16. "Non posso"

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Okay, forse ero un po' delusa. 

Diedi un'altra occhiata all'orologio analogico accanto all'entrata del Passion e mi morsi il labbro per il nervoso. 

Erano già le undici e mezza. Avremmo chiuso in un altra mezz'ora e di Tyler ancora nessuna traccia. 

Non che sperassi che venisse o roba simile, ma... 

Probabilmente speravo che venisse. 

Ma il fatto che ancora non fosse entrato da quella dannata porta non riusciva a darmi pace, quella sera. 

Non volevo certo che venisse qui e si ubriacasse fino a dimenticarsi il suo nome, ma visto che ormai gli era rimasto solo da comprare l'abbonamento per la sua sedia davanti al bancone dietro il quale lavoravo, la speranza che anche quella sera si facesse vivo mi stava bruciando la pelle. 

Obbligai me stessa a non guardare l'orologio per quella che sembrò un'eternità. Quando gli diedi un'occhiata di nuovo erano solo passati due minuti dall'ultima volta. 

Mi trattenni dallo scagliare il bicchiere che avevo in mano contro il muro per la frustrazione. 

Maledizione. Scossi la testa e tornai a cercare di distrarmi. Riempii il bicchiere di vodka all'unico cliente rimasto. Toglitelo dalla testa. Non verrà. 

Celia si avvicinò, la massa di capelli ricci e scuri a coprirgli il viso. Pulendosi le mani sul grembiule, mi lanciò un'occhiata divertita. "Aspetti qualcuno?", domandò, un sorriso malizioso sul volto. 

Inarcai le sopracciglia e le diedi una gomitata leggera. "Smettila!"

"E' il biondino dell'altra volta? Andiamo, era una favola!", strepitò entusiasta. 

Feci una smorfia ripensando a Paul e quello che mi aveva detto quel pomeriggio. Scossi la testa per togliermelo dalla testa e scoccai un sorriso stralunato agli occhi scuri di Celia. "No, lui non c'entra niente", mormorai tra me e me. 

Vidi Shery avvicinarsi e dare una pacca leggera sul fondo schiena di Celia. Lei si alzò di scatto e finse un'espressione offesa. "A lavoro, voi due. Non vi pago per chiacchierare"

Ridacchiai e tornai ai miei noiosissimi bicchieri. Quando anche gli ultimi clienti se ne andarono, mi tolsi il grembiule e diedi una mano a Shery e Celia con le ultime cose. 

Indossai il mio cappotto, guanti, sciarpa e cappello e presi un respiro profondo prima di uscire. Se c'era una cosa che non avevo considerato affondo prima di imbattermi nella mia splendida avventura universitaria a New York era che faceva maledettamente freddo. Denver in confronto sembrava Miami. 

Chiusi la porta alle mie spalle e sbattei gli occhi non appena l'aria gelida mi colpì il viso. 

"Buh!", sentii una voce esclamare prima che potessi girarmi. 

Trasalii e mi girai verso la direzione da cui la voce familiare proveniva, per trovarmi davanti Tyler appoggiato al muro del Passion, le mani nelle tasche e l'espressione divertita. 

"Che diavolo ti è saltato in mente? Sarei potuta morire di crepacuore!", gridai portandomi una mano sul cuore. 

"Per quest'espressione ne sarebbe valsa la pena", replicò ridendo, guardandomi attentamente e scrutando la mia sciarpa con i cuoricini con un'espressione a metà tra il divertito e l'interdetto. 

Gli scoccai un'occhiata infastidita, anche se il vederlo lì mi aveva fatta sentire al limite di una felicità che non ero più abituata a provare. "Cosa c'è? Ho freddo", mi difesi, accarezzando goffamente la lana della mia sciarpa. 

Non mi toccare 3 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora