriva ogni superficie, dal tavolo al lavello. 

Feci il giro nella piccola cucina, passando delicatamente le dite sulla superficie del tavolo per spazzare via la polvere. 

Il mio sguardo si bloccò sui fornelli. Chiusi gli occhi, ricordando la prima mattina in cui mi svegliai in quella casa. Sapevo a malapena il suo nome, eppure il dormire a casa sua non mi aveva sconvolta quanto avrebbe in quel periodo della mia vita. 

Un minuscolo sorriso si fece largo sul mio viso mentre mi aggirai per il corridoio, in cerca della stanza a cui stavo cercando di non pensare da quando avevo messo piede lì dentro. 

Posai la mano sulla maniglia della camera di Tyler, prendendo un respiro profondo. Non appena spalancai la porta, la polvere mi invase le narici. 

Era tutto immerso nel buio. Esitai, sperando di essere in grado di rimanere lì dentro senza dovermi guardare intorno, ma in men che non si dica ero alla finestra. 

La luce dei lampioni invase il piccolo abitacolo e illuminò il letto completamente impolverato di Tyler. 

Cercai di non farmi sovrastare dai ricordi mentre mi incamminai verso di esso. 

Spazzai via la polvere dalle lenzuola e mi sedei cautamente, come per paura che potesse spezzarsi. 

Le mani in grembo, mi guardai intorno. La sua scrivania era completamente vuota, così come il suo comodino, e le pareti. Non sembrava la stessa stanza che ricordavo. 

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora